“Non c è un solo volto del male, ce ne sono tantissimi diversi. L ‘unica cosa che li accomuna è il fatto di non provare alcuna empatia per l’essere umano, chi compie delitti così efferati mette se stesso al centro del mondo con un egoismo assoluto”. Risponde così Stefano Nazzi, giornalista e scrittore, alla domanda che viene spontanea leggendo il titolo del suo ultimo libro “Il volto del male. Storie di efferati assassini” uscito pochi mesi fa per Mondadori. Lo abbiamo incontrato venerdì a Sassari ospite del festival di letteratura giornalistica Liquida (sabato invece sarà a Stintino in Largo Carlo d’Oliva per un nuovo appuntamento del calendario di Èntula)
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Nazzi, giornalista e scrittore, si è occupato a lungo di cronaca nera e giudiziaria; dal marzo 2022 è on line per Il Post il suo podcast “Indagini” su celebri casi italiani: dai i delitti di Chiara Poggi, Elisa Claps, Sarah Scazzi, Samuele Lorenzi, Melania Rea fino alle sanguinose stragi della banda della Uno Bianca, le Bestie di Satana, il duplice omicidio firmato da Erika e Omar, il misterioso collettivo Ludwig. Tratto distintivo della penna (e voce) di Nazzi è il rispetto della verità dei fatti, come la stessa legge sul giornalismo prescrive, con un linguaggio sempre discreto, parco di aggettivi e opinioni, rispettoso tanto delle vittime quanto dei carnefici. Nelle sue cronache i protagonisti hanno sempre un nome e un cognome, a differenza di una certa narrazione sensazionalistica che parla di ‘mostri’.
Spesso, inoltre, si attribuiscono i delitti a follia e raptus: “È troppo semplice giustificare tutto con la follia, ci sono persone che commettono delitti terribili e sono totalmente sane di mente – ha sottolineato – Un esempio? L’americano Ted Bundy. Il male fa parte dell’umanità, per fortuna quelli che compiono azioni efferate sono una piccolissima minoranza ma vivono in mezzo a noi, chiamarli ‘mostri’ serve a noi per allontanarli”. Eppure, secondo il giornalista, ci sono individui davvero malvagi: “Angelo Izzo, se immagino una persona cattiva penso a lui”.
Tanti i casi raccontati durante la chiacchierata sassarese guidata da Lorena Piras davanti a una sala gremitissima: i serial killer Donato Bilancia, il massacro del Circeo, il delitto di Avetrana, l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia. Molti di questi sono per Nazzi un chiaro esempio di come una cronaca sbagliata possa far pressione su indagini e processi e soprattutto influenzare l’opinione pubblica. Anche sulla percezione della criminalità: “I delitti negli ultimi 40 anni sono diminuiti dell’80 per cento, lo sapevate? Eppure ci sembrano sempre di più rispetto alla realtà: ecco un effetto di questa narrazione che trasforma tutto in una fiction per la tv”.