La Resistenza ha un solo colore, il rosso, e i volti delle persone comuni che hanno scelto da che parte stare. Storie senza medaglie, nomi che non dicono nulla a chi cerca gli eroi, uomini e donne che l’antifascismo lo hanno avuto nel sangue e per questo ideale hanno rischiato o sacrificato la vita.
Sono queste le “Storie di Antifascismo senza retorica”, titolo dello spettacolo con cui Max Collini, storica voce degli Offlaga Disco Pax, porta in giro fino a fine 2024 la voce di chi ha militato nella vita di ogni giorno a partire dal dopoguerra. Il monologo teatrale andrà in scena a Cagliari il prossimo 22 marzo a Su Tzirculu, ore 20.
Dai testi, scritti da Max Collini e Arturo Bertoldi, è nato anche un libro omonimo, fresco di stampa lo scorso febbraio, edito da People, arricchito da nuove storie che via via troveranno posto anche sul palco.
“Mentre qualcuno sta provando da un paio di decenni a spiegarci che non può esistere antifascismo in assenza di fascismo altri si sono organizzati meglio e da quel portato storico, politico, culturale hanno tratto una nuova egemonia, sdoganando l’impossibile”. E’ con questo riferimento a un presente in cui troppi saluti romani vengono derubricati a nostalgico folklore o troppi occhi restano chiusi di fronte a moderni genocidi che Max Collini e Arturo Bertoldi chiariscono subito di essere militanti come quegli uomini e donne, perchè fascismo e antifascismo non hanno cessato di esistere il 25 aprile 1945.
E allora, di fronte al fuoco che dalle braci torna a scintillare pericolosamente è necessario, per non arrendersi a un presente sempre più cupo, conoscere storie come quelle di Ermanna Reverberi, madre di Bertoldi, che del fascismo nei suoi vent’anni ricorda fame e povertà, quella di chi in città non aveva il tanto di rivolgersi al mercato nero, patendo lacrime, fame e rabbia mentre tutto intorno la Storia andava avanti.
O il racconto di Andrea Pennacchi, frammento del suo “La guerra dei Bepi” (ed People) sul campo di concentramento di Ebensee, l’ultimo a essere liberato dagli americani, nel quale morirono più di ottomila persone. Suo padre tornò vivo, domandandosi per anni: “Perché loro sì e io no?”.
Collini porta in scena anche le voci di Ida e Augusta, le due tedesche di Gombio, venute in Italia per amore, capaci di opporsi alle truppe tedesche con la forza di una frittata e la decisione che solo le donne sanno avere quando c’è poco da scegliere, ricordando a quegli uomini che nessuno è privo di umanità. Salvando un intero paese dal rastrellamento e dalla morte.
Ci sono Jòfa e la Nora, iscritti al Partito Comunista Italiano dal 1945 al suo scioglimento. Sono i nonni di Max Collini, protagonisti del racconto “Sequoia”, che è anche un brano degli Offlaga Disco Pax.
“Storie di Antifascismo senza retorica” porta in scena e tra le pagine aneddoti, frasi e ricordi di militanza, quella di ogni giorno in cui la politica è un fatto di appartenenza, quasi una questione sentimentale, da vivere con naturalezza. E se “L’indifferenza è il peso morto della storia”, per citare Gramsci, è naturale che essere militanti significhi raccontare l’antifascismo per coltivare gli anticorpi che sembrano ormai sopiti o vinti.