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Le Freak? C’est Nostalchic

Di Giacomo Pisano
17/06/2020
in Interviste, Moda
Tempo di lettura: 6 minuti

di Giacomo Pisano

Da anni una fetta del mercato della moda è rivolta agli appassionati di abiti d’epoca originali o di capi ispirati al fascino di tempi lontani. Rivenditori specializzati, fiere a tema, mercati e negozi con uno sguardo privilegiato al passato che fatturano cifre da capogiro tanto da influenzare costantemente anche la moda mainstream e le passerelle. Un trend in costante salita che ha portato alla riscoperta di tessuti antichi, fantasie desuete e accessori che conferiscano un’allure particolare. Non parliamo di costumi o rivisitazioni bensì di una personalizzazione di elementi delle mode trascorse per ricreare uno stile che risponda anche ai dettami della contemporaneità. Accostamenti cromatici, dettagli, e non ultimo tagli e confezioni, ovviamente, che richiamano un’eleganza antica da mescolare con elementi più attuali, urbani e street. Principe di Galles e pvc, stampe con teschi e lurex, tartan tonalità pastello e stoffe dai motivi inusuali si incontrano nei lavori sartoriali di tre brand cagliaritani: Taylor’s Touch, Skullture, Valdisandmapy. Accanto al loro lavoro come stiliste c’è anche una dj che da anni porta avanti un discorso legato al vintage sia nell’outfit che nella musica: Nostalchic (qui tutte le interviste).

Nostal chic: “E’ molto difficile raccontarsi. Nostal chic è il nome d’arte che ho scelto di utilizzare nel 2008 quando insieme ad altre due ragazze decidemmo di formare un trio di djs tutto al femminile, le Music Is My Boyfriend. Sentivo che era un nome che avrebbe rappresentato /racchiuso ciò che avrei portato in consolle, ovvero il mio amore per la musica retrò e per la femminilità raffinata e romantica”.

Raccontaci il tuo background.

Nasco in un paesino della provincia di Cagliari nel 1982. Se analizzo la mia vita comprendo che ogni aspetto, probabilmente anche quello meno apparentemente vicino a ciò che realizzo, come i miei studi psicoanalitici, hanno ispirato e sono stati essi stessi influenzati da questa curiosità, inclinazione, sentimento verso la cultura e l’arte visiva del femminile. Come in ogni processo di ricerca artistica ho attraversato diverse fasi, da quella androgina alla Diane Keaton in cui usavo spessissimo la cravatta e i pantaloni maschili, a quella più dark, fatta di gonne ottocentesche e camicie in pizzo nere. Se ci ripenso attentamente si è manifestato tutto sin dall’infanzia, anche grazie all’influenza della mia famiglia, in particolare delle zie materne che, essendo esse stesse amanti dell’abbigliamento vintage, mi hanno consentito di avvicinarmi alla passione per gli abiti antichi. Non ero molto consapevole di ciò che ero, lo vivevo spontaneamente, per me era naturale ispirarmi al cinema e alla tv per scoprire il modo in cui vestirmi, truccarmi e acconciarmi. Vivendo in provincia non era facile trovare quello che desideravo, quando potevo andare in città cercavo di recuperare gli abiti nei negozi dell’usato e quando non ci riuscivo li facevo realizzare dalla sarta o da mia madre. Il tutto molto moderatamente, non ero e non sono una consumatrice di abiti, come per altri aspetti, mi innamoro di poche perché di poche ne sento l’appartenenza. L’abbigliamento, unitamente al cinema, alla musica, e al ballo, era uno dei miei tanti interessi, insieme a ciò che forse è a me più caro, ovvero quello per l’editoria di moda. Già dagli 11 anni ero un’appassionata di riviste femminili, i servizi pubblicati mi rapivano, ed è per questo che tra i 14 e i 19 anni mi sono dedicata alla fotografia di moda. Realizzavo con il solo fine di divertirmi degli shooting fotografici, sequestravo le mie amiche, sceglievo i decenni a cui ispirarmi e gli abiti che avrebbero indossato. Ho potuto riprendere quest’amore anni dopo, quando divenne più facile poter avere un proprio spazio web, sia con la cura di due blog di moda (dal 2007 al 2009 all’interno della piattaforma Sytle.it, e tra il 2009-2014 The Sardorialist all’interno della piattaforma blogspot) che con le videoselezioni di moda e costume durante djset. Raccontavo le mie preferenze, mi occupavo della street style e della ricerca di nuovi stili e stilisti.

