Non vi è termine più usato di questo negli ultimi anni, perché sembra essere diventato il capro espiatorio di ogni storia andata male.
Era un/una narcisista, impossibile continuare così.
Vi prego di prestare attenzione.
In narcisismo è di moda, e forse questa moda ci aiuterà ad accorgerci di tipologie caratteriali e di vedere un po’ più in profondità le nostre relazioni.
Ma sta davvero succedendo questo?
Perché ho l’impressione che sia l’ennesima occasione per scaricare sugli altri le proprie responsabilità della relazione.
Facciamo un salto nella psicopatologia, così da avere un’idea di cosa sia il narcisismo inteso come disturbo della personalità, la cui diagnosi segue precisi criteri che non è necessario elencare qui.
Innanzi tutto colpisce solo circa il 6% della popolazione generale, per lo più è presente nei maschi.
Il soggetto con disturbo narcisistico di personalità presenta un certo numero di caratteristiche per un certo periodo di tempo. Queste peculiarità sono pervasive della personalità, e sottolineo pervasive, quindi compromettenti psichicamente la persona.
Ecco cosa elencano i manuali diagnostico-statistici: reazione alle critiche con rabbia, vergogna o umiliazione; tendenza a sfruttare gli altri per i propri interessi; grandiosità, cioè sensazione di essere importanti, anche in modo immeritato; sentirsi unici o speciali, e compresi solo da certe persone; avere fantasie di illimitato successo, potere, amore, bellezza; sentirsi in diritto di meritare privilegi più degli altri; avere eccessive richieste di attenzione o ammirazione; mancanza di empatia verso i problemi delle altre persone; persistente invidia.
Ognuna di queste orribili cose è in noi. Ne abbiamo almeno una o due e forse perfino tre, ma questo non fa di noi dei narcisisti, bensì persone che hanno drammaticamente bisogno di smussare spigoli, grattare via asperità.
Esiste un narcisismo adattivo e positivo, quest’ultimo affatto patologico, che presenta tratti molto simili al disturbo psichico, ma che è in realtà funzione espressiva positiva del progetto di vita del soggetto e voi non avete nessun diritto di mandarlo in terapia solo perché non risponde alle vostre necessità.
Questa bella parola, narcisismo, che rimanda al mito di Narciso, e che definisce anche un sistema sano di relazione con il mondo, è semplice da capire, così tanto da averci condotto a un eccesso di semplificazione.
È divertente sentire pseudo-diagnosi fatte da persone che non hanno la minima competenza, ma solo il dito veloce su Google, diagnosi che, guarda caso, si abbatte impietosa sulla persona, proprio quella che ci ha fatto soffrire.
E ci ha fatto soffrire perché non ha mostrato empatia, pensa solo a sé, parla solo di sé, crede di essere chissacchì, non si mette in discussione, taglia il confronto, evita il dialogo, proietta suoi vissuti su di me, perché disprezza e critica e bla bla bla.
Questo banalmente si può definire come un carattere difficile, ma la difficoltà è principalmente la nostra laddove l’altra persona funzioni in maniera sufficientemente adattiva.
Ciò che mi fa un po’ sorridere è quanto vi abbia appassionati questo personaggio narcisista, quanto vi abbia toccato ma non smosso dalle vostre difficoltà.
Siete persino in grado di individuare il sottotipo overt o covert.
Vi ammiro. Apprezzo lo sforzo ma vi invito a guardarvi dentro, cosa che faccio anche io con una certa pervicacia, e a intercettare quelle parti di voi che si schiantano rovinosamente su caratteri che presentano tratti narcisistici, tratti e non pervasività nell’intera personalità, e vi suggerisco di essere voi i primi a fare un percorso di crescita, quello che vi pare (psicoterapia, mindfulness, santoni, guru, gatti…) e a capire cosa in voi vi porta a stare in una relazione rovinosa con persone così semplicemente egoiste, o eccessivamente orientate al proprio micro-mondo.
Si tratta di esseri umani che non sono giunti a piena maturazione in alcune aree della propria vita affettiva e non sappiamo se questo mai accadrà.
Chiediamoci cosa rende il nostro funzionamento organismico così doloroso, intermittente, difficoltoso nel presente da farci intestardire con persone che non vanno bene per noi. Dove si è interrotto il contatto con me stesso, quali bisogni non riesco a soddisfare, oppure nemmeno a intercettare in me? Cominciamo a farci le domande giuste e smettiamo di proiettare sul prossimo la nostra frustrazione.
Se ci sono aree della vostra vita che non funzionano o che vi arrecano dolore dovete lavorarci sopra e non aspettare che lo faccia qualcuno al posto vostro. Siate fieri della vostra capacità di entrare in dialogo con voi stessi e di essere respons-abili, sviluppate l’abilità di risposta ai vostri bisogni e vedrete nuova luce.
Usciamo da diagnosi fantasiose ed entriamo in noi stessi.
Quando stiamo assieme a qualcuno ma a un certo punto non funziona, invece di aspettarci che sia l’altro ad avere qualcosa che non va, cerchiamo di ricordare questo:
“Io sono io
Tu sei tu
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative
Io faccio la mia cosa
Tu fai la tua cosa
Se ci incontriamo sarà bellissimo
Sennò non ci sarà stato nulla da fare”
Grazie Fritz Perls per aver tradotto in maniera così limpida e semplice la regola base del vivere sani in relazioni sane.
Per questo articolo ho scelto l’immagine di un bellissimo narciso, ed è il fiore che virtualmente vi dono.
(foto di Sandra Grunewald)
Grazie Valeria, articolo molto chiaro e utile, che fa riflettere.