di Mario Gottardi
Ci sono persone che sono alla ricerca costante della bellezza, dell’eleganza, della cura. L’esplorazione avviene selezionando tra sculture, scritti, fotografie, architetture. Insomma, tra ogni forma di espressione umana. Esiste un luogo dove farsi avvolgere da tutto ciò è molto semplice, quasi naturale: lo Spazio Ilisso di Nuoro. Un luogo ambizioso, perché vuole essere un museo della scultura del Novecento sardo, un archivio iconografico e documentale della fotografia e delle arti applicate, un museo dedicato a mostre temporanee su cultura visiva e immateriale. “Uno spazio oltre che di bellezza, di benessere”, evidenzia acutamente Vanna Fois, che assieme a Sebastiano Congiu, dopo aver creato nel lontano 1985 l’omonima casa editrice, oggi offrono al pubblico questo luogo leggiadro.
Casa Papandrea. Chi varca il cancello di via Brofferio 23 a Nuoro viene infatti immediatamente avvolto da un senso di pace e armonia. Di casa. Anche solo per questo bisognerebbe ringraziare l’Ilisso, che per trasformare Casa Papandrea ha impiegato anni di fatiche, impegno, e denari privati. “Lo Spazio è stato realizzato senza nessun contributo pubblico – sottolinea con fierezza e soddisfazione Vanna Fois – questo spazio poteva sostenere la casa editrice invece lo abbiamo realizzato per essere tanto altro, per alimentare la produzione culturale. Per sostenere tangibilmente Nuoro, perché il desiderio di partire, di andarsene, si riduca”.
Due giardini, di complessivi 600 metri quadrati, accolgono i visitatori con opere di Gavino Tilocca, Costantino Nivola, Pinuccio Sciola. E già da lì, circondati da piante centenarie, fiori ed essenze rare e da questi manufatti preziosi si può cogliere la cura con cui è stata effettuata la ristrutturazione di questo edificio storico, nato dall’unione di un precedente fabbricato con piano a “elle” di fine Ottocento e uno più moderno in stile liberty. Accanto saloni e corridoi con le tipiche cementine colorate, fortunatamente arrivate indenni fino ai giorni nostri, passamani in ferro battuto e finestre in legno sapientemente restaurate, si innestano perfettamente elementi tecnologici e arredamenti dalle linee essenziali proprie di un museo moderno e avanzato.
Il piano terra sarà dedicato alla mostra permanente della scultura del Novecento sardo. Mentre il primo piano alle mostre temporanee, che verteranno tutte sulle arti visive declinate in diversi ambiti espressivi contemporanei. Inoltre c’è l’archivio, il forziere che custodisce migliaia di scatti, relazioni, note, in generale documenti che la cosa editrice ha accumulato per la realizzazione dei suoi volumi, nella sua ultratrentennale vicenda.
Le mostre. Lo Spazio ha inaugurato il 14 dicembre del 2019 ma come tutte le attività, pochi mesi dopo ha dovuto chiudere a causa del confinamento per il contenimento del Covid-19. “Abbiamo riaperto rimanendo in tema”, spiega Vanna Fois, illustrando la mostra ‘Osserva le Distanze – Esercita il Pensiero’ dell’Aiap, Associazione italiana del Design e della Comunicazione Visiva. Prima tappa in Italia, proprio a Nuoro, con apertura il 21 giugno, in occasione del solstizio d’estate. Ottanta manifesti appositamente ideati da giovani designer, per il 60% donne, in occasione della pandemia da Coronavirus, come riflessione sul ruolo che la creatività può esercitare in momenti di emergenza estrema come quelli che si sono vissuti da marzo a maggio. Una mostra importante che dal capoluogo barbaricino andrà alla volta di Madrid.
“Poi durante l’estate abbiamo aggiunto una serie di momenti in coerenza con quanto fatto per il lockdown: aprendo le porte a progetti di altri, come Nuoro Jazz o Boche Teatro. Dando l’opportunità a noi di farci conoscere e agli altri di lavorare”. E i progetti non finiscono qui perché in cantiere ce ne sono alcuni che riguardano i bambini, con narrazioni effettuate attraverso audiosinossi, in collaborazione con l’attrice ed esperta lettrice Michela Atzeni.
