Rivedere assieme Antony Hopkins e Jodie Foster, anche se solo in video chat (‘Actors on Actors @home’), regala un mix di emozioni che alternano tenerezza, malinconia e profonda ammirazione. Il tempo è trascorso per tutti, ma ti accorgi dal loro sguardo che è ancora vivo lo spirito che abbiamo conosciuto tanti anni fa, quello che gli ha dato una seconda vita.
Sono trascorsi ormai trent’anni da quando una giovane agente dell’FBI, Clarice Starling (Jodie Foster – 1962), ha affrontato il disturbato e feroce assassino Buffalo Bill (Ted Levine – 1957) grazie all’aiuto del più famoso serial killer della storia del cinema, Dr. Hannibal Lecter (Antony Hopkins – 1937). ‘Il silenzio degli innocenti’, capolavoro dell’ormai scomparso regista Jonathan Demme, vincitore di cinque premi Oscar e di una sfilza infinita di altri prestigiosi premi (Golden Globe, British Academy, Orso D’argento e tanti altri) è rimasto impresso in modo indelebile nella memoria di tutti noi.
Secondo titolo tratto dal romanzo omonimo di Thomas Harris, considerato uno dei migliori cento film degli ultimi cento anni, ha riabilitato la figura del killer psicopatico, non più solo crudele e violento ma intelligente e controllato, elegante e spietato. Hannibal the Cannibal non ha bisogno di nascondere il proprio volto per incutere terrore. Vi sembra possibile che per il ruolo venne scelto prima Gene Hackman e poi Sean Connery? Non credo che il personaggio del Dr Lecter occuperebbe ora il primo posto nella lista dei cinquanta migliori cattivi (villains) degli ultimi cento anni.
Si allunga la lista delle prime scelte per quanto riguarda il ruolo di Clarice; Michelle Pfeiffer rifiutò la parte perché gli argomenti trattati nel film la rendevano nervosa; Meg Ryan, quasi offesa, perché reputava raccapricciante la materia affrontata e Laura Dern perché considerata all’epoca ancora poco famosa dai produttori. Jodie Foster, fresca dell’Oscar per “Sotto Accusa”, anelava per la parte che si rivelò poi il personaggio più importante della sua carriera.
Fondamentale è il ruolo della regia che attraverso atmosfere cupe e scenari spietati ci colloca, con l’ausilio di lunghi primi piani, nella stessa prospettiva dell’assassino costringendoci ad osservarlo, a capirlo, mostrandoci come il male vive dentro le persone.
Cucita su misura come un abito sartoriale, la colonna sonora di Howard Shore ci avvolge e ci accompagna durante l’evoluzione degli eventi, amplificando le sensazioni che già la fotografia è in grado di darci. È impossibile non pensare alla giovane Catherine Martin (Broke Smith – 1967) che canta a squarciagola le note ribelli di ‘American Girl’ (Tom Petty & The Heartbreakers) quando è ancora un bersaglio inconsapevole.
Il malinconico pezzo ‘Goodbye Horses’ (Q Lazzarus) mi riporta costantemente all’interno del pozzo, faccia a faccia con la vittima, sporca di fango e denutrita, che cerca disperatamente di catturare il barboncino Precious al fine di utilizzarlo come moneta di scambio; poco lontano, la bestia tormentata cucisce lembi di pelle umana da indossare, convinto di poter cancellare l’odio verso il proprio aspetto.
Il film incassò 273 milioni di dollari a fronte di un budget di 19 milioni. In seguito sono stati girati un sequel (‘Hannibal’, 2001) e due prequel (‘Red Dragon’, 2002 e ‘Hannibal Lecter, le origini del male’, 2007).
Le curiosità
Antony Hopkins improvvisò diverse volte durante le riprese. Una in particolare è quando emette quel suono con la bocca mentre racconta di aver mangiato il fegato di un agente che voleva interrogarlo per un censimento. La reazione che suscita nella Foster è puramente spontanea.
Thomas Harris dichiara di non aver mai visto il film per paura di perdere il legame con il suo Hannibal Lecter e di non riuscire più a scrivere di lui.
Demme dichiarò in un’intervista che non considerò la Foster come prima scelta in quanto, pur avendola vista più volte recitare, ne era rimasto sempre indifferente. Dopo le riprese si innamorò follemente di lei e battezzò la società di produzione ‘Strong Heart Productions’ ispirandosi al forte carattere di Clarice.
La casa di produzione Orion Picture era in bancarotta e non poteva permettersi l’affitto dei cinema a Hollywood. Per dare ai giurati la possibilità di vedere il film, durante la premiazione degli Oscar, distribuì a ciascuno una copia in videocassetta.
Hopkins vinse l’oscar come miglior attore per soli 24 minuti e 52 secondi di recitazione. Prima e durante le riprese i due protagonisti erano impauriti l’uno dell’altro. Hopkins, memore del talento della Foster, temeva di non essere all’altezza; Dal canto suo la Foster era terrorizzata durante il primo incontro con il Dr. Lecter.