Tutto è nato da una piccola casa bianca acquistata da tempo, nella piazza centrale di Lula, senza ben sapere a quale uso destinarla. E da un’intuizione brillante, arrivata anni dopo: far abitare quelle stanze dalla collezione d’arte contemporanea di famiglia, mettendola a disposizione della comunità, dotando la piccola casa di immense vetrate che lascino entrare la luce e uscire la bellezza delle opere conservate.
La scommessa del MACLula, inaugurato nell’estate 2022, ha già vinto in partenza per coraggio e per visione dei suoi creatori, Domenico Fumagalli e Mariolina Mannia: è necessario un autentico slancio di mecenatismo per fondare il più grande museo privato di arte contemporanea della Sardegna, lontano dai grandi poli culturali e turistici dell’isola. Lula, comune montano di nemmeno 1500 abitanti e a vocazione agropastorale sta conoscendo una nuova stagione, grazie a una comunità sempre più proattiva e alla candidatura del sito minerario di Sos Enattos per ospitare l’Einstein Telescope.
La bellezza come bene democratico
“L’idea di portare l’arte contemporanea nei luoghi lontani dai grandi poli turistici – spiega Domenico Fumagalli, imprenditore milanese trasferitosi a Nuoro dopo il matrimonio con Mannia – nasce perché, per noi, anche chi vive nelle località periferiche ha diritto a conoscere e vedere la bellezza dell’arte contemporanea”.
“Avevo questo edificio da ristrutturare, sulla cui facciata si trova un murale dipinto nel 1982 da Diego Asproni, Francesco Del Casino, Nico Orunesu per esprimere la protesta della cittadinanza contro il taglio degli alberi della vicina foresta Sa ‘e Tamponi – spiega Mariolina Mannia, imprenditrice originaria di Lula e appassionata di arte, che ha trovato nel marito il sodale per quest’avventura – l’unica cosa che sapevo con certezza è che avrei voluto che questo posto diventasse l’agorà del paese, un luogo di confronto per i cittadini, in cui si organizzassero eventi culturali e circolasse bellezza. E Domenico ha avuto la grande idea di mettere a disposizione della comunità la sua collezione di trecentocinquanta opere di arte contemporanea: dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla videoarte”.
Luce, trasparenza e legame con il territorio: la sede
Per la ristrutturazione della casa dipinta e di altri due immobili che si affacciano alla piazza – uno dei quali frutto di donazione – la coppia ha istituito un concorso di idee, vinto dall’architetto padovano Luca Zecchin. Vetrate a tutta parete, geometrie rigorose, convivenza di bianco e toni scuri, e l’iconico murale ambientalista, oggi restaurato, a prendersi la scena: il MACLula, nuovo incubatore di arti visive a vocazione internazionale, diventa realtà. Tra le opere esposte, visibili dalle vetrate illuminate anche la notte, convivono Alberto Burri e Yoko Ono, Maria Lai e Pinuccio Sciola (presente con un’opera concessa in comodato dalla famiglia), Giovanni Canu e Silvia Argiolas, che Fumagalli ama particolarmente: “Nella sua arte si esprime il pensiero di una donna autenticamente libera e autodeterminata. Mi ricorda il mio ’68, vissuto a Milano”.
Una programmazione eclettica
A pochi mesi dall’apertura, il calendario di appuntamenti del MACLula è già fitto: archiviata a gennaio la mostra su Gino Frogheri e Roberto Puzzu, è ora visitabile l’esposizione “Visioni della Città”, che riflette sulla visione del paesaggio urbano nell’arte contemporanea tra straniamento e fascinazione. E poi il progetto, in programma per la primavera, sul rapporto tra intelligenza artificiale e arte: “È un tema che ci affascina molto – spiega Fumagalli – sapere che un robot adeguatamente programmato può confezionare in pochissimo tempo decine, se non centinaia, di opere d’arte ci pone davanti a dilemmi di natura etica, economica, culturale”.
“Saremmo felici di concorrere a rendere Lula un polo di interesse per chi, senza uno stimolo esterno, non sarebbe venuto fino a qui; vogliamo che le persone curiose possano dirsi: vediamo cosa si fa oggi a Lula, vediamo cosa si fa al MACLula” conclude Mannia.
(Foto di MAC Lula)