Bologna 1977. La morte di Pier Francesco Lo Russo e la chiusura di Radio Alice nelle tragiche giornate di marzo segnano profondamente il Movimento studentesco. Tuttavia, in contemporanea, nel mondo musicale cittadino si respira un’aria totalmente nuova. L’eco del punk di Sex Pistols, Clash, Damned e Ramones sta arrivando anche in città attraverso le frequenze di Radio Bologna Notizie e Radio BBC, dove un certo Red Ronnie trasmette il grido no future di Johnny Rotten e tramite il negozio di musica Il Disco D’oro, dove cominciano a pervenire i vinili della scena londinese e di quella della Grande Mela. Creste colorate, borchie, spille da balia, jeans strappati e anfibi arriveranno qualche tempo dopo, ma intanto quanto emerge dai solchi di quei dischi è qualcosa di veramente rivoluzionario e travolgente.
Mentre l’estate muore e Bologna trema, questa nuova ondata si pone in qualche modo in netta contrapposizione a tutto quanto quello che c’è stato prima, rifiutando categoricamente i tecnicismi esasperati del rock progressivo e del jazz e lo stereotipo della rock star tutta divismo, lustrini e finzione. Il punk per molti ragazzi è la scossa che segna il punto di rottura con lo stesso “movimento” e con la sua conformazione di massa politicizzata e freakettona che a breve sfocerà nella tanto contestata ” rivoluzione municipalizzata”.
Nuove band si affacciano sulla scena sotto la Torre degli Asinelli. Windopen, Gaznevada, Luti Chroma, Confusional Quartet ecc. fanno buona compagnia a un gruppo formato da “incapaci ma intelligentemente lucidi – così dichiarerà tale Roberto Antoni che tutti già chiamano Freak o Beppe Starnazza – pronti a sferzare gli stereotipi piccolo borghesi della pop music”. Si chiamano Skiantos e hanno appena inciso artigianalmente ‘Inascoltable’, la loro prima cassetta.
Chitarre distorte, testi insensati, lessico gergale e concerti che diventano dei veri e propri happening sono il marchio di fabbrica del collettivo. Gli Skiantos sono un’avanguardia che ha la consapevolezza di fare schifo e ne reclama a gran voce l’esclusiva. Utilizzando un approccio punk- zappiano molto concettuale e per nulla estetico si ergono a paladini di quella “demenzialità di origine controllata” infarcita di irriverenza, provocazione e dadaismo che in un futuro non troppo lontano farà scuola a molti.
È la Cramps Records di Gianni Sassi ad accorgersi di loro. Con la casa discografica milanese Roberto “Freak” Antoni, Fabio “Dandy Bestia” Testoni, Frankie Grossolani, Marco Nanni e Leo Tormento Pestoduro incidono nel 1978 ‘Karabignere Blues /Io Sono un Autonomo’, un 45 giri che è il preludio al disco che hanno in cantiere.
In ottobre, in appena quattro giorni e mezzo, la band allargata alle voci di Andrea “Jimmy Bellafronte” Setti e Stefano Sbarbo, incide l’LP ‘MONO Tono‘ che esce in 5000 copie tutte rigorosamente in vinile giallo.
Una dialogo di voci modificate che esprimono frasi sconnesse, nonsense, storie tese e il conto alla rovescia 1,2 ,6,9 a mo di grido di battaglia annunciano la “stupefacente” ‘Eptadone‘, seguita da ‘Panka Rock‘, brano dal sapore Ramones che incorpora clashianamente l’invito a bruciare banche e calpestare piante. ‘Pesto Duro ( I Kunt Get No Satisfucktion )‘ è l’esilarante cover no cover della celeberrima Satisfaction degli Stones. ‘Diventa Demente ( La Kultura poi ti Kura)’ è la prima canzone manifesto della band, un vero e proprio inno all’ignoranza che fa l’ altalena fra ritmi funky e cha-cha-cha. L’energica e bestiale ‘Io me la Meno‘ e la ballata ‘Bau Bau Baby‘, una lagna mantra al limite dell’irritazione, chiudono la prima facciata.
Il secondo tempo comincia con un altro brano manifesto dal significativo titolo ‘Io sono uno skianto‘ dove l’aria angosciosa e tetra viene controbilanciata dalla stravaganza del testo. ‘Io ti amo da matti (Sesso e Karnazza)’ è un esplicita ouverture o se preferite una sguaiata dichiarazione d’amore con invito cafone a fare “quattro scatti”… in camera da letto. ‘Vortice” invece è una sfrontata e irriverente parodia delle canzonette tanto care alla massa del pubblico italico, arguzia che si ripete in qualche modo anche nel finale fetish di ‘Ehi Ehi ma che piedi che c’hai’. In mezzo c’é spazio per la caricatura sadomaso di ‘Massacrami Pure‘ e soprattutto per ‘Largo all’Avanguardia’ un brano epico che in meno di tre minuti rappresenta appieno l’essenza della band.
Nei loro concerti succede di tutto. Spesso oltre agli immancabili ortaggi sul palco arrivano uova, monetine, pietre o di peggio. Talvolta è goliardica stima punk, altre volte è feroce disappunto. Alcuni di questi sono rimasti memorabili, come quelli alla Palazzina Liberty di Dario Fo, al Banana Moon di Firenze, al Teatro Uomo di Milano ecc. Uno dei più particolari di certo è stato quello organizzato da Radio Popolare al Cristallo di Porta Ludovica alle dieci del mattino. In quella giornata di febbraio del 1979 accorrono un migliaio di ragazzi in jeans ed eskimo, che pur di non perdersi la lezione di punk demenziale e l’affettuoso scambio di ortaggi, uova e insulti fra pubblico e musicisti, hanno marinato la scuola in massa. Qualcuno è arrivato accompagnato dal professore. Se non è punk questo!
Principia così il lungo cammino degli Skiantos che pur senza godere della popolarità delle masse hanno scritto coi loro primi dischi una pagina rivoluzionaria della musica italiana. La loro scossa al torpore accademico ha realmente influenzato decine di artisti negli anni a venire. Da Vasco Rossi che li ha sempre stimati e considerati come i Sex Pistols italiani fino a Elio e Le Storie Tese che hanno scelto il nome della band in onore di un loro verso.
All’epoca a molti (e probabilmente anche a loro stessi) era sembrato tutto quanto un gioco. Ma quell’avanguardia autentica e ribelle che andava controcorrente era veramente “molto seria”. Nonostante il pubblico di (si può scrivere merda?).
A Freak, che il 12 febbraio del 2014 ha raggiunto prematuramente il “Signore dei Dischi”.