Nel giorno di uscita (finalmente) del nuovo album dei Blur (ne avevamo già parlato qua su Nemesis Magazine e ne torneremo a parlare,anzi scrivere a prestissimo) e quindi nel giorno in cui la disseminazione delle sue tracce via social avviene stile impollinatura delle api (almeno così credo) io torno a ripetermi che il 2021 lo ricordo benissimo, quella centrifuga a 1400 giri che girava ormai dal 2020 in cui tutti e tutte andavamo a sbattere senza capirci niente, ricordo che ogni tanto dei piccoli appigli li trovavamo, io ad esempio trovai in quel meraviglioso singolo ‘Rain Dance’ un modo per stupirmi di quella ondata di post punk a prevalenza anglosassone carina si (ne ho anche scritto) ma che stava diventando quasi ripetitiva. Invece quei ragazzi newyorkesi mi avevano stupito per classe, capacità di variazione ed “ampiezza”.
Bene, quei ragazzi sono tornati con un nuovo album, ‘3D Country’ ed io sono settimane che lo ascolto senza annoiarmi. Un mix di una sapienza incredibile, considerata soprattutto la giovane età del combo della città della mela che sa mischiare sapientemente un sound che riesce ad essere sia un po’ anglosassone ma che rivela radici yankee che pescano a piene mani da country, blues, spostandosi quindi da quella caricatura di post punk anglosassone e non solo a là Idles o Viagra Boys che dopo cinque canzoni diventa una noia soporifera.
Un album di undici canzoni per quarantatré minuti di notevole spessore che dimostra l’evoluzione di una band che riesce a staccarsi dalla melma dell’anonimato e ritagliarsi un posto personalissimo senza scimmiottare nessuno ma rivelando radici culturali da Strokes a Television con déjà vu Radiohead in ‘St.Elmo’ solo per citare qualche esempio che determina un risultato che piace.
Eccome se piace.
ASCOLTA ‘3D COUNTRY’ SU SPOTIFY
GUARDA IL VIDEO DI ‘I SEE MYSELF’ SU YOUTUBE