L’altra mostra è quella che ha inaugurato lo spazio lo scorso anno, intitolata “Paesaggi umani. Marianne Sin-Pfältzer”, dedicata alla grande fotografa tedesca che negli ultimi anni della sua vita aveva scelto di vivere proprio a Nuoro. Scelta non casuale, visto che l’artista tra gli anni Cinquanta e Sessanta, più e più volte aveva attraversato l’isola, a volte addirittura in autostop, da sola, per realizzare i suoi scatti. Durante questi viaggi, attraverso l’uso accurato del suo obiettivo, Marianne Sin-Pfältzer è riuscita a descrivere la rivoluzione storica e antropologica della Sardegna negli anni della Rinascita. Ad esempio con l’utilizzo di inquadrature di oggetti semplici, di uso comune, come un fustino di detersivo appoggiato accanto a donne avvolte nell’abito tradizionale, intente a strofinare i panni in un lavatoio pubblico. O i giornali abbracciati da un giovanissimo strillone dell’Unione Sarda, a Cagliari. O, ancora, la capacità di catturare lo sguardo delle persone, delle donne soprattutto, e di esaltarne la bellezza senza mettere in secondo piano il contesto frugale dell’ambientazione. Le gigantografie delle foto, quasi tutte rigorosamente quadrate, formato amato dall’artista teutonica, hanno guidato fino a oggi i visitatori nel piano superiore dello Spazio. Scatti che ritraggono la Sardegna meno conosciuta, in alcuni casi veri documenti storici e antropologici – come la splendida foto del funerale di un fanciullo a Desulo – o la condizione dei bambini di etnia rom e sinti nelle capitali europee. “Marianne ha sempre avuto particolare sensibilità verso l’infanzia”, spiega Vanna Fois. Su Marianne Sin-Pfältzer Ilisso aveva già realizzato un libro fotografico nel 2012, con testi di Giulio Angioni, ma il volume non bastava. “Non volevamo che il libro irrigidisse i contenuti. La mostra permette di entrare nell’opera d’arte”, spiega Fois.
La genesi: la casa editrice. Ed è proprio per questo che è nato lo Spazio, per andare oltre il libro, per entrare, fisicamente, dentro l’arte. “Lo Spazio è frutto della nostra capacità di resistenza, visto che siamo da 35 anni sul ‘campo’ “, spiega Vanna Fois. Dal primo volume edito, nel 1986, su Antonio Ballero, frutto di un enorme lavoro di ricerca mai fatto prima di allora, Ilisso è forse l’ente culturale a cui maggiormente si deve la conoscenza della scultura e più in generale dell’arte contemporanea sarda. Dalle grandi monografie come quelle su Ciusa, Nivola, Fancello, Maria Lai, Stanis Dessy, solo per citarne alcuni, alle opere generali sulla storia dell’arte di varie epoche storiche, per passare ai classici della letteratura e della saggistica sarda, la produzione della casa editrice è vastissima e abbraccia molti ambiti, per un totale di oltre 600 titoli.
Un impegno formidabile, specie nella realizzazione anche estetica dei volumi, curati con un’attenzione maniacale, che è stato riconosciuta anche dall’Associazione per il Disegno Industriale con il conferimento nel 2011 del Compasso d’oro, tra i più prestigiosi premi di design a livello internazionale. L’Ilisso lo ha ottenuto per il progetto DOMO – XIX Biennale dell’Artigianato Sardo. È stata la prima volta che il premio è arrivato nell’isola. Un evento che purtroppo non si è ancora ripetuto.
Ilisso però non è solo un editore ma anche un curatore di luoghi d’arte. Come la Galleria Comunale di Cagliari, dove dal 2001 al 2007 ha gestito l’attività didattica e il bookshop. O il TRIBU di Nuoro, in cui sin dalla sua fondazione, nel 2010, e fino alla chiusura è stata responsabile dell’allestimento, della gestione e della programmazione culturale del Museo Ciusa, ospitato dal centro.
Questo immenso bagaglio di esperienze e il grande patrimonio librario, iconografico (e si può solo immaginare l’inestimabile tesoro costituito da tutti gli scatti necessari per la produzione dei volumi fotografici), documentale ed epistolare è messo a disposizione di tutti.
Perché Casa Papandrea oltre a luogo di mostre e cultura è anche un archivio prezioso, uno scrigno di conoscenze, a disposizione di tutti coloro che, spinti da curiosità o studio, vogliono approfondire lo studio dell’arte in Sardegna.