Janas, cogas, creature fantastiche che custodiscono tesori nascosti e si nascondono nel buio delle grotte o dei pozzi. La Sardegna tramanda da sempre le storie di donne misteriose armate di poteri magici, a volte dolci e protettive, più spesso feroci e sanguinarie. Una mitologia comune a molti paesi del mondo che associa in maniera spesso inconscia l’essere femminile alla magia e alla malvagità. La visione della donna come creatura incline al male è ribaltata e ricostruita in “Maghe e streghe di Sardegna”, ultimo libro dello scrittore cagliaritano Pierluigi Serra da poche settimane in libreria con Newton Compton. Il volume, con sottotitolo “Dalla fata di Mannorri alla strega di Guasila: le leggendarie custodi deli segreti dell’Isola”, racconta storie note e meno note del nostro patrimonio leggendario con uno sguardo nuovo e attento alle straordinarie doti di alcune donne vissute in Sardegna nei secoli, spesso accusate di stregoneria e pratica di poteri occulti.
“Troppo in fretta e con troppa facilità la nostra famiglia veniva considerata estranea alla comunità; eppure le nostre cure con le erbe e le parole di conforto per i bisognosi venivano donate senza nessun interesse, con la consapevolezza che questi poteri venivano dall’Alto e come tali usati a fin di bene”. Così Caterina, protagonista del racconto “La fata di Mannorri, il paese fantasma”, racconta il dramma dell’emarginazione che subiscono i suoi familiari e lei, ‘colpevole’ di essere troppo bella e intelligente, doni che secondo le voci di paese arrivano inevitabilmente da un malefico patto con il diavolo.
Come Caterina sono tante le donne isolate e allontanate dalla comunità perché abili, intelligenti, depositarie di saperi antichi come la medicina naturale: Serra, che è anche giornalista per la pagina ‘Cultura’ de L’Unione Sarda, racconta le figure di Giovanna Maria, nota come la strega di Guasila, Marietta, fattucchiera di Iglesias, Emeraude, la maga di San Bartolomeo, e come loro tante altre accusate di stringere accordi con i demoni o esercitare le arti magiche per fini occulti. In realtà, sottolinea l’autore che nelle sue opere si avvale di una accurata e ricca ricerca documentaria e bibliografica, “Le streghe della nostra terra, accomunate alle consorelle combattute in tutta Europa dalla Santa Inquisizione – scrive Serra in una nota finale al libro – nulla hanno di quell’aspetto orripilante con cui certa tradizione le ha dipinte”. Streghe per la chiesa, guaritrici animate dalla volontà di fare del bene per chi le guarda oggi senza pregiudizi e senza stereotipi. “Ho ribaltato l’idea delle donne maligne per dare una immagine delle vere maghe della nostra terra – ci ha raccontato l’autore – donne di grande intelligenza e grandi doti”.
Il volume raccoglie dunque alcune delle storie della nostra isola, in cui oltre alle figure femminili sarde compaiono viaggiatori, studiosi, artisti, commercianti che arrivano qui da oltre mare, che spesso si trovano a fare da tramite tra fantasmi in cerca di pace e anime vaganti che aspettano di essere liberate dal limbo in cui la cattiveria umana le ha relegate.
Ad aprire e chiudere il libro c’è una figura molto cara alla Sardegna, Giuseppe Sartorio: torinese, appassionato di esoterismo, lasciò nell’Isola diverse testimonianze della sua arte come scultore funerario. Tra le sue creazioni, il monumento funebre alle due sorelle Jenny e Amina Nurchis, morte in giovane età, nel Cimitero monumentale di Bonaria, a Cagliari. Sartorio morì la notte tra il 19 e il 20 settembre 1922 durante una traversata da Olbia verso Civitavecchia a bordo del piroscafo Tocra. il suo corpo non fu più trovato. Qualcuno assicura di aver visto il suo spirito aggirarsi nel cimitero di Bonaria e lasciare un girasole davanti alla statua di Jenny Nurchis.
Il ritratto di Pierluigi Serra è di Daniela Zedda.