‘Per chi viaggia sardo’ era già dagli esordi il claim pubblicitario della designer Michaela Vargiu, ma quando quindici anni fa mise in piedi il suo marchio, inizialmente solo di borse e che oggi spazia nei complementi d’arredo, non avrebbe immaginato che sarebbe diventato un motto e una realtà.
L’esperienza asiatica di Michaela, nata a Milano con origini sarde, inizia autonomamente con la Fiera Interior Lifestyle, una delle più importanti al mondo per il settore arredamento e complementi, svoltasi a Tokio nel mese di giugno, ora, per lei, diventato un progetto itinerante grazie alla collaborazione con la Janas Japan Co. Ltd fondata da Azumi Shimoda proprio con lo scopo di promuovere e vendere l’artigianato sardo. In questo caso, protagoniste le collezioni Vargiu, il programma prevede l’apertura di pop-up, negozi a tempo, in giro per tutto il Giappone fino alla prossima estate. Michaela trova da sè una connessione con un mondo apparentemente così lontano, coltivando un primo approccio quasi fortuito mentre aveva ancora un punto vendita in via Alagon a Cagliari e nonostante alla fiera di Tokio fosse presente il padiglione Italia, per sua natura, ha preferito l’indipendenza, ha preferito, ancora una volta, viaggiare da sola con l’unico bagaglio necessario: mani da sarta e occhi in attesa di meravigliarsi.
La rete di comunicazione costruita a telaio
Michaela Vargiu approda in Giappone dopo una lunga esperienza sartoriale tra Milano, sua città natale ma non di origine, e Cagliari, città che sceglie definitivamente nel 2008. Quasi subito lascia l’abbigliamento per dedicarsi alla creazione dell’accessorio e fonda il suo marchio omonimo di borse realizzate con il tipico tessuto sardo a telaio, ricercato e trovato nei laboratori che seleziona personalmente tra Samugheo, Mogoro e Nule.
Proprio dalla pratica artigianale di un tessuto fatto alla vecchia maniera, sente quel richiamo forte alle sue radici che la portano a cimentarsi nei tessuti locali che tanto l’hanno affascinata e in cui ha riconosciuto la sua storia personale. L’interpretazione di Michaela è fatta di stupore: si approccia al tessuto con un’accuratezza reverenziale, lo tinge, lo assembla e lo abbina in una connessione continua tra alta sartorialità e narrazione, e lo fa attraverso le sue reminiscenze. Non è quello che ha vissuto da bambina, ma è quello che sente e che vede ora. Così la ‘Chilivani’, una delle sue borse di punta, non poteva che essere una borsa da viaggio, come ci suggerisce il nome stesso che ci racconta una storia dentro la storia: quella della Vargiu e quella della prima rete ferroviaria sarda che collegava Cagliari a Golfo Aranci, attraversando tutta l’isola.
Via via entrando nel suo mondo, il viaggiare sardo diventa ‘Sa Bandulera’, ‘Sa Pibiruda’ dove il ridondare di sardità è contaminato da un’estetica in cui si percepisce una volontà di migrazione verso nuovi mondi interiori e da indicare su una mappa. Insieme alle borse è arrivato il complemento d’arredo e oltre a cuscini e cappelli per lampade, i suoi arazzi da parete spesso incorniciano immagini di luoghi, costumi e usanze della Sardegna stampati in serigrafia su tessuti, da questo momento anche luoghi e immagini del Giappone. Intr’e Sa Tela è l’ultimo nato, una collezione di cui fanno parte talvolta anche le borse oltre agli arazzi e nasce con quell’esigenza di rappresentare figurativamente un viaggio con la Sardegna a tutto tondo spaziando da manifestazioni folkloristiche e carnevalesche, per toccare tutti i temi che hanno una stretta correlazione con la tradizione sarda. Per Interior Life style a Tokio sono stati studiati appositamente alcuni arazzi con inclusioni serigrafiche di fiori di ciliegio conferendo al progetto ‘Intr’e sa Tela’ quell’idea di contaminazione che da sempre contraddistingue l’anima del viaggiatore.
Il marchio Michaela Vargiu, iniziato come un’esigenza di racconto personale, approda in Giappone. Da ora diventato fonte d’ispirazione dove l’ obi incluso e mischiato ai tessuti nostrani, tesse un filo infinito che lega le idee e i mondi.