“L’Italia dovrebbe essere il premio per essere venuti a questo mondo. Una divinità che sia davvero incaricata di distribuire la giustizia, e non gli affanni, esperta d’arte, dovrebbe mormorare a ciascuno di noi, almeno una volta nella vita: ‘Sei nato? Allora vai in Italia’. Proprio come chi se ne va alla Mecca, o in altri luoghi meno contestati, per garantirsi la salvezza dell’anima”.
José Saramago, scrittore portoghese e Premio Nobel per la letteratura scomparso il 18 giugno di 12 anni fa, aveva un rapporto privilegiato con l’Italia: visitò il Paese per la prima volta nel 1970 e da allora tornava spesso; amava visitare e conoscere città e monumenti, ma ancora di più amava incontrare gli studenti e le studentesse delle Università italiane e degli spazi culturali dove era spesso invitato come ospite. Oggi quel patrimonio di conferenze è raccolto in un nuovo volume che la casa editrice romana La Nuova Frontiera ha portato in libreria in occasione del centenario della nascita di Saramago: “Lezioni italiane” (156 pagine, 16,90 euro), raccoglie nove discorsi che lo scrittore pronunciò tra il 1990 e il 2003 nelle Università di Torino, Milano, Tuscia, Siena e Roma e in occasione di convegni e festival di letteratura, musica e cultura.
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Il libro è stato presentato l’11 dicembre scorso a Roma nell’ultima giornata del festival dell’editoria Più Libri più Liberi: alla serata, accanto allo scrittore Paolo Di Paolo e a Giorgio De Marchis, docente di letteratura portoghese all’Università di Roma 3, era presente anche la giornalista spagnola Pilar Del Rio, che Saramago sposò nel 1988 e che da anni porta avanti le attività della Fondazione Saramago che ha sede a Lisbona.
“C’era in José Saramago una gratitudine nei confronti dell’Italia che veniva da lontano, da quando aveva conosciuto la bellezza percorrendo il Paese come si percorre un corpo che si aspetta e si ama”, queste le parole di Pilar Del Rio riportate nella prefazione delle Lezioni italiane; e “L’Italia, a sua volta, ha ricambiato questo affetto con traduzioni, premi e riconoscimenti, festival culturali ispirati a personaggi delle sue opere”, sottolinea il curatore del volume Giorgio De Marchis. Esiste anche una produzione operistica ispirata alle storie di Saramago firmata dal compositore Azio Corghi che dal “Memoriale del convento” trasse “Blimunda”.
Le “Lezioni italiane” sono documenti preziosissimi per conoscere il punto di vista di Saramago scrittore ma anche le sue riflessioni su arte, letteratura, cultura e storia; ci sono tanti riferimenti all’origine dei suoi libri, alle storie che hanno ispirato i suoi romanzi più celebri, a quelli più discussi come “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” (“è il motivo per cui ho spostato la mia residenza da Lisbona a Lanzarote, in Spagna”, dirà nella celebre conferenza che tenne nel maggio 1997 all’Università di Torino). Immancabili i riferimenti all’infanzia, alle figure familiari a lui tanto care, al paese e alla campagna che impressero una forte influenza nella sua scrittura. Il volume ci mostra non solo lo scrittore Premio Nobel, ma l’intellettuale che amava profondamente l’umanità, attento e sensibile alle debolezze così come alla grandiosità dell’essere umano.
“Non ci sono eroi nei miei romanzi, solo gente normale, che vive vite normali. Rifletto e scrivo di persone comuni perché questa è la gente che conosco”