Ha girato il mondo con la Marina Militare, ha aperto il primo centro apneistico al mondo, nel Mar Rosso, dove ha conosciuto il gotha dell’apnea. Poi è tornato in Sardegna e con due amici ha creato la BlueWorld, la società apneistica che ha organizzato un campionato mondiale e che si è laureata campione d’Italia di apnea per tre anni consecutivi, con due record woman mondiali in squadra. Ora Riccardo Mura da Assemini è volato ad Auchland sulle ali di Luna Rossa, di cui è parte dello staff sicurezza. Fresco delle prime due vittorie di Luna Rossa alla finale della Prada Cup, scopriamo chi è quest’uomo che a 50 anni ha ancora voglia di rimettersi in gioco e infatti rientrerà con un progetto innovativo.
Adesso ci spieghi cosa ci fa un apneista in una barca a vela? Nella formula uno delle barche a vela!
Ci fa, ci fa! Mi occupo di garantire la sicurezza dei velisti. Sono barche che vanno molto veloci e in caso di incidente grave c’è il rischio che qualcuno rimanga incastrato e c’è bisogno di intervenire nel più breve tempo possibile.
E lì ci sei tu.
Sì, mi tuffo io. C’è bisogno di agire nel più breve tempo possibile. Ma faccio anche altro.

Cioè?
La manutenzione delle bombole di aria compressa: ogni velista ne ha una con sé. Faccio ispezioni dello scafo in caso di qualche malfunzionamento e poi lavoro con i velisti. Facciamo sessioni di lavoro in acqua e fuori, esercizi di respirazione e gestione dello stress. Abbiamo lavorato sul rilassamento e sull’apnea statica, cioè in assenza di movimento.
Un esempio di quando sei dovuto intervenire?
L’operazione più impegnativa è stata sicuramente l’intervento per mettere in sicurezza l’albero quando abbiamo disalberato durante un allenamento a Cagliari.
Come inizia la tua giornata?
Se è una giornata di allenamento, faccio un check della mia attrezzatura e di quella dei gommoni di supporto. Preparo le bombole per i velisti. Poi vado a cambiarmi, infilo la muta e salgo a bordo del gommone di appoggio. Un’altra cosa che faccio è preparare la bombola che serve per caricare un pallone che abbiamo all’interno della randa che serve per aumentare il galleggiamento in caso di scuffia (di ribaltamento dello scafo, ndr).
E durante una giornata di gara?
Interagisco poco con chi è in gommone con me, perché cerco di rimanere sempre concentrato sulla barca. La cosa più complicata di questo lavoro è cercare di essere sempre preparato su un qualcosa che ti auguri non accada mai. Posso preparare quel momento ipotetico solo con la concentrazione e la visualizzazione, per essere preparato alla sequenza delle cose che potrei andare a fare e allo scenario che mi si potrebbe presentare.
La cosa più complicata di questo lavoro è cercare di essere sempre preparato su un qualcosa che ti auguri non accada mai
Cosa cambia rispetto agli allenamenti a Cagliari?
Adesso la barca è arrivata al suo limite. Cerchi tutti i pezzi che possono dare prestazioni migliori, come timoni e foil più piccoli, che però incidono sulla stabilità. Poi c’è l’aspetto psicologico. Qui bisogna fare i conti con il tempo che stringe, le gare da fare: lo stress delle persone che hai intorno aumenta parecchio. Bisogna stimolare le persone a mantenere il fuoco sull’obiettivo.
Un apneista quindi serve anche fuori dall’acqua.
Assolutamente sì. L’apnea è uno sport mentale che ti aiuta nelle attività di tutti i giorni, a gestire lo stress, non solo quando sei in acqua.
Oggi ci sono state le prime due regate della finale della Prada Cup. Due vittorie. Che clima c’è in squadra?
Ovviamente siamo felicissimi ma non dobbiamo perdere la concentrazione. Siamo carichi, consapevoli della nostra forza e della forza del nostro avversario. Loro sono migliorati ma noi contiamo di essere migliorati più di loro.
Se vale anche qui la tradizione che c’è nel calcio, che partiamo male e poi finiamo bene, i presupposti ci sono tutti.
Esatto.
Facciamo un passo indietro. Quando vieni a contatto con Luna Rossa?
Nel 2015. Umberto Pelizzari (il recordman italiano di apnea più famoso al mondo, ndr) ha fatto il mio nome a Max Sirena, lo skipper di Luna Rossa.

E ti hanno richiamato anche per questa edizione.
Nell’estate del 2018. Ho iniziato in maniera saltuaria, poi part time. E poi full time. Ora sono qui, ad Auckland.
Facciamo un passo ancora più indietro. Quando ti avvicini nell’apnea.
Mi sono arruolato in Marina nel settembre del 1989 e l’ho lasciata nel 2001, quando eravamo in Egitto. Sono rimasto lì. Ho iniziato come istruttore subacqueo, poi frequentando uno stage con Umberto Pelizzari mi è riesplosa la passione per l’apnea. Con Umberto e il medico Fabio Brucini abbiamo fondato Apnea Academy Red Sea e poi subito dopo è nata l’idea di creare un centro specifico per l’apnea. Credo fosse il primo a livello mondiale.

L’Only One. Che è diventato un punto di riferimento per tutto il mondo.
Sì. Abbiamo organizzato due campionati del mondo Aida (una delle due associazioni che convalida i record, ndr), uno individuale e uno a squadre. Tutti i più grandi sono venuti a fare i tentativi di record.
Qualche nome?
I russi Natalia Molchanova e suo figlio Alexey, il neozelandese Wiliam Trubridge, il venezuelano Carlos Coste, l’austriaco Herbert Nitsch che detiene il record di assetto variabile “no limits” con – 214 metri, Sara Campbell, l’italiano Andrea Zuccari ma sicuramente ora me ne sfuggono tanti altri.
Il Gotha dell’apnea mondiale, che poi hai portato a Cagliari per i mondiali del 2014.
Qualcuno è venuto. Indimenticabile Natalia Molchanova.
Torniamo all’oggi. Dopo questa esperienza cosa farai?
Mi piace sempre affrontare nuove sfide e ora ho una bella challenge a cui a breve mi dedicherò totalmente.

Di che si tratta?
Siamo in una fase progettuale posso solo dire che avrà a che fare con i giovani, con la creatività, intesa nel fare le “solite cose” ma con approccio diverso. E poi con il design.
Un po’ vago.
Dai, dico anche che finora ho lavorato con il “design mentale”, nel “ricostruire” le teste degli apneisti. Ora questo progetto mi permetterà di sperimentarlo anche in un altro ambito. La flessibilità, specie mentale, la sinergia e la collaborazione sono le sue caratteristiche principali. Per sintetizzarlo potremmo dire “Flessibilità e sinergia per ripartire dalla creatività”.
Alimenti la curiosità.
Nessuno si aspetterebbe che io sia coinvolto in un progetto del genere.
Non ha a che fare con l’apnea?
Sarà tutto da valutare dove mi porterà questa nuova sfida. In ambito apneistico porto avanti un progetto con Chiara Obino per la sua preparazione alle gare di profondità in assetto costante. Poi faccio parte dello staff tecnico della nazionale outdoor di apnea. Ma è tutto molto vago a causa del Covid.
Quando lo svelerai questo progetto?
Fra circa sei mesi.
E ora?
Ora buon vento a Luna Rossa!