“Lascia solo le tue impronte”. E’ un invito prezioso quello che leggiamo sul sito web di Clean Coast Sardinia, associazione nata due anni fa con l’intento di prendersi cura delle coste sarde. Solo le tue impronte: non bottiglie, tovaglioli, carta e mozziconi di sigaretta, non i resti materiali e umanissimi del nostro passaggio. Non la plastica, che oggi sta lentamente distruggendo l’ambiente e avvelenando gli animali marini. Quello dei rifiuti nei mari di tutto il mondo non è uno scenario possibile ma un dramma oggi concreto: il Wwf Italia ci ricorda che delle 396 tonnellate di plastica che produciamo annualmente ben 150 sono già presenti in acqua. E le correnti del mar Mediterraneo, per la sua conformazione, riversano nelle coste l’80 per cento della plastica che finisce in acqua: ben cinque chili al giorno per ogni chilometro di litorale.
Da qui, da queste amarissime considerazioni, nel maggio 2018 è nata Clean Coast Sardinia, associazione di volontariato con sede a Quartu Sant’Elena. “Durante una passeggiata, guanti e sacchetto alla mano, Anna Kowalska, insegnante di inglese trapiantata in Sardegna, ha iniziato a raccogliere di tutto, plastica, mozziconi di sigarette, fazzoletti di carta e ha messo tutto sui social per coinvolgere altre persone – ci racconta Claudia Murroni, fondatrice e portavoce dell’associazione. – Il suo gesto ben presto è diventato virale e contagioso e le sue passeggiate si sono trasformate in incontri, eventi flash mob che hanno coinvolto amici, turisti e bagnanti, ripulendo così diversi tratti dei litorali sardi”. Anna Kowalska è oggi presidente di Clean Coast Sardinia, che conta una cinquantina di soci da tutta l’Isola.
Tra le iniziative, oltre a incontri e formazione, Clean Coast organizza appuntamenti aperti a tutti per pulire le spiagge: i volontari raccolgono i rifiuti, microplastiche comprese. Difficile stimare il livello di spazzatura nelle coste sarde, ma Claudia Murroni un’idea ce l’ha: “In due anni abbiamo organizzato sei eventi pubblici, quest’anno in tono minore a causa dell’emergenza sanitaria, coinvolgendo per ogni appuntamento un centinaio di persone. Quanta plastica abbiamo raccolto? Circa tre tonnellate: non sembra tanto, ma la plastica pesa pochissimo e una busta piena pesa solo un chilo. Questa stima non include tutti gli ingombranti quali frigoriferi, bombole, televisori, gomme”.
Il lavoro di Clean Coast non è un lavoro in solitaria: oltre a loro in Sardegna sono nati movimenti e organizzazioni che hanno lo stesso obiettivo, educare al rispetto per l’ambiente e coinvolgere cittadini e cittadine di ogni età nella pulizia delle spiagge: “Collaboriamo con Friday for Future Cagliari, Difendiamo la Sardegna, Clean Up Porto Torres, The Plastic Fisherman, Buenaonda, Puliamo Sorso e Sennori, Green Peace Cagliari e Associazione AEGEE Cagliari. Abbiamo notato che nessuno si occupava delle spiagge e di fatto non esistono gli ‘spazzini’ delle coste. Quindi abbiamo e stiamo cercando di colmare una lacuna per usufruire e regalare spazi puliti. Oltre alle associazioni locali con cui collaboriamo, partecipiamo alla Rete Clean Up Italia e a livello internazionale siamo partner di Ocean Conservancy e Waste Free Oceans“.
Tra i volontari, notano dall’associazione, partecipano molti stranieri che vivono in Sardegna o ci vengono per le vacanze; arrivano persone di tutte le età tranne, purtroppo, gli adolescenti e i giovanissimi. “Ci sono spesso famiglie con bambini, molti studenti universitari e persone dai quarant’anni in su. Per quanto riguarda il genere, vediamo una partecipazione femminile leggermente più alta”.
L’identikit dei maleducati? “Ci sono tanti rifiuti che arrivano dal mare con le mareggiate e dai fiumi con le forti piogge, ma la spazzatura aumenta durante l’estate: chi sporca sono i fruitori delle spiagge, soprattutto sardi e meno stranieri, e nella maggior parte dei casi sono giovani, più degli adulti“.
Oltre a partecipare a eventi straordinari di pulizia, cosa possiamo fare nel nostro quotidiano? “Gesti semplici – conclude Claudia Murroni – come non lasciare i rifiuti e raccoglierli sempre, anche quando non sono nostri. E poi educare i bambini. Loro tendono a sensibilizzare i genitori. E in ultimo, evitare sempre la plastica”.