Questo è il primo anno di sfilate settembrine che non vedrà sconosciuti giovani talenti supportati dal concorso di moda più famoso ed efficace in Italia, Who is On Next, la cui conclusione e premiazione avveniva a luglio. Molti addetti al settore esprimono costantemente sui social e nei loro canali privati contenuti che riguardano l’importanza dell’economia della moda nel nostro Paese, ma solo in pochi hanno denunciato la chiusura, si dice momentanea, di un concorso che è stato fondamentale per gli emergenti. A oggi si parla di trasformare l’ormai chiusa società, che fungeva da sponsor per elargire i premi, in fondazione, ma di fatto non si hanno notizie della fenice che dovrebbe risorgere dalle sue ceneri e restiamo con l’ultima edizione risalente al 2022.
Who is On Next
Mai nome fu più azzeccato, letteralmente “Chi c’è dopo” e ne parliamo ora proprio perchè dalle passerelle di settembre ci si aspetta sempre di vedere facce nuove e ai vincitori del concorso veniva data grande visibilità durante le sfilate e in tutti gli eventi collaterali alla settimana della moda di Milano. Marchi nuovi e storici, solite tendenze rimescolate per darci quell’illusione di novità, forse tutto è già scritto? Quasi. Dall’inizio degli anni 2000 ci sono talmente tante collezioni durante l’anno da rendere difficile distinguere le reali trasformazioni in atto, soprattutto se non si foraggiano in modo più concreto e continuativo i giovani talenti che potrebbero avere una lettura contemporanea fresca e inedita. Franca Sozzani, sensibile e visionaria direttrice di Vogue Italia scomparsa nel 2016, l’aveva intuito ed è grazie a lei che nel 2005 Who is On Next ha preso vita in collaborazione con Alta Roma, naturalmente supportato dalle nostre istituzioni e dalla Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI). Diviso in categorie merceologiche da allora e fino all’anno scorso Who is On Next ha fatto conoscere al mondo praticamente tutti i marchi italiani di nuova generazione compresi i nostri conterranei Quattromani, il duo creativo composto da Massimo Noli e Nicola Frau, che ebbe il piacere di conoscere personalmente Franca Sozzani nel 2013.
La moda è quell’intagibile capacità di leggere il presente e individuare il futuro. Senza quel presidio di ricerca, consolidamento e sviluppo continuo del made in Italy attraverso i giovani e la loro formazione, tutta l’energia messa sull’orlo di una gonna andrebbe persa consolidando quell’idea che i vestiti sono solo straccetti e darebbe il via libero finale a tutto quel fast fashion che di moda non parla e passerelle non solca. Who is On Next rappresentava quel presidio che supportava concretamente il made in Italy e andava alla scoperta delle nuove leve di stilisti pronti ad entrare nel mercato, con il dovuto supporto mediatico ed economico del premio.
Cosa resta e cosa cambierà
Cosa cambierà lo scopriremo a breve dato che la settimana della moda approderà a Milano dal 19 al 25 settembre. In Italia esistono altri concorsi validi e i CNMI Fashion Trust Grant, l’iniziativa dedicata ai brand indipendenti del Made in Italy patrocinata da Camera Nazionale della Moda Italiana e finanziata dal 2020 oggi più che mai assume un valore imprescindibile. Si tratta di un programma no profit giunto alla sua terza edizione per sostenere stilisti indipendenti, basati e operanti in Italia anche se non necessariamente di nazionalità italiana come dimostra Satoshi Kuwata, fondatore della sua etichetta Setchu, vincitore dell’edizione 2023, nonché vincitore dell’ultima edizione nel 2022 di Who is on the Next. Non è insolito che, pur avendo già vinto un concorso, i marchi neonati scelgano di continuare a partecipare ad altri concorsi per continuare l’attività con la speranza di entrare in un circuito di finanziamento privato dei grandi gruppi, come forse succederà allo stesso Satoshi che vince il premio per il concorso francese LVMH sempre nell’edizione 2023. La lista di marchi che hanno partecipato sia a Who is On Next che ai Fashion Trust Grant è lunga e sembra quasi tracciare un definitivo passaggio di consegne da Roma a Milano, come forse c’era da aspettarsi e come capitò nel lontano 1951 quando il testimone passò da Roma a Firenze con il Pitti fino a stabilirsi a fine anni settanta, a Milano. In Italia pare non ci sia troppo spazio per l’Alta Moda che rimane evidentemente una nicchia da sostenere nelle piccole realtà artigiane locali, del resto ogni luogo ha le sue peculiarità e ogni fine banalmente, comporta un nuovo inizio.