Il messaggio che viaggia in mare dentro una bottiglia è un’immagine suggestiva degna dei più fantasiosi romanzi d’avventura: potrebbe essere un racconto di Luis Stevenson o una delle pagine di Robinson Crusoe. E invece può accadere davvero, e anche vicino a noi.
E’ successo qualche anno fa a Scivu, nella costa di Arbus, uno dei luoghi più incantevoli della Sardegna meridionale incastonato tra rocce rosse, ginepri e macchia mediterranea: è il 9 novembre 2013, Matteo Tatti, archeologo sardo, passeggia sulla spiaggia insieme alla compagna Emanuela Stocchino per osservare il suggestivo spettacolo del mare invernale. La giornata è grigia, l’acqua mossa da onde bianche che si abbattono in riva con grande fragore lasciando nell’aria un pulviscolo profumato di goccioline. Sulla sabbia, vicino alla riva, i due distinguono una bottiglia di vetro, intatta, e con uno strano contenuto: un foglio arrotolato al suo interno.
A questo punto della storia, chiunque di noi si trovasse in una situazione simile aprirebbe il tappo per estrarre subito il messaggio. Ma Matteo Tatti è un archeologo, abituato a muoversi con cautela per preservare tutte le informazioni custodite in un oggetto: “Per quanto chiusa, un po’ d’acqua era entrata nella bottiglia, per cui il foglio si presentava bagnato e difficilmente avremmo potuto estrarlo senza rovinarlo – racconta oggi, nove anni dopo il ritrovamento -. Perciò abbiamo deciso di lasciarlo così fino al nostro rientro a casa: lì avremmo cercato di asciugarlo prima di farlo uscire dal contenitore”.
Senza fretta e con grande cura i due riescono a tirar fuori il messaggio dalla bottiglia: un foglio scritto a mano in una lingua straniera, il portoghese. La lettera è datata al 20 settembre 2013, ha dunque viaggiato per due mesi in mare prima di approdare in Sardegna. Tradurre il contenuto non è difficile, dato che il foglio è ben conservato e scritto con grafia ordinata: un messaggio di auguri che un certo Luis Morais invia al fratello Jorge, chiamato “comandante”, per il suo cinquantesimo compleanno, con un preciso riferimento a una “grande nave” nel testo. Forse la nave da cui la bottiglia è stata gettata in mare? Sul retro, poi, una scritta stampata sulla carta, “JSM 50 anni”. Nient’altro: non sappiamo chi ha scritto la lettera, perché ha scelto di affidarla al mare, a chi voleva mandare il messaggio. Potrebbe essere un gesto celebrativo a corredo di un’occasione, i cinquant’anni di Jorge.
L’archeologo Tatti, applicando lo stesso metodo di indagine che avrebbe usato nella ricerca archeologica, è riuscito a risalire alla professionista che ha realizzato il foglio della lettera: una grafica di Lisbona, che ha rivelato di aver prodotto carte e un calendario con un itinerario di viaggio su richiesta di Luis Morais per una crociera commemorativa per il compleanno di suo fratello Jorge. Nel calendario, che la professionista ha conservato, si leggono date e luoghi della crociera: al 20 settempre 2013, data della lettera, la nave si trovava al porto di Marsiglia. Impossibile risalire a Luis, dato che la grafica non aveva conservato il suo contatto, e impossibile trovarlo su web, poiché si tratta di un nome molto comune in Portogallo. È anche per questo che Matteo Tatti ha deciso di condividere questa storia curiosa, con la speranza di ricostruirne gli ultimi tasselli .
Chiarito dunque di che messaggio si tratta, dove è stato realizzato e probabilmente in quale punto del Mediterraneo è stato affidato al mare, restano ancora tante domande: perché il messaggio in bottiglia? Il mittente lo ha fatto viaggiare incuriosito dalla possibilità che qualcuno lo avrebbe trovato e avrebbe cercato di ricostruirne la storia? Chi sono Luis e Jorge? La ricerca di Matteo Tatti ed Emanuela Stochino prosegue: se, come il messaggio in bottiglia, varcasse ancora il mare, potrebbe arrivare fino ai suoi protagonisti e terminare così il suo viaggio.