Se il moscato è uno dei prodotti che l’uomo ottiene dalla trasformazione di quanto la natura offre, e se cinquant’anni di Moscato DOC di Sorso Sennori sono un traguardo ragguardevole, quale modo migliore se non quello di celebrare in una manifestazione chiamata Chent’annos la connessione con la natura?
Tre giorni ricchi di iniziative e un finale di grande impatto
Il lungo fine settimana da venerdì 4 a domenica 6 novembre è stato l’occasione per promuovere le eccellenze del territorio attraverso il moscato. Tra le iniziative culturali che hanno accompagnato l’evento c’è stata anche l’inaugurazione del trekking urbano a cura di Maria Paola Cordella in collaborazione con l’associazione culturale Il Lentischio di Sennori. Il programma era pensato per tutti e tutte e quindi non è mancata la Giocheria per bambini e i ricami della tradizione, o la replica della proiezione del docufilm ‘Romangia, ricami di terra tra cielo e mare‘, a cura di Maria Paola Cordella per la produzione Pipe Studios. La manifestazione si è chiusa domenica con un momento di grande intensità, quello della musica delle piante proposto dal duo Giovanni Antonio e Patrizio. Un dispositivo collegato a una pianta consente di farci ascoltare la sua voce. “A seconda di chi tocca le foglie ci sono cambi di frequenza – ha spiegato Giovanni Antonio – a volte positiva, nel senso che le note diventano più vivaci e gradevoli, altre volte l’albero percepisce negatività, quindi, o produce sonorità cupe, molto basse o può arrivare addirittura a smette di suonare”.
Il magico mondo vegetale
Le ricerche sull’interazione tra le piante e l’uomo esistono già dagli anni Sessanta quando negli Stati Uniti i primi esperimenti cercano di dimostrare che le piante provano emozioni. Sono celebri gli studi di Cleve Backster sulle reazioni che le piante, collegate alla macchina delle verità, fanno registrare quando sono “testimoni” di eventi stressanti come “vedere” dei gamberetti vivi che vengono gettati nell’acqua bollente. Gli esperimenti di Backster mostrano anche che le piante potrebbero essere capaci di “sentire” le nostre intenzioni ancora prima di averle messe in atto. È il caso della forte reazione che una pianta ebbe alla sola idea di Backster di bruciarle una foglia. Non dobbiamo pensare alle emozioni in senso umano, ma più a qualcosa che le piante rimandano in risposta a stimoli umani o dell’ambiente, risposta che cambia in base a una sollecitazione amorevole o a un attacco nemico. Possiamo però ammettere che le piante abbiano percezioni extrasensoriali? Sarebbe strano ritenerlo possibile dal momento che il mondo vegetale, sebbene renda più bello il nostro pianeta, apparendoci quasi immobile ci porti a vederlo a malapena dotato di una vita minima e per noi troppo lenta. Stefano Mancuso, botanico e accademico italiano, autore di bellissimi libri di divulgazione (‘Verde brillante: sensibilità e intelligenza del mondo vegetale’, Giunti 2015; ‘L’incredibile viaggio delle piante’, Laterza 2018; solo per citarne due molto noti), ci fa riflettere con una semplice frase: “E se il mondo delle piante non fosse lento? E se fosse il nostro mondo umano semplicemente troppo veloce?” Osservare la vita vegetale richiede la qualità del tempo in cui ci si dispone con un occhio paziente e così si potrà vedere che se da un lato le piante sono radicate nel loro terreno e ci sembrano per questo immobili, non fosse per gli agenti atmosferici che le scuotono, in realtà esse compiono migliaia di piccoli movimenti. E hanno dei raffinatissimi sistemi di comunicazione, di competizione vegetativa e di viaggio. Le piante viaggiano spandendo i loro semi, lasciandoli cadere e facendoli trasportare dal vento. Noi prendiamo l’aereo, loro volano senza nemmeno dover allacciare le cinture di sicurezza.
La musica delle piante
Negli anni Settanta in Italia, nella comunità di Damanhur, in Piemonte, viene brevettato uno strumento che ha la capacità di rilevare il movimento linfatico delle piante e tradurlo in suono. Il dispositivo è dotato di due poli che vengono attaccati uno alla foglia, con una piccola pinza, e l’altro nelle prossimità della radice della pianta attraverso una bacchettina di metallo inserita nel terreno a collegata a un’altra pinzetta. Queste pinzette sono collegate con dei fili al dispositivo che registra il segnale biochimico della pianta, facendone poi in tempo reale una traduzione in suono. Non vi è nulla di più affascinante del potersi accostare a una pianta sentendone “la voce”. Questo dispositivo, negli anni migliorato sia dal punto di vista tecnico che estetico, ha permesso di “ascoltare” le piante e di interagire con esse in maniera più consapevole. Basti sapere che le piante con un impianto radicale molto esteso come quello delle grandi querce, possono accorgersi della presenza umana molto prima che l’umano sia giunto vicino al suo tronco. Inoltre, il suono che emette può cambiare in base alla persona, o a gruppi di persone, che vi si accostano. Un gruppo di bambini festosi e giocherelloni, possono stimolare la pianta a una risposta sonora in accordo al clima di festa, così come altezza e durata possono improvvisamente cambiare e i toni farsi cupi se viene rilevata la presenza di una persona violenta, offensiva o anche malata. È come se la pianta risuonasse emotivamente con chi gli sta vicino.
Le piante sono intelligenti?
Dal momento che la materia è intelligente, lo sono anche le piante, alla loro maniera e con sistemi di comunicazione propri di cui noi non riusciamo a renderci conto. È in Russia che negli anni Settanta si registra “l’urlo” agonizzante di una pianta di orzo a cui vengono ustionate le radici, portandola alla morte. La musica delle piante si sta diffondendo sempre di più, sia come espressione artistica, in concerti tra piante e strumenti, sia come mezzo di maggiore connessione e miglior consapevolezza di questo verde mondo che svolge per noi un servizio indispensabile e irrinunciabile per la vita. A Sennori hanno scelto di fare questo percorso di sensibilizzazione che forse è anche un modo per ringraziare le piante che hanno donato quei frutti diventati ottimo moscato.