Sarà un’altra estate di grande musica, quella che sta per andare in scena tra Alghero e Sassari, targata per la 25esima volta Abbabula, l’ormai collaudato festival dedicato alla musica e alle parole d’autore, ideato e organizzato dalla Cooperativa Le Ragazze Terribili.
Un cartellone di tutto rispetto e per tutti i gusti, quello messo su dalle esplosive imprenditrici culturali che da 35 anni rappresentano una delle realtà più affermate e interessanti del panorama sardo con una rassegna, come Abbabula, capace di portare nell’isola i migliori nomi della scena musicale nazionale e internazionale. Ma non solo, perchè le Ragazze Terribili hanno un fiuto per i nuovi talenti e amano promuovere giovani emergenti del panorama locale e nazionale.
Il programma di questa edizione, che si terrà dal 20 giugno al 12 agosto con 10 serate e 22 appuntamenti, metterà insieme nomi come Stefano Bollani, Verdena, Zen Circus, Mannarino, Francesca Michielin e Niccolò Fabi insieme alle suggestioni sudamericane di Son Rompe Pera e La Dame Blanche, ma anche i Tazenda con uno speciale silent concert alle Grotte di Nettuno, Francesco Medda “Arrogalla”, Nino & La Balena e molti altri.
Si parte il 20 e 21 giugno con la rassegna AbbaBit, dedicata alla musica sperimentale ed elettronica, che porterà sul palco del Padiglione Tavolara di Sassari, in collaborazione con la Fondazione Nivola, Dalila Kayros feat Danilo Casti, Lili, Angus Bit, Makika, Artificial Bride, Kabaret Maker.
Ci si sposterà poi ad Alghero, con il resto degli appuntamenti organizzati negli spazi de Lo Quarter e dell’Anfiteatro “Ivan Graziani” (località Maria Pia) grazie al contributo della Fondazione Alghero, in collaborazione con la società Shining Production e la Roble Factory per l’Alguer Summer Festival, inserito nel ricco cartellone estivo di Alghero Experience.
Ad aprire i concerti dei big saranno diversi nomi emergenti come Vanessa Bissiri (Francesca Michielin), Margherita Lavosi e Christian Ferlito con il progetto Kari-oka (Stefano Bollani) e Matteo Leone (Alessandro Mannarino), in occasione dello show di Son Rompe Pera, inoltre, saliranno sul palco Arturo e Zeepu, due dei tre vincitori della call per giovani artisti locali lanciata alcune settimane fa.
Ma come si fa a costruire un festival storico e di successo come Abbabula? Lo abbiamo chiesto alla vulcanica Barbara Vargiu, direttrice artistica del festival e front woman delle Ragazze Terribili, che sono sua sorella gemella Ida, Rossana Polo e Gabriella Sini.
“Il festival Abbabula – ci ha detto – è nato come esigenza di creare un appuntamento stabile che avesse un carattere di ricorrenza, per costruirlo di anno in anno poi vale il lavoro che fai sul territorio, la rete di contatti con le agenzie, l’ascolto della realtà musicale attraverso i social, gli altri eventi a cui partecipiamo. Diventa un tutt’uno e ci lavori tutto l’anno, pensi a cosa potrebbe essere figo proporre e poi è anche tutto legato al mercato, a quello che esce, se gli artisti sono in tour o meno, poi ci sono delle onde buone come quest’anno nel quale tanti degli artisti che avremmo voluto invitare ci saranno, perché non è detto poi che le cose coincidano sempre”.
Quanto è importante per voi investire su giovani talenti?
“Tantissimo, i talenti sardi hanno la priorità perché l’insularità la viviamo fortissima sulla nostra pelle e l’idea di poter essere per loro l’occasione di mettere il naso fuori di casa è importante, ma noi abbiamo sempre creduto nello scouting. Basta guardare la nostra storia per vedere come tanti dei nomi che ora sono artisti affermati hanno iniziato anni fa davanti al nostro pubblico, ad esempio Mannarino ha suonato gratis nel 2011 in piazza Santa Caterina sotto la pioggia, insieme a Nina Zilli, lo stesso giorno di Brunori Sas, anche lui gratis. Ma anche Vinicio Capossela nel 1997, Carmen Consoli e Cristina Donà nella seconda edizione del festival. Sergio Cammariere, l’anno prima che vincesse Sanremo, ha suonato per noi al Teatro Civico davanti a un pubblico di 100 persone”.
Dalla cultura, anche quella musicale, quindi si mangia?
“Assolutamente, dalla cultura si deve e si può mangiare. La cultura può diventare un’impresa, come può essere un’azione di associazionismo, ci sono diverse modalità e fortunatamente il range è ampio. Noi abbiamo scelto di farla diventare una impresa culturale, la nostra, facendo una scelta ben precisa che è quella di creare una cooperativa e pagare il lavoro dei soci chiedendo a chi lavora per noi professionalità, impegno e certezze. Questo abbiamo scelto di farlo da subito, per noi non è mai stata una questione di volontariato, ci sono tanti che lo fanno così e ci affascina anche, ma noi da subito abbiamo sempre agito come un datore di lavoro, cercando di migliorarci e di avere intorno a noi personale motivato e rispondente, che ci desse garanzie di esserci”.
Il segreto del loro successo, forse, Barbara Vargiu lo racconta al termine della chiacchierata dicendo che: “L’idea di poter fare un lavoro che mi piace, che mi rende contenta, fa nascere la passione che metto in quello che faccio. Mi diverto a creare, il processo creativo è entusiasmante”.