Il Ministero della Cultura ha abolito la censura cinematografica: niente più tagli, divieti o interventi terzi che condizionano l’arte cinematografica, come avvenuto per oltre un secolo nella diffusione dei film in Italia. Tutto questo succede con la firma del decreto-legge da parte del ministro Dario Franceschini ai sensi della Legge Cinema, che modifica il sistema in vigore instaurato con il Regio Decreto 532 del 1914. La notizia si legge sul sito del Ministero (qui il link).

Se fino a ora esisteva un sistema di “controlli e interventi da parte dello Stato in grado di intervenire sulla libertà degli artisti”, come sostiene lo stesso ministro in un comunicato stampa, con questo decreto viene istituita una Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale del Ministero della Cultura.
In breve: prima del decreto la censura poteva consistere in un parere favorevole, sfavorevole o condizionare l’uscita dell’opera a tagli di scene ed età del destinatario, adesso le opere vengono classificate in base al pubblico di destinazione, e cioè adatto a tutti oppure vietato ai minori di 6, 14 e 18 anni, con deroghe che per le ultime due casistiche consentono un’età più giovane di due anni se la visione è accompagnata da un pubblico adulto
La novità quindi dove sta? Nel non poter totalmente impedire l’uscita in sala o condizionarne la visione a tagli di scene.
Si è parlato di autoregolamentazione come principio fortemente innovativo che caratterizza la Commissione di classificazione di nuova istituzione: saranno gli stessi produttori a proporre la classificazione dell’opera, che se non confermata dalla Commissione potrà essere modificata entro venti giorni.

Nella Commissione, presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, ci saranno 49 membri, selezionati con bando pubblico aperto nel 2018 tra appartenenti ed esperti nel settore cinematografico ed esponenti selezionati in ambito comunicativo, sociale e pedagogico.
Senza indagare troppo sul precedente, anche se sempre meno utilizzato iter di censura, può essere interessante ripercorrere alcuni casi famosi.
Oggetto di censura, in ben più di un’occasione, oltre ad uno scontato Pasolini, è stato anche l’insospettabile Totò, a cui si riferisce proprio uno degli ultimi film ad essere censurati nel 1998 (‘Totò che visse due volte’, diretto da Daniele Ciprì e Franco Maresco).
Impossibile poi non citare il caso di ‘Ultimo Tango a Parigi’, di Bertolucci, per il quale la censura, nel 1976, condannò l’opera al rogo di tutte le copie, salvo poi consentire la conservazione di sole tre copie in qualità di corpo del reato. A proposito di questo fu proprio il tribunale di Cagliari, con sentenza del 1987 del giudice Luigi Lombardini, a consentirne nuovamente la proiezione in cinema e televisione senza censura, reputandolo non osceno (QUI il link ad una notizia che riporta il caso).
Per i più curiosi e appassionati, sul sito cinecensura.com si trova la mostra virtuale permanente che ripercorre le evoluzioni della censura cinematografica dalla sua istituzione, passando per l’inasprimento del periodo fascista, fino ai giorni nostri. Il materiale a corredo dei vari casi presentati, suddivisi nelle quattro categorie di sesso, violenza, politica e religione, sono preziosi e originali, come i commenti di diniego alla proiezione delle opere scritte di pugno dai vari censuratori. Molto prolifico fu, ad esempio, Giulio Andreotti. Tante le pellicole celebri tra quelle censurate in Italia: per la categoria sesso troviamo ‘Fronte del porto’, di Elia Kazan, del 1954, per il quale la Commissione di revisione esprime “parere favorevole alla proiezione in pubblico a condizione che sia abbreviata la scena del bacio tra i due giovani”, ma solo nella versione doppiata. L’edizione originale non è interessata dal taglio.

Per la categoria politica si può citare ‘Oltre l’amore’ di Carmine Gallone del 1940, il quale, dopo un blocco inziale, venne sottoposto a revisione nel 1945; anche in quell’occasione nel venne confermato il divieto di circolazione, a causa della presenza dell’attore Osvaldo Valenti, che aveva aderito alla Repubblica di Salò. Alla successiva richiesta di revisione, il film viene nuovamente ammesso a circolare, a condizione “che venga eliminato dalla testata e dalla pubblicità il nome dell’attore Osvaldo Valenti”.
Per la categoria religione è eclatante il caso di ‘Teorema’ di Pierpaolo Pasolini (che si incontra spesso tra i censurati) del 1968. Il film esce con il divieto per i minori di 18 anni. Nonostante la pellicola sia destinataria di numerosi premi, le Procure di Roma, Alessandria, Sassari e Trieste sequestrano il film e ne ritirano tutte le copie. Solo nel 1991, con 43 metri di tagli e divieto ai minori di 14 anni, il film è autorizzato alla proiezione.
Rientra nella categoria violenza ‘Scarface’ di Howard Hawks del 1932, per il quale nel 1946 viene autorizzata la versione doppiata purché venga attenuata l’eccessiva crudezza di molte scene ed eliminata la scena dell’uccisione del ferito in ospedale. Solo un anno dopo l’edizione doppiata può essere liberamente proiettata.
Ultima pellicola a subire censura è stato ‘Morituris‘, di Raffaele Picchio, nel 2012, la cui uscita in sala è negata con pare contrario all’unanimità perché ritenuta offensiva del buon costume. La società di produzione non ha presentato ricorso.
Viene così segnata la fine di un’epoca in cui le pellicole cinematografiche potevano fisicamente essere mutilate di metri di materiale che diventano oggetto di collezione per tanti appassionati. Per alcuni frammenti censurati è facile domandarsi il perché del taglio, ma forse questo ha reso ancora più diffuso il culto di alcune opere.