Parlano loro, gli abiti. Ci accolgono con una lettera indirizzata al loro padre, ci spiegano per primi il processo creativo che li ha fatti nascere, e infine ringraziano quel “Geppetto che li guarda come fossero Pinocchio”. Ringraziano Luciano Bonino. Parte così l’esperienza visionaria del sarto, come preferisce essere chiamato e come già ci aveva redarguito nel suo articolo per Apriti Moda Giacomo Pisano. L’evento si è svolto su prenotazione in una visita guidata nella sua casa atelier in via Azuni 50, un palazzo storico nel quartiere stampace. Bonino accoglie il suo primo gruppo di ospiti con indosso una camicia perfettamente a tema, in bianco e nero, stampata in all over con un’infinito numero di giraffe. Una grafica ispirata a un soggetto africano e capiremo poi durante il percorso che la scelta non è affatto casuale.
Di bianco e nero, di luce e ombra
All’ingresso si apre una pedana con un gruppo di manichini che vestono l’interpretazione attuale di sa cammisa bianca, ovviamente alla maniera del sarto e con quella particolare cura dei tagli e dei drappeggi tipica dell’Alta Moda. Siamo tutti rapiti dal racconto di aneddoti storici, dal significato antropologico, culturale e simbolico che rappresentano il bianco e il nero. Bonino ci suggerisce un’ analisi più profonda sull’approccio al colore che si trova nel libro ‘Lezioni di colore’ di Renata Pompas e Lia Luzzata, con lo scopo di farci entrare appieno nella complessità di due colori apparentemente così basici e che disegnano inevitabilmente i tratti di luce e di buio di ogni essere umano. Sbiancati e anneriti con l’arrivo delle tinture chimiche , ora, dopo la seconda guerra mondiale il bianco e il nero sono pronti per le stampe optical nei suoi caratteristici disegni geometrici a contrasto e per tutto quello che verrà dopo.
Luciano ha la capacità di raccontare il suo lavoro attraverso gli anni di storia che ha percorso, l’esperienza è lunga e non si tratta solo di spiegare quella vena artistica che lo possiede: come un attento padrone di casa ci conduce pian piano dalla scelta del tessuto alla confezione. Si capisce subito che la prima parte della creazione, per lui, parte proprio dal tessuto, lo sceglie con cura e da buon collezionista di bellezze dal mondo, possiede un archivio storico personale selezionato accuratamente negli anni. Così ci mostra alcune cartelle di Valentino del 1980, un outfit dello stesso sistemato su manichino e incorniciato accanto ad un gilet e un pantalone di Karl Lagerfeld, il più iconico principe del bianco e nero. Intuiamo che la sua ricerca prima di produrre una collezione è lunga e meticolosa, talvolta rispettando così ossequiosamente la natura di un tessuto, da confezionare la linea di abito più pura e minimale solo per renderlo il protagonista.
Lo stupore arriva nella seconda stanza insieme ad una collezione dall’eleganza tribale, ispirata al tema africano e realizzata in una seta con motivi geometrici bianchi e neri. Ogni abito nasconde dei piccoli segreti sartoriali per far combaciare la stampa e grazie a questa tecnica prendono vita nuovi motivi dove ogni modello sembra confezionato con un tessuto sempre diverso. Per tutto il tempo abbiamo avuto accanto lo stesso Bonino che, con la sua camicia d’ispirazione africana, forse voleva suggerirci il lavoro che più l’ha ispirato e l’ha coinvolto per questa occasione.
Apriti Moda ha dato la possibilità a tutti i cittadini di far parte per un momento, del mondo di Luciano Bonino, del mondo della moda sarda camminando a passi discreti nella sua storia.