Sardegna e Giappone hanno più di una caratteristica in comune: sono isole, hanno una storia antichissima, tradizioni a cui sono molto affezionati, un amore smisurato per l’eccellenza. La nuova collezione del designer cagliaritano Filippo Grandulli unisce questi ed altri punti di contatto, creando un ponte invisibile fra le due realtà, raccontandoci una storia di dettagli e suggestioni infinite.
Si chiama ‘Ikigai’ il lavoro che Grandulli ha realizzato per intrappolare il concetto che i francesi chiamano ‘raison d’etre’, cioè la ragione di esistere, nel senso di ciò che ci muove in cerca di bellezza da assorbire per essere felici nel quotidiano. E per imprigionare questo concetto così sfuggente lo stilista si è affidato alla leggerezza della seta, al movimento fluido che ricorda l’acqua e le sue increspature inafferrabili.
L’animo artistico di Filippo Grandulli (ne abbiamo parlato anche qui e qui) è vicino al rigore essenziale del Sol Levante e rinnova il suo patto di alleanza, dopo la fortunata collaborazione con il fotografo giapponese SAI, che ha visto gli scatti di una Tokyo notturna e uggiosa declinarsi in stampe su seta, questa volta intreccia il proprio percorso creativo con l’arte della calligrafia giapponese Tontoku Amagai, che ha creato per ‘Ikigai’ tre opere inedite, divenute stampe su tessuto.
Il Giappone nutre e coltiva con amore le proprie radici culturali, onora le tradizioni ed esercita l’arte della memoria con la stessa pertinacia con cui si dedica alla ricerca, all’innovazione tecnologica, alla sperimentazione, coinugando queste sue due anime rivolto al futuro e al passato in egual misura. La poetica in seno alla società nipponica, trasmessa da artisti, scrittori, musicisti, stilisti e fotografi è la scintilla che ha acceso l’interesse del designer sardo nei confronti di un mondo solo apparentemente lontanissimo. Ed è naturale percepire una dichiarazione d’intenti, con questa scelta di inseguire la bellezza e di farsene vettori ai poli opposti del globo per veicolare concetti di calma, pace interiore e amicizia, allontanandosi dal chiasso del mondo. La collezione autunno/inverno incarna un dialogo perfetto tra l’amore per la moda avant garde e il gusto tutto orientale per l’eleganza essenziale.
La scelta del bianco nero conferma questa volontà di armonia, che accoglie i volumi delle gonne della tradizione sarda e li coniuga con un minimalismo profondo e introspettivo. La materia tessile diventa terreno di gioco tra il designer e l’artista calligrafa, tramutando il contrasto in magia, all’inseguimento di nuove geometrie e nuove forme di bellezza.
Tessuti che appaiono liquidi, mobili, e altri che somigliano alla carta, anche stropicciata sono il trait d‘union tra i vari pezzi della collezione in un susseguirsi di creazioni tanto contemporanee quanto figlie di secoli d’arte e di ricerca sul bello applicate non solo al fashion ma anche al design, all’architettura e a tutte le forme d’arte.
“Per me il Giappone è una fonte inesauribile di ispirazione e rigenerazione creativa – ci ha detto il designer – con questo lavoro vorrei dimostrare che la moda può essere un linguaggio universale capace di abbattere confini e unire tradizioni apparentemente lontane”.
Contributo fotografico di Daniele Coppi