È il Senegal la destinazione scelta da Surgentes Onlus per il prossimo progetto di cooperazione. L’associazione, che realizza interventi nelle aree meno fortunate del mondo e offre sostegno alle comunità che queste realtà le vivono tutti i giorni, è nata nel 2012 tra Cagliari e Barcellona dall’idea di alcuni geologi e ingegneri, amici e colleghi, esperti nella gestione delle risorse idriche. Surgentes oggi è una onlus che ha all’attivo almeno una quindicina di progetti di cooperazione tra Ecuador, Etiopia e Senegal: zone depresse dove è più difficile reperire le professionalità necessarie a costi accessibili.
La partenza è prevista per fine novembre e prevede la realizzazione di impianti di approvvigionamento idrico con annessi sistemi di pompaggio e reti di distribuzione d’acqua. “Quest’anno potenzieremo l’opera che abbiamo costruito tre anni fa e amplieremo la rete di distribuzione in modo da ridurre la distanza che la popolazione deve percorrere per raggiungere il primo dei rubinetti comunitari”, precisa Andrea Pilia, uno dei tre fondatori di Surgentes.
“Inoltre – continua – in sinergia con l’associazione con cui di solito seguiamo i villaggi in Senegal, svolgeremo anche attività mediche. I nostri medici e infermieri visiteranno gli ambulatori locali e prenderanno in cura le persone con patologie più complesse per le quali non sarà sufficiente la visita ambulatoriale”.
L’obiettivo principale di Surgentes è garantire o migliorare l’accesso delle popolazioni disagiate ai servizi essenziali come acqua, cure mediche ed educazione, promuovendo lo sviluppo della persona insieme all’autonomia e allo sviluppo socio-economico delle comunità nella loro interezza, così da offrire una concreta occasione di svolta.
“Surgentes nasce come associazione specialistica consapevole che la propria attività da sola non è sufficiente per avviare un progetto e quindi cerca sempre l’interazione con altre organizzazioni per lo svolgimento di azioni complementari. Il principio ispiratore, per noi fondamentale, è che non intendiamo portare alcuna risposta nei villaggi, ma andiamo lì in una funzione di ascolto. Non siamo noi – con la nostra sensibilità – a dover imporre la tipologia degli interventi necessari a una comunità, lasciamo che sia questa a segnalarceli”, precisa Pilia.
Ogni progetto prevede più viaggi. Il primo è sempre esplorativo e conoscitivo delle realtà sociali, delle problematiche dei villaggi e dei rapporti tra persone all’interno dei villaggi. Di solito i viaggi hanno una durata che va da un minimo di due settimane a un mese circa, periodo necessario per entrare nei meccanismi della comunità e stringere rapporti di fiducia.
La regola di base che si dà Surgentes è quella di non creare disequilibrio all’interno delle realtà che visita. Dopo il primo viaggio, se dai dati raccolti emerge che ci siano condizioni tali da favorire un intervento, allora si cercano i finanziamenti, si discute di quali siano le priorità da attuare e si organizza il viaggio successivo, che generalmente prevede la messa in opera degli impianti e lo svolgimento di altre e ulteriori attività.
Negli interventi realizzati, l’associazione privilegia sempre l’utilizzo di materiali e tecniche autoctone, ai quali affianca attività di educazione e formazione delle popolazioni locali, così da tutelare e garantire l’autosufficienza delle comunità e la sostenibilità delle operazioni.
A tutte queste pratiche si sommano poi quelle di informazione, sensibilizzazione e raccolta fondi organizzate e gestite dal gruppo locale cagliaritano. Si tratta prevalentemente di autofinanziamento da piccoli eventi come concerti, cene e attività ricreative con incasso devoluto all’associazione. Buona parte arriva dal 5×1000, che negli anni è cresciuto molto grazie alle persone che hanno deciso di dare fiducia a Surgentes. Una novità dell’ultimo periodo è stata poi la realizzazione di opere in omaggio a famigliari deceduti, finanziate quasi totalmente da privati. Nello specifico sono stati costruiti due pozzi con un sistema di distribuzione dell’acqua – in Senegal – che recano le targhe con incisi i nomi delle persone a cui sono dedicati.
Perché lo fanno? Consapevoli di essere nati in una parte fortunata del mondo vogliono offrire il loro aiuto a chi questa fortuna non l’ha avuta e rendere accessibili risorse che per noi ormai sono scontate.