Dopo alcune settimane di lavoro è stata completata la demolizione della motonave Gennaro Cantiello, ormeggiata a Cagliari dal 2004 al molo Sant’Elmo, a Su Siccu, adibita fino al 2014 a ristorante – pizzeria ma semiaffondata da alcuni anni. Se gli eventi recenti relativi a questa imbarcazione sono stati ben raccontati dai quotidiani locali come L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna, meno conosciuta è certamente la storia della nave, così come quella della persona di cui portava il nome.
Gennaro Cantiello, nato a Formicola (CE) nel 1938, era un brigadiere degli agenti di custodia in servizio nel carcere di Alessandria, che rimase ucciso, insieme con il collega Sebastiano Gaeta, oltre ad alcuni detenuti ed ostaggi, durante un tragico tentativo di fuga verificatosi tra il 9 e il 10 maggio 1974. Gennaro Cantiello, catturato dai detenuti in rivolta soccorse, nonostante avesse le mani legate, il medico del carcere, ferito a morte e, sfidando il fuoco dei criminali, lo trasportò fino a dove il personale non coinvolto potesse prendersi cura di lui, anche se purtroppo invano. Quindi rientrò tra gli ostaggi per evitare agli altri compagni di sventura tragiche ritorsioni, ma perse la vita nello scontro a fuoco tra i rivoltosi e le forze dell’ordine che mise fine alla vicenda. Per il senso del dovere e lo sprezzo del pericolo mostrati nelle tragiche circostanze in cui fu coinvolto, Gennaro Cantiello nel 1975 fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
La motonave “Gennaro Cantiello” (circa 40 metri, 184 tonnellate di stazza lorda), varata nel luglio 1977 a Mazara del Vallo su commessa dell’allora Corpo degli Agenti di Custodia, fu destinata ai trasporti da e per l’isola dell’Asinara, all’epoca carcere di massima sicurezza, sia per i rifornimenti, sia per le traduzioni dei detenuti da Porto Torres. La nave rimase in servizio fino al 1998, quando il carcere dell’Asinara fu dismesso, e durante gli oltre venti anni in cui fu impiegata trasportò tra gli altri Renato Curcio e Alberto Franceschini, Raffaele Cutolo e Matteo Boe (l’unico che sia mai riuscito ad evadere dalla “Caienna” italiana).
Anche i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1985 si imbarcarono sulla stessa nave per raggiungere l’isola dove avrebbero soggiornato a lungo per preparare il maxiprocesso contro Cosa Nostra.
Nel 2004 l’imprenditore cagliaritano Salvatore Pergola si aggiudicò all’asta la nave, la fece trainare a Cagliari, dove fu ormeggiata nella Marina di Sant’Elmo, a Su Siccu e per circa 10 anni ospitò un ristorante – pizzeria, il “Peccato di gola”, chiuso nel 2014 dopo che dalle autorità furono riscontrate inadempienze e irregolarità. Da quel momento si è sviluppata una lunga vicenda, che ha visto contrapposto il proprietario, che almeno finché la nave ancora galleggiava avrebbe voluto riprendere l’attività di ristorazione, al Comune di Cagliari e all’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna che premevano perché l’imbarcazione venisse rimossa.
Le cose sono andate avanti per anni fino a quando nel 2023 la “Gennaro Cantiello” è parzialmente affondata; a quel punto era chiaro che la nave, o meglio ciò che di essa restava, era da considerare perduta e andava spostata dal luogo in cui si trovava. Così dopo un inutile tentativo di rimuovere con una gru quello che ormai doveva considerarsi a tutti gli effetti un relitto, è stato ritenuto opportuno ricorrere all’impiego di un motopontone galleggiante e ad una società specializzata che ha provveduto a fare letteralmente a pezzi la nave. Ciò ha richiesto anche l’impiego di sommozzatori per ridurre le parti sommerse dello scafo in dimensioni tali da poter essere portate a terra. È stato necessario circa un mese per completare il lavoro.
Si è così mestamente conclusa la vita della motonave “Gennaro Cantiello” che, dopo aver percorso innumerevoli volte il tratto di mare tra la Sardegna e l’isola dell’Asinara, aveva raggiunto Cagliari per quello che sarebbe stato il suo ultimo e definitivo approdo.










