La poesia genera bellezza, anche quando è dolorosa, se è sincera. E di bellezza bisogna circondarsi per non cedere alle miserie del quotidiano, ai compromessi svilenti, all’inaridirsi del nostro cuore.
Alla poesia è dedicato uno degli appuntamenti del festival “Schegge di utopia”, in programma fino al 3 maggio a San Sperate nello spazio di Antas Teatro. “Lorcamente” è lo spettacolo che Nino Landis, Giacomo Casti, Eleonora Olianas, Valentina Pilia, Carlo Plumitallo e Andrea Schirru hanno dedicato sabato 15 e domenica 16 febbraio alla memoria di uno dei più grandi poeti e drammaturghi del secolo scorso, la cui eco ancora oggi si fa sentire nel mondo della letteratura, del teatro, del cinema e della musica: Federico Garcia Lorca.
Più di altri scrittori Garcia Lorca è una di quelle figure che, a vario titolo, racchiudono il senso del suo tempo, un Novecento inquieto, pieno di slanci e fermenti ma contemporaneamente segnato da una cruda repressione del pensiero libero con l’avvento dei fascismi. Lorca è una delle vittime del regime spagnolo che iniziò la sua ascesa proprio dalla terra natale del poeta, l’Andalusia, per poi espandersi in tutta la penisola iberica mettendo sotto scacco la popolazione, costringendola a trucidare i propri fratelli in nome di un nazionalismo bieco e senza futuro, come ogni nazionalismo d’altronde.
Qualche mese prima di essere barbaramente ucciso, senza neanche una sepoltura ma, come tanti, vittima senza nome assassinata nelle campagne di Viznar, dichiarò ad un giornale: “Sono spagnolo fino al midollo, non potrei vivere altrove se non qui, ma un cinese buono mi è più vicino di uno spagnolo malvagio, io sono prima di ogni altra cosa, fratello di tutti, per questo non credo nelle frontiere politiche”. Dichiarazioni come questa, nonostante la fama e l’affetto che la sua terra gli tributò non gli valsero né la salvezza né un trattamento di riguardo e ancora oggi in tanti vanno alla ricerca della sua tomba.

Nella rappresentazione ospitata da Antas Teatro la sua memoria non poteva trovare dimora migliore: l’attore e poeta Nino Landis recita in lingua originale, alle sue spalle scorre la traduzione a video, perché come ci ricorda, abbeverarsi dalla fonte primaria estingue meglio la sete rispetto alle tante, seppur valide traduzioni. Lorca gli appartiene, lo sente e lo trasmette con autenticità e un senso di affettuosa amicizia, e con lui viaggiano in carovana il narratore Giacomo Casti, che ripercorre la storia, ci indica il contesto, ci stuzzica alla riflessione; il compositore Andrea Schirru, talento musicale, che propone i suoni di quella cultura gitana, del flamenco e del sangue spagnolo che trova il suo apice nelle esibizioni della ballerina Valentina Pilia, incantevole interprete della passione spagnola. Carlo Plumitallo tiene il ritmo di questo viaggio con le sue percussioni, inserendosi nel tessuto musicale tenuto insieme dalla voce suadente e profonda della cantante Eleonora Olianas.
Più che meritati gli appalusi per questo omaggio sentito, vissuto e interpretato a una delle voci di un secolo pieno di ombre, a uno dei cantori della vita nella sua interezza, nel lutto e nell’amore.
(le foto sono di Lieven Loots)
Il festival prosegue con altri tre appuntamenti: Il 1 marzo con il reading concerto “E cantava le canzoni. Rino Gaetano e gli Anni 70”, con Giacomo Casti, Alessia Farci e Matteo Sau; il 21 marzo, per la “Giornata Mondiale della Poesia”, ci sarà un incontro poetico informale coordinato da Raimonda Mercurio, protagonista il successivo 29 marzo, di “Àura. Atti poetici in luogo pubblico”. Il 12 aprile va in scena l’ultima produzione di Antas Teatro, “Devo rifare il tetto”, monologo teatrale musicale di e con Francesco Medda Arrogalla che debutta nelle vesti di attore con la regia di Elio Turno Arthemalle. Il 3 maggio si conclude la rassegna con il concerto della storica band punk campidanese degli A Fora de Arrastu.