Quali rischi e quali limiti porta con sé l’uso dell’intelligenza artificiale applicato all’arte? Questa la domanda che ha ispirato “Bias”, mostra fotografica di Filippo Arras che sarà visitabile dal 28 febbraio al 30 marzo negli spazi del Rainbow City, in via Torino 13 a Cagliari. Nell’esposizione, una serie di immagini elaborate con l’AI, l’artista esplora potenzialità e problemi legati all’uso di algorismi addestrati su grandi quantità di dati che possono fornire un’infinità di risposte alle nostre richieste ma, allo stesso tempo, amplificare pregiudizi e stereotipi trasmessi da chi quelle macchine le ha alimentate.
“Il percorso espositivo invita a riflettere sulla co-creazione tra uomo e AI, rendendo evidente che, sebbene l’intelligenza artificiale possa sembrare autonoma, è in realtà inerte senza la guida umana – scrive nel testo che accompagna la mostra Simone Mereu Canepa – Arras utilizza prompt creati appositamente per generare risposte non prevedibili, originali, sfidando il sistema generalista dell’AI e ponendo l’accento sulla presenza di specificità che l’AI tende a scartare a favore di un pensiero dominante, a scapito delle minoranze, contribuendo fortemente a trasformare la deprecabile marginalizzazione, sia essa basata su diversità fisiche, etniche, religiose o appartenenze di genere, in tutta la varietà LGBTQ+, in vera e propria ghettizzazione. Filippo Arras ci presenta supereroi imperfetti, elfi con sindrome di Down e altre figure che sfidano gli stereotipi ricorrenti nell’AI, evidenziando i pericoli di decisioni ingiuste o discriminatorie in settori chiave come il reclutamento del personale, la concessione di prestiti e l’applicazione della legge, soprattutto negli USA”.
(in foto, una delle immagini in mostra)