Accessorio necessario e imprescindibile, difficile, se non impossibile, farne a meno. Si tratta del mouse che lo scorso 27 aprile ha compiuto ben quarant’anni dalla sua presentazione come prima periferica di puntamento del personal computer.

Inventato nel 1963 dall’ingegnere americano Douglas Engelbart, il primo mouse aveva il corpo principale in puro legno; sul dorso era posizionato un unico pulsante mentre all’interno erano fissate due rotelle metalliche poste nella parte inferiore. Queste servivano a rilevare i movimenti che grazie ad un circuito venivano trasformati in impulsi elettrici e trasmessi attraverso un lungo filo che spuntando dalla parte superiore, gli dava il caratteristico aspetto di un topo (mouse, appunto).
Il primo mouse, oltre ad essere un prototipo riservato ad una piccola fascia di utenza, e nonostante potesse svolgere solo dei movimenti verticali e orizzontali, richiedeva diversi mesi di esercitazioni per essere utilizzato correttamente. Certo che a guardarlo ora pare sia uscito da una puntata dei ‘Flintstones’.
Il progetto catturò l’attenzione di un’azienda emergente, la Xerox, che implementò il modello e lo realizzò per il suo primo computer dotato di interfaccia grafica e chiamato ‘Alto’. La sua presentazione al pubblico il 27 aprile 1981 fu subito un successo. Ciò che però ne limitò la diffusione fu l’altissimo prezzo di vendita, sia del computer che del mouse stesso, che allora si aggirava sui 300 dollari.
La presentazione non sfuggì ad alcuni tecnici della giovanissima Apple che, presentando il progetto a Steve Jobs, ottennero i fondi per un nuovo miglioramento e la sua applicazione nel primo prototipo di personal computer chiamato Lisa.

Dall’acquisizione del primo brevetto trascorsero oltre dieci anni di creazione di prototipi e relativi test di funzionamento; il risultato finale venne commercializzato solo nel 1981 con il primo Macintosh, disponibile per l’uso personale.
Si trattava del classico mouse “a pallina” che probabilmente i lettori più giovani non hanno conosciuto. Era dotato di una sfera di gomma rigida con un cuore in metallo, posizionata a contatto di cilindri che avevano ad un’estremità una rotellina. Quasi attaccato a questa, si posizionavano dei sensori ad infrarossi che captavano i movimenti e li trasmettevano al computer. Magari non ricorderemo questi dettagli, ma di certo ricordiamo le ore passate alla pulizia di questi cattura polvere da banco, compattatori di qualsiasi specie di materiale.
Mentre la sua applicazione è rimasta la stessa dal giorno della sua invenzione, l’evoluzione del mouse non si è mai fermata; l’aspetto e le tecnologie utilizzate per renderlo più leggero, preciso ed ergonomico fanno di ogni modello prodotto un fotogramma cronistorico facente parte di un percorso senza fine.
Nonostante oggi si ritrovi a competere con nuovi dispositivi come gli schermi touch, i trackpad, le penne elettroniche e persino i comunicatori oculari il mouse è tuttora la periferica a cui non possiamo rinunciare.