Quali sono state le tue influenze culturali (musica, arte, letteratura, cinema, moda)?

In tutte le mie influenze le fonti più ricercate si intrecciano a quelle più popolari, dove forse è più stimolante scorgorgere un pò di poesia. Il mondo Queer e le sue icone femminili, da Raffaella Carrà, a Loredana Bertè, Mina, alle soubrette di Varietà anni 80s. Musica: Adoro la Radio! Sade, Kate Bush. Musica francese: Serge Gainsbourg; Francoise Hardy. Cantautori: Paolo Conte, Luca Carboni, Luigi Tenco; Lucio Dalla. Post Punk: The Cure,The Clash, CCCP, The Smiths, Joy Division, Roxy Music, Style Council..il Jazz dei primi del ‘900, Disco Music. Moda: Tre decenni: 50s, 60s, e 80s; la linea anni ‘80/90 di Karl Lagerfeld per Coco Chanel, Valentino, Miu Miu, Chloe Scevigny, Alexa Chung, Emanuel Ungaro, Batshevadress, Vivetta; Memphis Style; Vogue Paris, Tutte le Riviste moda e cucito del mondo; Postal Market; Peter Lindbergh, e potrei non finire mai… Telenovelas anni ‘80; TV 80s; MTv. Cinema: Tutto il cinema francese: Rohmer, Godard, Truffaut, etc etc.. Diane Keaton, Catherine Spaak, Jane Birkin e sua figlia Charlotte Gainsbourg, Jane Fonda, Jean Luise Trintignat, Anna Karina, Luca Marinelli, Woody Allen, Moretti, Scola. Arte. Amo tantissimo l’illustrazione e i figurini di moda, la Poesia; e i libri sulla storia della moda e degli stilisti.

Vintage e neovintage fanno parte integrante di Nostal chic perchè la musica che proponi e il tuo stile sono coerenti e allineati. Ci parli di questa tua passione?

Come ho già accennato durante l’adolescenza mi era capitato di far realizzare sartorialmente qualche capo, ma non avevo mai abbracciato l’idea di farlo io. Nel 2012 durante un viaggio a Roma, mi resi conto che il buon Vintage, quello autentico dei mercatini delle pulci, stava iniziando a scarseggiare e così decisi di provare a ricrearlo. Mi iscrissi in una scuola di sartoria dove compresi che il mondo che stavo conoscendo aveva una sua sacralità, che si realizzava non solo con la scelta di un determinato codice estetico ma soprattutto con la la perfezione della realizzazione manuale e la cura del dettaglio riportato nel capo. Me ne innamorai, e iniziai a creare prevalentemente abiti per gli eventi a cui partecipavo come dj e, poiché collaboravo con varie boutique per sfilate ed eventi di moda, la passione per il cucito inziò a prendere sempre più rilevanza. Il mio immaginario, molto al Bon Ton Petite, negli ultimi anni mi ha portato a realizzare anche degli outifit per la coppia madre e bimba.

Secondo te con quale spirito bisogna indossare abiti vintage o neo vintage?

Con sacralità! Per me è come se avessi tra le mani un’opera d’arte, un dipinto o una scultura. Direi con la consapevolezza che si possiede qualcosa di veramente prezioso, che ha oltrepassato il tempo ed è espressione di un immaginario lontano. In merito all’estetica non ho delle regole precise, non amo le caricature e apprezzo tutto ciò che è espressione di sè, anche se fino a quel momento non lo ritenevo di mio gusto. Anzi, forse soprattutto se non lo ritengo tale, in quanto questo mi porta ad uno sforzo, quello di comprendere il linguaggio estetico altrui, e ciò mi piace, perché è come se arricchisse anche il mio. Mi incuriosisce sempre tanto osservare lo stile altrui e il modo in cui gli altri lo sentono.

Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Un progetto fotografico sui servizi di moda del‘900 e una mini collection di capi Petite.

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