Riceviamo e volentieri pubblichiamo il ricordo di Tino Petilli, attore cagliaritano scomparso venerdì, firmato da un altro grande del teatro isolano, Mario Faticoni: insieme fondarono negli anni Settanta la Cooperativa Teatro di Sardegna.
Tino Petilli non c’è più, l’inconfondibile sagoma e la voce di violoncello ci accompagnano nell’immediato ricordo e dureranno finché dureremo noi. Chi sa, ha l’occasione di dire la sua sull’arte d’attore. A me spetta testimoniare dell’umanità di questo mattatore passato da Dante e D’annunzio, da Krapp a Bukowski.
Tino era buono. Il tormentone “cane”, inventato da lui, che gli ho carpito e porto a spasso ogni giorno per Stampace nella versione “cagnetto”, gli stava sulla pelle. I cani sono buoni, migliori gusci rispetto ai nostri contenitori del vacuo.
Buono e curioso d’umanità era Tino. Fiutava gli esseri congeniali che incontrava. Per vanità, ma anche per studio. La morte è stata sempre sorella per lui, fonte di quieta professionale curiosità. Mi resta qui il suo posacenere.
Tino appartiene alla storia delle compagnie Teatro Sardegna, Crogiuolo e di alcune nazionali, da cui l’exploit “Cuore” di Comencini. In ciascuna ha lasciato il segno di un’individualità straordinaria. Corpo, voce…Un vero animale di palcoscenico.
In quelle esperienze noi attori ci siamo contentati del “bravo” reciproco e del poco che veniva dal giornalismo, sempre amareggiati, se non peggio, dall’assenza pubblica. A proposito della quale, se una ventina d’anni fa fossero stati colti i frutti maturi del teatro sardo, una qualche struttura pubblica avrebbe risparmiato all’anziano valoroso artista, quando perse la moglie e fu sfrattato di casa, il riparo di una casa di riposo in un lontano paese.