E rieccoci qui a condividere pensieri, opinioni, pareri e sentimenti riguardo una delle band più genuine del panorama che in molti e molte continuano a ostinarsi a chiamare “post punk”, mentre invece è solo una sorta di deviazione naturale da percorsi elettrici standard di fine 201X e poi sfociati con nomi altisonanti solo perché, chiusi in casa, non si sapeva cosa fare.
Li abbiamo già osannati qua e, al contrario di tante altre proposte, io continuo a tenerli in rotazione perché, semplicemente, sono bravi e soprattutto sanno affrontare la diversità di suoni, impostazioni, sanno miscelare diverse influenze e non soltanto pasticciare con le chitarre oppure esibirsi ubriachi sul palco (e questo non è un momento moralista, figurarsi, bensì di separazione tra chi è rimasto all’adolescenza e chi no).
Insomma, questa band newyorkese che sa miscelare lo spiritismo dei Primal Scream al filo tagliente dei Television ha pubblicato un’ EP, forse una estensione, di quel ‘3D Country’ che tanto piacque e che, giustamente, si chiama ‘4D Country’ dove finalmente riescono ad inserirsi quattro canzoni nuove ed una iniziale titletrack che prende la precedente e la sbatte dentro un frullatore arricchendola di passaggi psichedelici rendendola una storia a sé.
Operazione di marketing? Inutile appendice di un album? Assolutamente no, nell’era della pubblicazione istantanea ci si rende abili ed agili a scegliere cosa più funziona e quando e lo si diluisce nelle giuste dosi, si prendono canzoni come ‘Jesse’ forse ancora non mature e poi le si lascia lì a maturare nelle esecuzioni live per poi trovarne la giusta collocazione statica in un perimetro chiamato EP e la lancia nell’etere. Si gira e si rigira e si va avanti, allargandosi, ed anche in giro per il mondo, purtroppo, per il momento, non qua in Italia.
Chissà perché.
Spoiler per la prossima settimana: sempre in USA, c’è chi cambia nome ed esce con ‘Saved’
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