Una nuova economia civile che offra lavoro degno al territorio e valorizzi la Sardegna come isola di pace: con questi obiettivi sono nati il progetto PE.CO.SA. (Peace Conversion Sardinia) e il marchio WarFree – Lìberu dae sa gherra, una rete di imprese che si propongono come alternativa alle industrie produttrici di armi.
Il progetto riguarda tutto il territorio regionale a partire dal Sulcis-Iglesiente, area in cui indigenza e disoccupazione fanno si che si cerchi appoggio su industrie che inquinano e producono armamenti, per diffondersi nella Marmilla, nel Medio Campidano, e anche a Cagliari e Oristano, favorendo l’intreccio fra pace e sviluppo sostenibile.
Attualmente sono state coinvolte una ventina di imprese: si tratta per la maggior parte di aziende agricole o di allevamento e produzione casearia, servizi tecnologici, strutture ricettive. (Qui l’elenco completo) Ci sono anche uno studio di architettura che si occupa di bioedilizia, una ditta di arredamento sostenibile, una biologa nutrizionista: settori diversi, scelti per comprendere più possibilità e ampliare il progetto.
Le imprese si impegnano con la sottoscrizione della carta dei valori ad aderire ai principi dell’economia civile, rifiutare ogni comportamento che possa danneggiare la vita, la salute e il benessere dei lavoratori, dei consumatori e di ogni essere umano, con particolare attenzione anche all’impatto ambientale.
Il progetto è coordinato dal Comitato Riconversione RWM, Ekiba – Chiesa evangelica del Baden e Commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, è finanziato dalla Chiesa del Baden e dal fondo 8 per mille della Chiesa Valdese. Inoltre è sostenuto da APS Link-Legami di Fraternità, da socie e soci di Banca Etica Sardegna Sud e supportato dal comitato scientifico composto da docenti della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell’Università di Cagliari, tra cui il professor Stefano Usai, presidente della Facoltà.
La ricerca sull’economia sostenibile e solidale in Sardegna è stata sviluppata da un gruppo di giovani ricercatori tra i quali anche studenti dell’Università di Cagliari, che dopo un‘esperienza di tirocinio hanno potuto approfittare dell’occasione per una crescita lavorativa. Come il caso di Stefano Scarpa, classe 1998 che insieme ad altri ricercatori di varia formazione come scienze della comunicazione, economia, scienze dell’educazione, lingue, architettura, ha creato una cooperativa che farà parte della rete e offrirà alle aziende supporto per digitalizzazione, la creazione del sito e-commerce, e la gestione di pagine social.
L’intento del progetto, oltre a generare valore tramite la promozione di prodotti etico-sostenibili sardi, è anche quello di quello di offrire maggior supporto allo sviluppo delle imprese: con questo intento è stato pensato uno sportello agile di consulenza tra aziende e professionisti.
I prodotti sostenibili WarFree delle aziende che entrano a far parte della rete, dotati del marchio collettivo etico – ambientale, sono venduti attraverso il sito e-commerce www.warfree.it .
Fondamentale è anche l’impianto internazionale del progetto che si è ispirato alle attività war-free già consolidate, come la tedesca Zilver Betrieb, grazie alle quali è stato possibile intrecciare relazioni ed esperienze e contatti che rendono possibile l’ampliamento dei gruppo d’acquisto in Italia, Germania e Africa.