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Young Royals, una serie Netflix che va dritta al cuore

Di Giacomo Pisano
19/11/2022
in Musica e spettacolo, Senza categoria
Tempo di lettura: 9 minuti
Young Royals, una serie Netflix che va dritta al cuore

La serie tv “Young Royals” non è solo un teen drama ma si rivela un’opera molto più complessa e dunque apprezzabile anche da un pubblico adulto, a patto che lo spettatore sia disposto a ricordarsi di come ha vissuto la sua adolescenza e di come ci si possa sentire a quell’età. La serie è tra le più viste nella classifica di gradimento di Netflix e non a caso i protagonisti stanno riscuotendo un grandissimo successo mediatico.

La trama è semplice: il secondogenito della famiglia reale svedese, Wilhelm, viene iscritto al prestigioso collegio Hillerska, dove l’élite della nazione fa crescere i propri figli, a causa di un video che lo ritrae in una rissa all’uscita di un locale di Stoccolma. Il tranquillo clima dell’istituto dovrebbe allontanare lo scandalo e calmare il principe ma così non è. Suo malgrado Wilhem si ritroverà primo in linea di successione e questo lo porterà ad affrontare una profonda crisi personale vista la relazione che ha intrecciato con il suo compagno di scuola Simon. La storia tra loro, con gli alti e bassi e le incomprensioni tipiche dell’amore, dovrà superare una prova molto più grande del pregiudizio verso l’omosessualità e delle differenze sociali.

Se infatti le comunità LGBTQ+ hanno manifestato ampiamente il loro apprezzamento per la qualità con cui l’amore, i dubbi e le prove di coraggio, vengono affrontati, il valore di “Young Royals” supera la questione del diritto all’amore libero per scavare ancora più a fondo.

È una serie che da un senso ai silenzi, alla fugacità di uno sguardo e che non utilizza i dialoghi per riempire i vuoti. La sceneggiatura insiste proprio su silenzi e vuoti perché chiunque, nel pubblico, ci si possa riconoscere. Al di là quindi del tormento dei protagonisti c’è una grandissima attenzione verso l’animo umano e quel profondo senso di solitudine e inadeguatezza che tutti ci portiamo dentro e che almeno una volta nella vita abbiamo provato.

Il fatto che si parli di un principe è solo un’iperbole, perché buona parte della narrazione travalica questo aspetto per empatizzare col mondo intero, anche se la pesante ombra della corona e dei suoi doveri non manca mai di manifestarsi. C’è dunque anche tanta quotidianità, nessuno sfoggio eccessivo di abiti e accessori, tutto è contenuto, misurato e normale, come un po’ gli svedesi ci hanno insegnato sia nel design che in letteratura. Mancano per fortuna tutte quelle orrende caricature di rampolli viziati che invece ammorbavano serie come Gossip Girl o la più antica Beverly Hills. Bevono, fumano, qualcuno si droga ma, esattamente come accade nella realtà, senza manifestazioni esagerate. I personaggi, anche quelli secondari e con meno spazio, trasudano verità e non fanno sfoggio di titoli nobiliari e ricchezza. E in questa normalità mostrata, desiderata, a volte anelata e mai raggiunta, si nasconde la felicità, o almeno la sua promessa. Ne risulta un senso di familiarità per lo spettatore, lo stesso che il cast ha dichiarato di aver provato sul set per tutta la durata delle riprese, instaurando rapporti di amicizia fortissimi.

La bellezza di questa serie sta innanzitutto in una magistrale recitazione da parte di attori giovanissimi e, nel caso di Simon (Omar Rudberg) alla prima esperienza. Il principe Wilhem (Edvin Ryding) invece ha a che fare con il cinema da quando aveva solo sei anni. Oltre ai protagonisti tutto il cast mostra una maturità professionale e una credibilità scenica di altissimo livello e fa percepire peculiarità caratteriali anche in chi ricopre ruoli minori.

Nelle tante interviste rilasciate ai media è emerso che il messaggio ultimo non sia solo la rivendicazione del diritto ad amare, cosa ovviamente importantissima, quanto la necessaria ricerca dell’accettazione di se stessi in un senso più ampio, con la consapevolezza che trovare la forza per mostrarsi per quel che si è, con i propri difetti, è l’unica strada che può permetterci di sentirci in pace. Il superamento dei limiti del corpo, del sovrappeso, dell’acne, dell’etnia di provenienza, dell’asperger, della dismorfofobia, spinge verso una nuova era di vera inclusione.

Dopo le due fortunate serie appena concluse, per un totale di dodici episodi, l’uscita della terza stagione è prevista per la fine del 2023 con tantissime aspettative da parte di critica, pubblico e del sottoscritto.

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