La conferenza inaugurale del 7 novembre, raccontata qui da Francesca Mulas, ha segnato l’inizio della diciassettesima edizione del FestivalScienza, manifestazione di divulgazione scientifica organizzata dall’associazione Scienza Società Scienza all’Exma di Cagliari. Fino al 12 novembre, il festival ha offerto un ricco programma di conferenze, presentazioni, laboratori e mostre (qui riassunto da Maurizio Pretta). Il titolo di questa edizione, ‘Contaminando’, si ispira al concetto di connessione tra discipline, con l’obiettivo di promuovere una cultura scientifica inclusiva e interdisciplinare.
Un esempio di questa contaminazione è stata la presentazione del libro ‘Incontri ravvicinati tra cinema e scienza’ di Marco Ciardi e Andrea Sani (Hoepli, 2024). L’incontro, avvenuto l’11 novembre nella Sala Conferenze, è stato condotto da Antioco Floris, docente di cinema, fotografia, radio televisione e media digitali, e Viviana Fanti, ricercatrice e docente di fisica applicata, entrambi dell’Università di Cagliari. I due hanno dialogato sul legame tra cinema e divulgazione scientifica davanti a un pubblico di studenti e appassionati.
Il libro
Marco Ciardi, storico della scienza e scrittore, e Andrea Sani, esperto di filosofia, cinema e fumetti, hanno costruito un’opera che esplora il rapporto tra scienza e cinema attraverso nove “itinerari” cinematografici che spaziano dalle biografie di grandi scienziati alle rappresentazioni di scoperte scientifiche, fino ai temi classici della fantascienza e del cinema di animazione. Attraverso una selezione di film, gli autori indagano il modo in cui il grande schermo ha suscitato interesse per questioni scientifiche, etiche e storiche.
Cinema e scienza: un legame intrinseco e storico
In primo luogo, durante l’incontro è emerso come il cinema affondi le sue radici nella scienza, come ha spiegato Antioco Floris: “il cinema nasce a fine Ottocento come arte tecnologica, frutto delle ricerche sui movimenti e sulla riproduzione visiva, per poi trasformarsi in mezzo espressivo capace di raccontare storie ed emozioni”. Uno strumento che, oltre a derivare direttamente dalla scienza, permette al pubblico di esplorarne la complessità, trasformando teorie astratte in immagini coinvolgenti che stimolano la riflessione.
Scienziati al cinema: biografie e stereotipi
Tra i percorsi presentati nel libro, la sezione dedicata alle biografie degli scienziati più noti è uno dei temi più affascinanti e al contempo controversi. La vita di Marie Curie, ad esempio, è stata rappresentata in varie pellicole per il suo ruolo pionieristico e per la forza con cui ha sfidato le convenzioni dell’epoca: “Già il film ‘Madame Curie’ di Mervyn LeRoy offriva un ritratto della sua carriera con una certa enfasi – ha raccontato Valeria Fanti – Oltre settant’anni dopo, esattamente nel 2016, il film ‘Marie Curie’ di Marie Noëlle ha esplorato la dimensione umana della scienziata, concentrandosi sulla sua battaglia contro i pregiudizi sociali. Tuttavia, nell’ultimo film del 2019, ‘Radioactive’ di Marjane Satrapi, emergono invece alcune incongruenze rispetto alla realtà, come spesso accade nei film biografici”.
