Combattere i propri demoni interiori è il primo passo per rinascere. Non tutti hanno il coraggio di farlo ma chi intraprende questo cammino è consapevole di essere realmente pronto a ricominciare. Proprio come Teo Aresti, il protagonista di ‘’Fino all’inferno’’ romanzo d’esordio di Christian Sirigu, scrittore cagliaritano di 45 anni che ha pubblicato questa sua prima opera per la casa editrice LFA Publisher il 20 settembre. Venticinque capitoli e un totale di 287 pagine per un giallo dove i colpi di scena non mancano, ambientato nel capoluogo tra le vie di Mulinu Becciu, quartiere dove l’autore è nato e cresciuto coltivando la sua passione per la scrittura. Una scrittura cruda e dritta al punto, un po’ come il personaggio principale del libro, un boss agli antipodi rispetto ai tanti delinquenti al comando della malavita cittadina con cui deve fare i conti, appena uscito dal carcere dopo sei anni di detenzione a causa di un complotto. Un uomo dal carattere complesso ma d’indole leale, legato visceralmente a un rione che lo ha formato e in cui si muove, con in sottofondo brani intramontabili quali Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e Summertime di Ella Fitzgerald, in cerca di una redenzione che si presenterà in maniera molto diversa da come si aspettava.
Quanto hai impiegato a scrivere questo tuo primo libro?
Circa un anno, è stata una sfida con me stesso dopo tanti anni di letture e di esercizio. La mia passione per la scrittura comincia molto prima di questo esordio.
Quando esattamente?
Intorno agli 8 anni, un momento centrale nella mia formazione è stato poi dai 16 ai 21 anni perché lì mi sono avvicinato ad autori che mi hanno influenzato tanto come Giorgio Scerbanenco, in particolare la sua opera ‘’Venere privata’’.
Oltre a Scerbanenco quali sono le altre letture che ti hanno ispirato?
Sicuramente Giorgio Faletti ma anche i fumetti come Dylan Dog, Diabolik, Nick Raider. Dei fumetti ho sempre amato l’accostamento tra scrittura e immagini, un connubio che mi ha ispirato parecchio.
Il libro è ambientato a Mulinu Becciu: che rapporto hai con il tuo quartiere?
Vivere in periferia è stata una grande scuola di vita, crescere in un rione popolare sviluppa un forte senso di appartenenza e significa fare squadra, andando al di là dei luoghi comuni che troppe volte danno un’immagine delle periferie sbagliata e fuorviante.
Teo Aresti, il protagonista, è un boss diverso dagli altri: detesta chi fa affari con la prostituzione e con il traffico di droga, si occupa di scommesse sportive e porta avanti a suo modo un’etica rigorosa.
Fondamentalmente è una persona buona che ha sofferto tanto, complice anche la perdita della madre da bambino. Ha tanti lati di sé, è sicuramente contraddittorio ma anche coerente.
A un certo punto si avvicinerà alla fede. Che rapporto ha con la religione?
Un rapporto tutto fuorché bigotto, la fede è una cosa nuova anche per lui, una sorta di colpo di fulmine, di sicuro un avvenimento inaspettato.
Tra i personaggi più significativi spicca l’agente scelto Riccardo Monteponi di origini nuoresi. Hai pensato di realizzare uno spin off su di lui?
Sinceramente sì, Riccardo Monteponi è un uomo da scandagliare: si mostra cinico ma in realtà è molto leale e sa essere riconoscente. Vedremo in futuro.
Torniamo al protagonista Teo Aresti: le sue avventure non sembrano assolutamente terminate.
In effetti no, staremo a vedere: adesso voglio concentrarmi sul presente ma ho lasciato delle porte aperte per eventuali sviluppi.
Il suo domani come lo vedi?
Difficile da dire, Teo Aresti è in continuo mutamento. È un dannato che teme l’inferno ma al contempo ne è attratto.
Credi riuscirà mai a trovare un po’ di pace?
È presto per dirlo, forse non è nemmeno questo il suo interesse. È innegabile che abbia desiderio di serenità ma quando sembra stia per raggiungerla tornano a bussare alla sua porta i fantasmi del passato che non ha accantonato del tutto e che, probabilmente, faranno sempre parte di lui nel bene e nel male.