Siamo arrivati alla prova del nove, ora o mai più. Dopo una ventennale carriera con i Baustelle è il momento per Francesco Bianconi di mostrare la sua anima, senza filtri, mediazioni, compromessi. Forse proprio un anno così poteva essere il miglior momento, forse, proprio ora, o mai più, anche perché i Baustelle non sono affatto sciolti, sono solo in un momento di pausa dopo la doppia release 2017 e 2018 (‘L’Amore e la violenza pt.1 e 2’).
Bianconi sceglie quindi di mostrare la sua anima nella sua pienezza, con un lavoro complesso, multiforme, dove la sua voce potente come fragile si lascia accompagnare soltanto da archi e pianoforte, prendendoci per mano verso un cammino interiore che nulla ha da invidiare ormai ai grandi lavori cantautoriali della storia italiana.
‘Forever’ merita quindi una serie indefinita di ascolti più e più approfonditi, notturni, solitari, con o senza la propria bottiglia preferita a farci compagnia, e mi sento di dire finalmente di poter smetterla di accantonare un disco dopo pochi ascolti; la complessità lessicale, le tematiche esistenziali che da sempre hanno accompagnato tutte le produzioni legate alla sua firma qua raggiungono momenti toccanti di singolare bellezza.
Ma c’è molto di più: la vastità di ‘Forever’ si accompagna alla sua umanità, ai suoi tratti forse un po’ stirati e dissonanti (alcune metriche a volte stonano con le battute), alle sue variazioni di stile a volte un po’ stridenti che non sono figlie di immaturità compositiva, anzi, bensì proprio al fatto che ci troviamo di fronte alla moltitudine che contiene diversità dell’Artista.
Moltitudine che ritroviamo nei duetti con Rufus Wainwright in ‘Andante’, Kazu Makino in ‘Go!’, Eleanor Friedberger in ‘The Strenght’, Hindi Zahra in ‘Fàika Llìl Wnhàr’, moltitudine che sgorga da citazioni dionisiache o apollinee, Schopenhauer o i Pixies, Babadook o il Leviatano, nel ‘Vivo perché ho voglia di Morire’ oppure ‘Io so che son venuto dalla fica e so che lì voglio tornare’ che caratterizzano il testo supremo di ‘Certi Uomini’
Che cos’è quindi ‘Forever’? Un album meraviglioso, con vette che posizionano Bianconi ormai tra i migliori cantautori italiani ma anche con alcuni piccoli interrogativi, un grande disco dove è palese che, muovendosi da solo nelle coordinate stilistiche che più ama, è più libero di variare (a volte dissonando).
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