Come si può raccontare ai più piccoli una realtà complessa, geopoliticamente intricata e difficile da decostruire come quella migratoria? È questo il quesito al centro di ‘Figli del Sole e della Luna’, l’incontro della diciottesima edizione del Festival Tuttestorie dedicato alle storie di famiglie migranti, presentato dal giornalista e insegnante Luca Foschi lo scorso sabato nella Sala Zizù all’Exma di Cagliari. Per l’occasione, la giornalista Annalisa Camilli, autrice di reportage e inchieste, ospite insieme al giornalista Fabrizio Gatti (autore di ‘Nato sul confine’), ha parlato di ‘L’ultimo Bisonte’, il suo primo libro per ragazzi pubblicato quest’anno da La Nuova Frontiera.
Rifugiati in fuga nella gelida frontiera polacca
Siamo al confine tra Polonia e Bielorussia nella gelida foresta di Białowieża dove, a partire da novembre del 2021, la situazione è particolarmente tesa: migliaia di profughi provenienti da Iraq e Siria, perlopiù famiglie con bambini piccoli, hanno provato ad attraversare la frontiera, spinti dalle autorità bielorusse che in quel momento volevano fare pressione sulla Polonia e sull’Unione Europea. Una vera e propria “guerra ibrida” le cui munizioni non sono altro che gli esseri umani lanciati e spinti verso il confine. In questo contesto si consuma l’odissea dei nostri protagonisti: Ishmail e Anin, insieme ai figli Benin, Zehra, Malek e al quarto figlio in arrivo , partono verso l’Europa in cerca di un futuro migliore, lasciando la loro casa, il loro cane e i nonni. Tutto ha inizio con un viaggio in aereo dal prezzo esorbitante ma apparentemente sicuro e legale, un vero e proprio tranello: infatti, una volta arrivata in Polonia, la famiglia si ritrova bloccata nell’immensa e fredda foresta a combattere il freddo e la fame e a nascondersi dai soldati. In questo tragico contesto, tra la vita e la morte, l’unica consolazione sono le storie del papà sui bisonti che popolano ancora la fitta foresta.
“All’epoca mi trovavo in Polonia per un reportage della redazione del settimanale Internazionale – ricorda Annalisa Camilli – Sono entrata nella zona rossa, in cui era quasi impossibile accedere, e ho seguito i volontari che pattugliavano la zona per aiutare i migranti. Quella foresta aveva richiamato qualcosa della me bambina, sembrava così meravigliosa e spaventosa allo stesso tempo: c’erano alberi altissimi ed era pieno di animali tra cui, appunto, i bisonti di cui parlo nel libro. Inoltre, mi colpiva il fatto che quell’ultimo lembo della foresta vergine fosse scampata a diversi tentativi di distruzione da parte dell’uomo anche se in quel momento si voleva costruire un muro. Proprio in questo posto quasi fiabesco ho incontrato la famiglia di cui parlo nel libro. Ascoltando la loro storia mi sono chiesta che cosa avrebbero ricordato i bambini di questo viaggio pericoloso.”
Al suo ritorno, la giornalista ha scritto un breve racconto, trasformato anche in uno spettacolo andato in scena a Roma per iniziativa di Internazionale. “Ma, – spiega Camilli – “ sentivo la necessità di creare una storia più lunga e articolata, raccontata con lo sguardo di quei bambini che avevo incontrato e che potevano raccontarsi ai bambini e alle bambine dall’altra parte della frontiera attraverso la mia storia.”
Oltre i confini e gli stereotipi
La vicenda di Ishmail, Anin e i loro figli parla di frontiere attraversate: una storia raccontata tantissime volte dai mezzi di informazione attraverso i discorsi dei politici, pieni zeppi di stereotipi da cui spesso siamo assuefatti e che fomentano l’inferiorizzazione del migrante, dipinti come una minaccia costante o come eccessivamente vulnerabili. “Questa storia, al contrario,– spiega Camilli –si concentra su come rompere questi stereotipi e su come riportare fuori l’unicità delle storie, facendo luce su eventi spesso avvolti da una coltre di indifferenza”. Da qui la scelta di adottare uno sguardo universalistico e puerile per raccontare una storia che ha come protagonisti persone comuni che potrebbero essere i nostri vicini di casa o noi da bambini. Persone che, come noi, mostrano un attaccamento morboso e quasi insensato ai pochi oggetti che riescono a portare unito a un profondo affetto per le storie, l’unico modo per sentirsi a casa quando si è lontani dal proprio paese. “Questi elementi – commenta Camilli – restituiscono il senso di come nelle diverse culture l’esperienza del viaggio sia un esilio che tutti affrontiamo con paure, speranze ed emozioni comuni.”
La forza della scrittura: ‘L’ultimo bisonte’ e la ricostruzione della fiducia nella narrazione
‘L’ultimo bisonte’ dimostra il grande potere della scrittura, capace di ricostruire un rapporto di fiducia tra chi legge e chi scrive, ormai necessario in un sistema dominato dalla semplificazione, rappresentata da immagini sensazionaliste spesso fonte di disinformazione. Uno strumento davvero prezioso che consente di restituire la complessità del panorama attuale, aiutando ragazzi e ragazze a stare dietro queste storie in modo più consapevole.
(Foto dalla pagina Facebook ‘Festival Tuttestorie della Letteratura per ragazzi’)