Con una conferenza stampa internazionale a cui hanno partecipato decine di istituti di ricerca di tutto il mondo è stata annunciata alle 15 la sensazionale scoperta messa a punto dall’Event Horizon Telescope, imponente telescopio virtuale che da cinque anni osserva la galassia della Via Lattea: quell'”oggetto compatto supermassivo” come lo hanno definito i ricercatori Reinhard Genzel e Andrea Ghez premi Nobel per la fisica nel 2020, è un buco nero che si trova proprio al centro della Via Lattea, chiamato Sagittarius A* perché si trova nella direzione della costellazione del Sagittario.
La distanza del buco nero dalla terra è di 27 mila anni luce da noi, la sua massa è calcolata di 4 milioni di masse solari. La straordinaria immagine è stata presentata oggi, cinque anni dopo la sua osservazione, grazie a un progetto che ha coinvolto oltre 300 ricercatori e ricercatrici di 80 istituti in tutto il mondo che insieme formano la Collaborazione EHT, in cui sono impiegate professionalità diversissime, da quelle ingegneristiche all’astrofisica alla fisica all’informatica. Tra questi anche l’Istituto nazionale di Astrofisica e l’Università degli Studi di Cagliari dove lavora Ciriaco Goddi, ricercatore: “Ottenere questa immagine è sempre stato il nostro obiettivo sin dall’inizio del progetto – ha commentato oggi durante una conferenza stampa in diretta dalla sede di Roma dell’Istituto nazionale di Astrofisica a cui hanno preso parte i protagonisti della ricerca, e a cui noi di Nemesis Magazine eravamo collegati – e poterla rivelare al mondo oggi ci ripaga di tanti anni di duro lavoro”.
L’oggetto non si può vedere, ma è possibile osservarlo proprio grazie all’anello di gas luminoso attorno al buco stesso. La fotografia appare sfocata e distorta intanto perché la massa è in continua trasformazione, e poi perché tra il nostro telescopio e il punto osservato ci sono radiazioni che riflettono la luce. Per osservare Sagittarius A* è stato creato l’Event Horizon Telescope, un telescopio virtuale che mette in rete diversi telescopi sparsi in tutto il mondo attraverso la tecnica interferometrica. E’ stato poi necessario integrare milioni di immagini catturate dall’EHT con una serie di algoritmi che hanno ricostruito i dati mancanti o incompleti. EHT ha osservato l’oggetto per diverse notti nell’aprile 2017 e ha raccolto una grandissima quantità di dati che analizzati ed elaborati hanno permesso di ottenere la straordinaria fotografia odierna.
E’ il secondo buco nero fotografato da EHT: tre anni fa abbiamo visto l’immagine di M87, un buco nero nella galassia omonima straordinariamente simile a Sagittarius A* ma molto più grande e massiccio. Due immagini di due buchi neri diversi forniscono oggi una straordinaria quantità di informazioni utili a comprendere la teoria e i modelli che descrivono il comportamento del gas intorno ai buchi neri supermassicci: un processo ancora non del tutto compreso ma ritenuto chiave nella formazione ed evoluzione delle galassie nell’Universo.
I telescopi coinvolti nell’Event Horizon Telescope nell’aprile 2017, quando sono state realizzate le osservazioni, sono l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) e l’Atacama Pathfinder Experiment (APEX) in Cile; l’IRAM 30-meter Telescope in Spagna; il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT) e il Submillimeter Array (SMA) alle Hawaiʻi, Stati Uniti; il Large Millimeter Telescope Alfonso Serrano (LMT) in Messico; lo UArizona Submillimeter Telescope (SMT) in Arizona, Stati Uniti; e il South Pole Telescope (SPT) in Antartide. Da allora, EHT ha aggiunto alla sua rete il Greenland Telescope (GLT) in Groenlandia, il NOrthern Extended Millimeter Array (NOEMA) in Francia e lo UArizona 12-meter Telescope su Kitt Peak, Arizona.