Questa mattina era partita bene per la musica italiana, lo ammetto, il nuovo disco di Rachele Bastreghi aveva iniziato a suonare per le casse diffuse per casa e non vedevo l’ora di scrivere qualcosa per Nemesis e per voi, ci tenevo, come una promessa fatta a Francesco Bianconi mentre scrivevo del suo album solista – qua – quando poi, improvvisamente, scorrendo le news sulle nuove uscite della settimana sono rimasto illuminato da quel nome oscuro, di vento del nord, legato alla memoria ormai oscurata di quasi due decenni fa.
Non ci credevo, un’ uscita a nome Burial, in quest’ occasione in combo con Blackdown come non avveniva da lustri. Non ho potuto fare a meno di bloccarmi e dirigere tutto me stesso verso quelle quattro tracce che compongono questo EP, d’altronde, per questa giornata uggiosa, dal cielo plumbeo che copre ogni raggio di sole, forse meglio così.
Si parte con “This Journey VIP” a firma Blackdow, sound oscuro sincopato da sotterraneo fumoso, luci rosse soffuse, corpi sudati stritolati dalla frenesia di almeno 120 bpm, litania 90s da sermone di messa rave come non se ne ascoltava ormai da almeno 15 anni o più. I miei sensi hanno inziato a dilatarsi trasportandomi in luoghi ormai dimenticati dei quali rimane ora solo una piccola memoria quasi omeopatica.
Di altra natura è invece la successiva “Dark Gethsemane”, a firma Burial, quasi 10 minuti di crescendo drum’n’bass epico che esplode attraverso il Mantra “We must shock this nation with the power of Love”
La terza traccia è invece il remix di Blackdow di “Arklight” di Heatmap, dove è il clap a fare da padrone, quasi come se i Grauzone di Wütendes Glas lo avessero dato in prestito per un contesto totalmente differente
Conclude Burial con la spaziale “Space Cadet”, un viaggio onirico e lisergico dove è la luce che torna a splendere e ci porta ad alzare lo sguardo e volgerlo in avanti verso il futuro che sta arrivando.
E noto un raggio solare che si apre la strada tra le nubi
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