Non mancano film che, al contrario, “presentano biografie di scienziati in modo accurato e senza eccessive invenzioni narrative, cercando di mantenere la verosimiglianza storica. Tra questi – evidenzia Antioco Floris – c’è ‘Oppenheimer’ di Christopher Nolan”. Oltre agli illustri scienziati e scienziate che hanno fatto la storia, l’incontro ha analizzato un altro aspetto interessante: la figura dello scienziato nell’immaginario cinematografico, spesso “presentato dal cinema con stereotipi che oscillano tra il genio eccentrico e il pazzo isolato – ha spiegato Antioco Floris – Questo stereotipo emerge già nel 1927 con ‘Il Gabinetto del dottor Caligari’ di Robert Wiene, simbolo del cinema espressionista tedesco. Il film mette in luce lo stereotipo dello scienziato pazzo che coltiva passioni perverse, in questo caso supportato da un automa costruito appositamente. Lo stesso anno ‘Metropolis’ di Fritz Lang introduce un inventore che sfrutta la tecnologia a suo vantaggio, mentre ‘Il Dottor Stranamore’ di Stanley Kubrick consolida questo immaginario proponendo una versione grottesca dello scienziato” Tuttavia, queste figure solitarie e stereotipate sono ben lontane dalla realtà perché “la scienza è fatta di collaborazioni tra colleghi spesso provenienti da ambiti disciplinari diversi” – ha sottolineato Viviana Fanti – Inoltre, la rappresentazione cinematografica, con i suoi ritmi rapidi e le sue invenzioni improvvise, semplifica spesso il lungo e complesso lavoro degli scienziati, ricorrendo anche in questo caso a immagini suggestive ma poco fedeli alla realtà”.
Scoperte scientifiche: anticipazioni e collaborazioni tra cinema e scienza
Il cinema di finzione ha spesso rappresentato scoperte scientifiche e viaggi spaziali. L’esplorazione della luna, ad esempio, è protagonista già nel 1902 in ‘Viaggio nella Luna’ di Georges Méliès, una delle prime rappresentazioni di viaggi spaziali che anticipano l’interesse per le missioni lunari. Da ‘Apollo 13’ (1995) di Ron Haward, il cinema si è evoluto verso rappresentazioni sempre più realistiche, grazie anche alla consulenza degli stessi scienziati. È il caso di ‘Interstellar’ (2014) Christopher Nolan, “nato dall’idea dell’astrofisico Kip Thorne, Premio Nobel per la scoperta delle onde gravitazionali, che ha lavorato a stretto contatto con il regista per poter rappresentare il fenomeno dei buchi neri e delle onde gravitazionali senza tradire le leggi della fisica – ha raccontato Viviana Fanti – Queste collaborazioni riflettono una vera contaminazione tra scienza e cinema che, influenzandosi reciprocamente, aiutano il pubblico a comprendere meglio fenomeni scientifici complessi”.
Fantascienza: il futuro della scienza sul grande schermo
L’incontro si è concluso con una riflessione sul rapporto tra scienza e futuro espresso dal cinema fantascientifico. “Un elemento che caratterizza l’immaginario cinematografico in questo senso è la relazione tra essere umani ed esseri artificiali – ha spiegato Floris – un legame già esplorato nel romanzo ‘Frankestein’ di Mary Shelley, in cui uno scienziato ambizioso crea una nuova vita assemblando parti di cadaveri e attivandole con una scarica elettrica”. Da Shelley, oggetto di rivisitazioni cinematografiche anche in chiave comica, si arriva a visioni più moderne, come quella di ‘Blade Runner’ (1982) di Ridley Scott, in cui i replicanti sviluppano coscienza di sé e aspirano a superare la loro condizione di “macchine”. Un altro esempio è ‘A.I.’ (2001) di Steven Spielberg, che esplora l’uso di androidi per soddisfare bisogni emotivi come la genitorialità, aprendo riflessioni su tecnologia e affettività. Anche gli alieni ricoprono un ruolo di primo piano nella fantascienza, spaziando da invasori ostili a creature pacifiche. “Dal punto di vista scientifico, la possibilità di civiltà extraterrestri è sostenuta dalle recenti scoperte degli esopianeti, ovvero pianeti che orbitano attorno a stelle al di fuori del nostro sistema solare – ha spiegato Fanti – Tuttavia, il cosiddetto paradossi di Fermi, formulato nel 1950, ci invita riflettere: se, dati i numeri, esistono davvero altre civiltà, perché non siamo ancora entrati in contatto con loro? Eventi come il ‘segnale Wow!’, un segnale radio misterioso e molto potente ricevuto nel 1977 dal progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), alcune inspiegabili variazioni di luminosità osservate in alcune stelle, accendono l’interesse per la ricerca di vita extraterrestre”.