Lo avevamo già scritto (qua) ed eravamo tutti molto felici del ritorno degli A Place To Bury Strangers con un EP carico di scariche sonore taglienti come di norma in casa Aptbs d ora, appunto, siamo tornati puntualissimi ad ascoltare e a commentare l’ennesima fatica formato LP del one man combo.
Avete letto bene, sia one man che combo, visto il cambio di line up che vi avevamo già preannunciato quando avevamo ben parlato dell’EP ‘Holograms’, gli Aptbs sono ormai in un nuovo assetto totalmente ristrutturato ma con sempre a capo il nostro caro Oliver Ackermann e sempre in grado di confezionare un ulteriore capitolo della ormai ben assortita discografia, la band di New York ha ormai quasi venti anni di attività sulle spalle, che sia esperienza oppure peso da portare sulle proprie spalle lo scopriremo ascoltando canzone dopo canzone di questo LP, composto da ben 13 tracce, per quasi un’ora di durata.
Ecco, arriviamo al succo della questione, dopo quasi due decenni, cosa c’è di nuovo? Cosa c’è di imprenscindibile ascolto? Qui il terreno di gioco si fa arduo, sono ben poche le band o comunque gli artisti in generale che riescono a mantenere alta la risposta artistica al tempo che scorre, gli Aptbs non fanno eccezione, sin dal primo ascolto ho saputo riconoscere immediatamente l’impronta sonora caratteristica, ovvero quello shoegaze hardcore che vira più a tinte oscure che malinconiche (mantenendo sempre un leggero trasporto melodico) ma, riascoltando le precedenti uscite, ho avuto quasi l’impressione si confondere album e periodi, come se “See Through You” potesse essere un album del 2012, ovvero “Whorship”
Non voglio essere equivocato, penso che la volontà di Ackermann sia sempre quella di devastarci di pioggia funerea, violenta, di tizzoni ardenti sparati da un vulcano nell’etere che atterrano violentemente sull’ ascoltatore però, e lo vedremo anche meglio dopo, questa volta avverto a tratti confusione, a tratti una sorta di CTRL C + CTRL V del passato.
Stupisce, invece, e sono state veramente belle scoperte “I Don’t Know How You Do It” e “Love Reaches Out” che richiamano una certa new wave à la New Order, presa logicamente a forti pedalate sul pattern (non equivocate, i pedali cui mi riferisco sono quelli della “Death By Audio” sempre di Ackermann), esercizi di stile molto carini ma che, insieme ad altri tentativi quali ad esempio “Anyone But You” in cui sembra di iniettare anfetamine agli Hüsker Dü, ha dato, a me, quasi la sensazione di trovarci di fronte ad uno strano album di cover dal finto titolo: “Aptbs plays them … as others”, oppure, molto più probabilmente, un album figlio di un cambiamento di line up totale e quindi con nuove influenze che entrano e contaminano in parte un progetto invece da sempre granitico e molto omogeneo.
Un album per me strano, da digerire un po’, con una produzione non sempre – ripeto il termine – omogenea, che, preso da solo, nel 2022, ci consegna una band che porta alla luce un bell’album di mazzate sui denti ma che, dopo quasi venti anni rischia di passare inosservato.
Chiudiamo invece con una bella nota positiva: a fine marzo saranno in Italia, crossing fingers per riuscire ad essere sotto al palco perché, e posso assicurarvelo avendoli già visti nel lontano 2015, un loro live merita veramente il nostro prezioso tempo.
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