Le radici sono preziose, in quanto capaci di trasmettere un senso di appartenenza profondo verso qualcosa o qualcuno che va oltre le distanze, le barriere e le differenze. Le radici sono molteplici, non si limitano a un unico contesto e a un singolo ambito e la loro bellezza sta proprio in questo aspetto qui ovvero nella molteplicità di vedute che sono in grado di offrire. Proprio sul concetto di radici si è riflettuto nel corso dell’incontro con il talentuoso illustratore e scrittore di graphic novel Pedro Martín, americano di nascita ma di origini messicane, durante l’incontro andato in scena sabato 4 ottobre nella Torretta Tam Tam dell’Exma in occasione della ventesima edizione del festival Tuttestorie in via San Lucifero a Cagliari (qui uno degli approfondimenti realizzati durante il festival). Un incontro ricco di contenuti, durato circa un’ora e mezza, con l’ottima moderazione di Daniele Mocci e il prezioso contributo come interprete di Samantha Cipollina. Una trentina le persone presenti a uno degli appuntamenti più attesi e sentiti del festival terminato il 5 ottobre.
Il pomeriggio è caldo e soleggiato, Pedro arriva con qualche minuto di anticipo, prende posizione e osserva le persone che ha davanti a sé con entusiasmo, ha un piglio vivace, sorriso in volto da cui traspare la gioia per essere presente in un contesto nel quale può approfondire il suo percorso – umano e artistico – in piena libertà. Si parte subito dall’analisi dell’appartenenza a due culture diverse ovvero quella americana e quella messicana. “Questo è un aspetto sicuramente molto interessante – esordisce – quando lo vivi sulla tua pelle non ci pensi ma sono gli altri a farti notare questa sorta di ‘’doppia origine’’ che poi ti porta a riflettere con attenzione a riguardo”. Pedro viene da una famiglia umile e numerosa, costituita da nove figli in totale, i più grandi nati in Messico mentre i più piccoli – come lo stesso Pedro – dopo il trasferimento in California. L’analisi del rapporto con i propri fratelli è uno dei punti salienti della sua riflessione. “I fratelli più grandi – racconta – nati in Messico sentivano di aver faticato molto di più rispetto a noi, avendo dovuto cambiare e stravolgere tutto, facendo quindi i conti con un contesto nuovo e sconosciuto sotto ogni punto di vista”.
L’autore della graphic novel ‘’Mexikid. Una famiglia on the road’’, pubblicata dalla casa editrice Tunué incentrata proprio sulla storia della propria famiglia e sul viaggio che compirono dalla California al Messico per andare a prendere il nonno paterno Alejandro, si sofferma sul suo primo approccio con i fumetti. “Furono proprio i miei fratelli maggiori a introdurli in casa e per me fu un colpo di fulmine pazzesco, rimasi immediatamente colpito dalle immagini e dalla struttura del tutto. I miei fratelli maggiori ci scherzavano su e mi dicevano che il mio modo di vivere la passione per i fumetti era esagerato e troppo serio”.
Per Pedro il rapporto con le immagini e con la cultura visiva è da subito intenso, quasi simbiotico e viscerale. Giorno dopo giorno prende sempre più confidenza con un linguaggio artistico nuovo ma che sente immediatamente sulla propria pelle e che gli consente di costruirsi un mondo interiore suo variopinto e speciale. “Per me leggere i fumetti e, più generalmente, approcciarmi alla cultura visiva – sottolinea – è stato un modo unico per scappare dalla realtà quotidiana dura in cui vivevamo. Era un modo per non pensare alla fatica dettata dal lavoro, penso ad esempio a quando andavamo nei campi a raccogliere le fragole”.
Tanti gli aneddoti relativi all’evoluzione della sua passione nel corso del tempo. “Ho lavorato per tanti anni – prosegue – come disegnatore di cartoline d’auguri per una società. Ero molto veloce nel mio lavoro e appena finivo mi dedicavo nel tempo libero che avanzava alla realizzazione di quei disegni che successivamente sarebbero diventati parte integrante della mia opera miei e che per molto tempo ho tenuto nel cassetto, sino a quando è arrivato il momento della pensione. Ecco, quel frangente lì per me ha rappresentato un momento di svolta importantissimo: ho deciso di rimettermi in gioco e dare nuovi stimoli alla mia vita”. Immancabile anche un’attenta riflessione sul significato della scrittura e della realizzazione di un’opera d’arte. “Quando si scrive una storia ogni elemento fa la differenza e nulla può essere tralasciato: gli oggetti, la loro disposizione negli spazi, gli sguardi. Scrivere non è mai un atto a senso unico ma qualcosa che permette di fare nuove scoperte e di conoscere nuovi lati di sé”.
Arriva il momento più atteso dell’incontro ovvero il racconto del viaggio dalla California al Messico per andare a prendere il misterioso nonno paterno Alejandro, un uomo di poche parole dal vissuto significativo, protagonista di eventi storici di rilievo come la Rivoluzione Messicana tra il 1910 e il 1920. “Quel viaggio è stato fondamentale, direi quasi rivoluzionario per certi aspetti, e ha cambiato obiettivamente i nostri equilibri famigliari – puntualizza Pedro – io mi sono accorto da subito che stava avvenendo qualcosa di particolarmente significativo. Viaggiammo con un camper Winnebago parecchio suggestivo, a guidarlo era mio padre: ricordo che quando arrivammo alla dogana c’erano delle guardie corrotte appostate lì che, per farci transitare, pretesero i nostri oggetti. Per riaverli indietro, in alternativa, avremmo dovuto dare loro una somma di denaro non esigua. Chiaramente mio padre non pagò, per lui i miei giocattoli e ciò che avevo allora non aveva un grande valore. Ci rimasi male, come era inevitabile fosse”.
Si affrontano nella chiacchierata tematiche come la crescita, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, i rapporti familiari che cambiano, le divergenze e al contempo i punti in comune. “I miei fratelli maggiori – rivela divertito – ci dicevano di essere figli della stalla mentre noi, che per loro eravamo privilegiati, venivamo chiamati i figli dell’ospedale”. È il turno poi dell’analisi del nonno paterno Alejandro. “L’immagine che mi ero fatto di lui era quella di un gigante di pietra, era imperscrutabile e si avvertiva un senso di distanza notevole. Quando poi ho iniziato a sentire le storie su di lui e sul suo vissuto ho iniziato a cambiare opinione a riguardo, iniziando a vederlo come una sorta di supereroe per poi cogliere piano piano i suoi lati più umani e intimi”. Poco prima di congedarsi, non manca un accenno ai progetti futuri, in primis il prosieguo della sua graphic novel ‘’Mexikid’’. La serata termina all’insegna di sorrisi sinceri e genuini e della consapevolezza che le differenze di prospettive sono estremamente preziose per maturare e rendersi conto che il mondo è un mosaico ricco di sfumature che sarebbe un peccato non cogliere a causa di preconcetti fini a se stessi.










