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La via sarda della New Wave. Nei cinema di Cagliari e Sassari ‘The Missing Boys’, il docufilm di Davide Catinari sulla scena alternativa dei primi anni Ottanta

Di Maurizio Pretta
02/11/2024
in Musica e spettacolo
Tempo di lettura: 4 minuti
La via sarda della New Wave. Nei cinema di Cagliari e Sassari ‘The Missing Boys’, il docufilm di Davide Catinari sulla scena alternativa dei primi anni Ottanta

Davide Catinari, storico frontman dei Dorian Gray e infaticabile organizzatore di eventi con la Vox Day, per la prima volta si cimenta nella regia cinematografica e lo fa con un film, del quale è autore di testi e sceneggiatura, dedicato all’epopea della New Wave, ovvero della variegata vulgata musicale e artistica che dalla rivoluzione del punk aveva appreso il gusto per la provocazione e la sfrontatezza. ‘The Missing Boys’ racconta, attraverso le voci dei protagonisti, di come quel vasto movimento culturale arrivò e si sviluppò in Sardegna destando dal torpore la sonnolenta provincia isolana e gettò le basi per altre importanti svolte stilistiche. Il film, che ha già fatto incetta di premi in giro per il mondo, verrà proiettato a Cagliari domenica 3 novembre alle 21 al Cinema Spazio Odiessea e venerdì 8 alle 21 a Sassari al Cinema Cityplex Moderno.

L’esigenza era quella di raccontare la genesi e l’affermazione di una pagina di storia musicale troppo spesso dimenticata. Il regista, che quella stagione visse in prima persona, avvalendosi della collaborazione dell’attore cagliaritano Salvatore Ferrara ha dato voce ai “ragazzi” della sua generazione, cristallizzandoli in un decennio che va dal 1979 al 1989 e attingendo ai loro ricordi per descrivere la vitalità e il fermento che la New Wave aveva portato anche nelle più remote province. Tutto partì da Bologna, la prima città a recepire lo scossone generato dal punk con gruppi come Skiantos, Windopen, Confusional Quartet e Gaznevada, passando poi per la Pordenone del “The Great Complotto” e infine per Firenze che delle tinte scure della new wave fu in qualche modo la culla, con la stagione primordiale di Litfiba, Diaframma, Neon, Pankow e Moda. Quanto accadeva a Londra e Berlino contaminò così il resto dello stivale: a Monza con gli Underground Life, nella riviera adriatica con i Violet Eyes, per raggiungere anche le isole con l’intensa stagione musicale della Catania dei Denovo e appunto la Sardegna.

Davide Catinari alla conferenza stampa di presentazione del film alla Fondazione di Sardegna a Cagliari

“Qui, racconta Davide Catinari, suonavano solo i musicisti veramente bravi, la scena era dominata dal jazz, dal rock progressivo e da band adatte per la festa patronale nelle piazze dei paesi. Non era facile accedere alla musica, alla Casa del Disco all’inizio magari trovavi Devo, Talking Heads, Sex Pistols, qualche disco dei Clash e poco altro, poi qualcosa cominciò a cambiare anche a Cagliari”.

Così, un ristretto gruppo di ragazzi ebbe modo di conoscere Joy Division, Bauhaus, Killing Joke, Cure ecc. e contemporaneamente di appassionarsi a tutto quello che sapeva di oscuro e crepuscolare. “Leggevamo – continua Catinari – Baudelaire, Mishima e le poesie di Dino Campana, ci piaceva il cinema tedesco e nella musica quello che invitava più all’ascolto che al ballo, nulla di allegro o solare”.

L’ “onda nera”, per dirla con Giacomo Pisano che al tema ha dedicato un libro pubblicato nel 2022 da Milieu, attraversò l’isola da nord a sud e arrivarono così le prime band dai nomi quasi impronunciabili, dai Crêpesuzette dove militava il regista, a Physique du role, Démodé, Polarphoto, Ici on va faire, Weltanschauung e successivamente Agorà, Rosadelleceneri e altri ancora che sono finiti sul disco “The Missing Boys – A Selection of Sardinian Wave 1980-1989 ‘, che non è altro che la colonna sonora del film.

“Avevamo la sfrontatezza e l’arroganza della gioventù per proporci sul palco, nonostante le tante difficoltà per trovare spazi per provare. Vestivamo di nero, indossavamo mantelli e trucco pesante, apparivamo grotteschi e non ci interessava cercare il consenso, volevamo stupire, provocare, cercare la reazione, eravamo degli outsiders, il fiore spontaneo cresciuto sull’asfalto”. La New Wave non era un genere musicale, era un linguaggio che ci stimolava al confronto con le realtà del resto dell’isola”. Un poco come raccontava Francesco Abate, uno dei protagonisti del docu-film, a Giacomo Casti in ‘Sardi, italiani? Europei’ ( Eltemi 2018): “Allora non c’era o non percepivo una differenza tra cagliaritani da una parte e nuoresi, o che so io, dall’altra”. C’è tutto questo nel film di Davide Catinari che è un perfetto diario generazionale, “una testimonianza viva e reale della vitalità della provincia italiana, tra affinità e divergenze generate da un diffuso desiderio di cambiamento, un sentire comune che prescinde dai luoghi di provenienza, un sentiero invisibile tra musica, luoghi, emozioni e sogni”.

Il giornalista e scrittore Francesco Abate in una scena del film

La narrazione è quindi affidata a quei “missing boys” ragazzi di una volta, da Bruno Casini, primo manager dei Litfiba e protagonista dalle mille anime della scena musicale e culturale fiorentina, al compianto Gavinuccio Canu, dal saggista e critico musicale Pierfrancesco Pacoda a Carlo Casale, Luca Frazzi, Gianlorenzo Giovannozzi, Corrado Altieri, Massimo Antonucci, Roberto Belli, Giuseppe Cappio, Francesco Casu, Maurizio Corda, Daniela Cossiga, Stefano Cossiga, Domenico Canu, Pino Dolciotti, Franco Frau, Roberto Musanti e Fabrizio Rizzu.

Un importante documento quello di Catinari, apprezzato e premiato anche all’estero al Cannes Indipendent Shorts 2024 Best Documentary Short, al New York Indipendent Cinema Awards 2024 e al Best Documentary Feature Scandinavian International Film Awards 2023, dove emergono splendori e miserie di una generazione che forse si, è rimasta intrappolata fra le trame del suo nichilismo e in parte si trovò realmente smarrita davanti al dilagare dell’eroina, ma che gettò anche le basi per nuove avventure artistiche, adottando soluzioni punk per sopravvivere fino a oggi, dove può ancora raccontarsi senza nostalgia ma con la consapevolezza di aver creato qualcosa di veramente importante e di autenticamente alternativo.

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