Colori e spensieratezza per mascherare, almeno in apparenza, l’inquietudine del mondo contemporaneo: “Toy Factory”, il primo disco della band cagliaritano-veneta Factory Kids, è un mix di sensazioni, suoni e suggestioni diversissime che attingono alla vita quotidiana in tutte le sue infinite contraddizioni. Registrato interamente a Cagliari nel 2023 con la produzione di Giuseppe Aledda e masterizzato ad Olbia da Andrea Pica (Officina 13 Studio), il lavoro, presentato lo scorso 16 marzo in anteprima al cineclub Il Vicoletto a un pubblico ristretto ( e noi di Nemesis Magazine c’eravamo), sarà on line a partire da martedì 2 aprile sui canali digitali della band Spotify e Youtube insieme a un breve documentario sulla serata di presentazione.
“Toy Factory”, la fabbrica di giocattoli dei quattro musicisti, è un viaggio sonoro attraverso l’indie rock di ispirazione britannica fatto di una sezione ritmica potente, riff solidi e cambi veloci; il suono della band racconta di influenze diverse dove a una prima impressione si riconoscono Strokes e Green Day, a un ascolto più attento il punk e il post punk inglese e il rock californiano. Le nove tracce del disco, il primo firmato Factory kids dopo gli EP “Big One” e “Factorized”, al di là di una prima impronta di leggerezza pop, raccontano il disagio moderno con tutte le sue ansie: “Il trait d’union tra i brani è un tangibile senso di inadeguatezza dei personaggi narrati – scrivono nella presentazion e – La relazione proibita di ‘Black Sugar’; la fuga dalla frenesia e dalla finzione di ‘Free Surrender’; l’insostenibile mondo del lavoro di ‘Time For A Change’; il rifugiarsi in ambienti circensi di ‘Trampolines and Caravans’; il sentirsi alieni di ‘Bloody Fingers’; la solitudine dei viaggiatori di ‘The Terminal’; la disperazione dei migranti di ‘Babylon’; i deliri e la resa alla droga di ‘Jiminy Parrot’; in chiusura, la scelta di farla finita di ‘Scorpion Suicide’”.
I quattro (Alberto Cibin alla voce e chitarra, Giancarlo Coghe al basso, Nicola Guiso alla batteria, Davide Onida, che ha curato anche le grafiche del disco, alla chitarra) costruiscono così una narrazione fatto di frenesia, angoscia, ingiustizia, senso di inadeguatezza messe in musica con sonorità pop-rock: un ritratto perfetto della società contemporanea che nella continua ricerca di armonia nasconde in realtà debolezza e solitudine.