Lo stilista cagliaritano Filippo Grandulli ha dato vita a una sfilata che supera i confini della moda e diviene un progetto d’arte, tanto contemporanea quanto antica.
La sua collezione autunno/inverno 2021/22 si incentra sul concept del tempo e lo fa in modo estremamente elegante, ambientando la sfilata all’interno del Villaggio Minerario Asproni, esempio di architettura mineraria privata, tra le verdi colline del Sulcis Iglesiente, oggetto di un importante progetto di riqualificazione.
Il luogo scelto non è semplicemente bello ma rappresenta la fatica, il lavoro e le speranze delle persone che lo hanno vissuto nel passato e quello di chi oggi opera affinché tesori architettonici come questo siano preservati e restituiti alla comunità. In uno scenario dove il tempo sembra non esistere le modelle si muovono con austerità e determinazione “Ho tentato di sussurrare la tradizione nei dettagli, nei volumi e nelle forme” ci racconta Filippo Grandulli.
Il nero domina la scena, contrastato dal bianco, talvolta, su castigati abiti sensuali, dalle trasparenze moderate, su camicie preziose e bustini, rincorrendosi, in modo quasi cinematografico. Una moda dalle linee nette ma non aride e squadrate. In questo rigore c’è spazio per le frivolezze, per i volant, per il tulle, ma portate in modo fiero e impeccabile, senza concessioni alla noia o al già visto. Ricami sovrapposti, orli sostituiti col taglio vivo, fiori di seta come ornamenti sono i dettagli che rendono unici questi capi. Le gonne in seta shantung riprendono la tecnica a pieghe tipica degli abiti tradizionali sardi, ma sono ancora una volta realizzate in modo “sbagliato” – come lo stilista lo definisce – , così come negli scolli troneggiano gioielli rotti e ricomposti per inseguire un fascino di orgogliosa decadenza. Bellezza, essenza e declino.
E nonostante questa architettura stilistica così complessa, che richiama la storia, dall’eco della moda vittoriana fino agli eccessi scenografici dei New Romantics degli anni ’80, la collezione appare fresca, altera, magica poiché ogni influenza si amalgama perfettamente con un’immagine della Sardegna rappresentata con perizia e fascino.
Su feli significa la rabbia, rabbia accumulata in questo momento storico di crisi, di solitudine, di privazioni. “Ho voluto rompere il silenzio dettato dalla distanza, dal contingentamento, dal senso di paura e oppressione che in quest’ultimo anno ha ovattato la realtà di tante persone” – prosegue Grandulli – e ha trasformato questo silenzio in gesto artistico.
E oggi il gesto artistico ha un valore che va ben oltre la promozione della bellezza o della creatività, oggi è una rivendicazione al diritto di rialzarsi, di andare avanti più determinati di prima.
Il lavoro di Filippo Grandulli ha coinvolto anche altri professionisti sardi, come il creativo Daniele Coppi, regista, e la musicista e producer Marascia che ha realizzato la colonna sonora della sfilata.
Gli accessori rafforzano questa storia fatta di legami con un territorio che ha tanto da offrire e una tradizione che sa inserirsi nell’immaginario contemporaneo, ad esempio con i tipici cestini sardi intrecciati, realizzati in carta da Angela Boeddu, e trasformati in copricapi poetici, o i vistosi orecchini fatti a mano da Furighedda che hanno il potere di annullare i confini geografici per abbracciare mondi lontanissimi.
La sfilata è un inno alla sobria bellezza del nostro passato ma anche alla rinascita e alla capacità di orientarci al futuro, sempre consapevoli della forza insita nella nostra unicità.
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