Il restauro delle statue di Mont’e Prama è “indifferibile e necessario”: così la Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero per i Beni culturali ha definito con una nota stampa (qui il documento) l’operazione al centro di un contenzioso tra il Comune di Cabras e la Soprintendenza del Sud Sardegna. Una lite che si è consumata in pochi giorni con toni asprissimi tra Andrea Abis, sindaco del centro in provincia di Oristano, e la soprintendente Maura Picciau e ha coinvolto altri sindaci del territorio, consiglieri regionali e tantissime persone schierate al fianco del primo cittadino di Cabras.
Tutto è iniziato lo scorso 5 febbraio, quando agli uffici comunali è arrivata la nota della Soprintendenza che annunciava un sopralluogo in vista del trasferimento di alcuni reperti dal Museo di Cabras verso i laboratori di restauro cagliaritani. Non reperti qualsiasi, ma due statue, raffiguranti un arciere e un pugilatore, trovate nelle ultime campagne di scavo a Mont’e Prama, collinetta di Cabras dove nella metà degli anni Settanta venne alla luce un singolare sito di età nuragica con una necropoli e una grandissima quantità di frammenti di sculture, poi ricomposte in 24 statue di pugilatori, guerrieri e arcieri esposte oggi al Museo archeologico nazionale di Cagliari e al Museo civico di Cabras. Un unicum non solo in Sardegna ma in tutto il Mediterraneo occidentale su cui ancora gli archeologi non hanno fatto chiarezza.
Dopo anni di abbandono, tra il 2014 e il 2016 gli studiosi sono tornati sul campo con nuove campagne di scavo, ed è qui che sono emersi dalla terra due sculture frammentarie e due modellini di nuraghe conservati ed esposti al Museo di Cabras. Proprio questi, insieme ad altri frammenti di arenaria, sono i destinatari del provvedimento della Soprintendenza, che intende portarli a Cagliari per il restauro: “A norma dell’art. 91 del Codice dei Beni Culturali – si legge ancora nella nota – i beni archeologici ritrovati nel sottosuolo nazionale sono di proprietà dello Stato e ai sensi degli artt. 1 e 3 del medesimo Codice l’attività di Tutela e Conservazione dei rinvenimenti spetta precipuamente allo Stato e per esso al Ministero per i beni e le Attività Culturali e quindi agli organi territoriali”.
Un restauro già finanziato con 70 mila euro, che per il Ministero dovrà avvenire “secondo le modalità tecnico-scientifiche più idonee a garantire il miglior intervento conservativo del caso, da effettuare nelle adeguate sedi di laboratorio specializzato a ciò istituzionalmente destinate”.
Il sindaco di Cabras non ci sta: non ci sarebbero sufficienti e formali garanzie che le preziose sculture torneranno in paese dopo i lavori, se non quanto si legge nella nota stampa. E così giovedì 11 febbraio ha firmato un’ordinanza urgente con cui ha disposto la chiusura del Museo per otto giorni, impedendo che la soprintendente entrasse per il sopralluogo.
Nel frattempo ha aperto una petizione on line sulla piattaforma Change.org (qui il link) per chiedere che il restauro avvenga direttamente in paese in un laboratorio realizzato con fondi comunali e ha organizzato una manifestazione in programma sabato 13 febbraio alle 10 davanti all’ingresso del Museo.
La complicata battaglia tra il piccolo centro del Sinis e il Ministero è appena iniziata.