Ci sono voluti vent’anni di lavoro e ricerca per portare alla luce un materiale prezioso quanto vasto, come quello di oltre 190 fra lettere, biglietti e cartoline oggetto del ricco carteggio tra Grazia Deledda e Andrea Pirodda, divenuto poi il volume “𝐋𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐚 𝐃𝐞𝐥𝐞𝐝𝐝𝐚 𝐚𝐝 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐞𝐚 𝐏𝐢𝐫𝐨𝐝𝐝𝐚 (𝟏𝟖𝟗𝟏-𝟏𝟖𝟗𝟗), 𝐝𝐢𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨”, di Piero Mura, pubblicato a gennaio da Il Maestrale.
I materiali raccolti nella monografia offrono uno sguardo più profondo sulla formazione letteraria e personale della scrittrice nuorese, unica autrice italiana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, facendo emergere da quello che è a tutti gli effetti un romanzo epistolare di formazione del tardo Ottocento, il suo percorso di crescita artistica e personale.
Il libro è stato presentato lo scorso 21 marzo alla Biblioteca Universitaria di Sassari, come primo appuntamento annuale del festival letterario Mediterranea. Culture, scambi, passaggi, organizzato in collaborazione con Aes Editori Sardi e Koinè Ubik Libreria Internazionale.
Il critico letterario Alessandro Marongiu, appassionato deleddiano, ha dialogato con Piero Mura, offrendo al numeroso pubblico presente la possibilità di accostarsi a uno dei periodi meno conosciuti della biografia della scrittrice nuorese, quello che va dal 1892 al 1899, ricostruito attraverso il ricco epistolario inedito.
Grazia Deledda aveva vent’anni quando conobbe Andrea Pirodda, maestro elementare di Aggius, trasferitosi a Nuoro, col quale iniziò una relazione epistolare e sentimentale durata otto anni. Pirodda era quello che potemmo definire un intellettuale e femminista ante litteram, che con uno pseudonimo femminile si fece portavoce delle loro istanze su alcune riviste letterarie dell’epoca.
Un rapporto ricco e vivace, quello tra la Deledda e Pirodda, nel quale sentimento e letteratura trovavano spazio in lunghissime lettere, scritte con lo stile di chi immaginava che a leggerle, un domani, fossero altri occhi, gli stessi che avrebbero letto i suoi romanzi. Nello scambio epistolare c’è sempre una prima parte dedicata a resoconti letterari ed economici, cronache familiari, poi una seconda nella quale parlare d’amore. Grazie alla sua grafomania e alla dovizia di particolari coi quali arricchiva le proprie missive, abbiamo la possibilità di avere uno spaccato piuttosto fedele della vita della Deledda e della Nuoro del tempo. Non disponiamo delle lettere di Pirodda in quanto la scrittrice, come lei stessa raccontava, aveva l’abitudine di bruciare periodicamente la corrispondenza dei suoi interlocutori.
Tutto il vastissimo carteggio deleddiano – aveva oltre centodieci interlocutori ai quali scriveva lunghissime lettere – era un vero e proprio esercizio di scrittura, la sua passione per il racconto le consentiva di farne palestra di stile nella quale esaltare la dimensione enfatica del personaggio, in questo caso lei stessa. Nella corrispondenza oggetto del volume lo stile della Deledda risulta ancora poco maturo letterariamente, data la sua giovane età, ma nelle lunghe e articolate missive sperimenta modelli narrativi, stili, tecniche e personaggi che in seguito riproporrà nei romanzi e nelle novelle.
Dal carteggio emerge una figura a tutto tondo, moderna, con un carattere forte. Grazia Deledda è una donna libera intellettualmente e ambiziosa, che crede nelle sue capacità e considera giusto che le donne lavorino e studino per emanciparsi dalle loro origini, guardando oltre. Potremmo definirla una femminista di fatto, al di là di ogni definizione.
Piero Mura, nuorese, studioso di letteratura italiana moderna e contemporanea, è autore di numerosi saggi e articoli su diversi autori, fra i quali Sergio Atzeni, Italo Calvino, Fabrizio De André, Pier Paolo Pasolini e Giuseppe Dessì.
