Dopo Fred Again con Brain Eno io oggi non saprei più cosa immaginare per cui, a volte, si può pensare a ragione e senza scuse di aver bisogno di voler rifugiarsi in un comodo giaciglio, tiepido, al cui interno trovare la giusta protezione, senza illusioni, vera, necessaria.
Avevamo già accolto con favore ‘Tropic Morning News’ alcune pagine fa di Nemesis Magazine (qua) per cui l’attesa dell’ album si faceva sempre più spasmodica ed in grado di essere solo lontanamente alleviata da uscite di degna rilevanza ma, siamo seri, non al potenziale livello di quanto la band capitanata da Matt Berninger. I “gossip” passavano soprattutto quelli legati ai featuring e qualche naso si storceva anche un po’ (a torto, diciamolo subito).
Ma, insomma, la domanda è: “Allora? dopo lustri di carriera? Dopo otto album com’è questa nuova release?” Rispondo subito: “Comodamente bello”, e spiego: un album che vede la band di Cincinnati tornare un po’ minimalista, alleggerita dalle esperienze un po’ più stratificate delle ultime release, un album che suona maledettamente, ultra riconoscibilmente ‘The National’, senza nessun guizzo, colpo di testa, invenzione particolare.
D’altronde per un pezzo come ‘Eucalyptus’ io darei non so cosa, accetterei anche un album in cui questa canzone si ripete quindici volte per cui ritrovarmi ad ascoltare ‘New Order T-Shirt’ nella notte, oppure la successiva ‘This Isn’t Helping’, la stessa ‘Tropic Morning News’ per me va solo che bene ma non è un contentino, sia chiaro, bensì l’accettare con serenità di tornare per una volta tanto ad un porto sicuro, non eccelso ma sano e docile.
Grazie Taylor Swift, Phoebe Bridgers e Sufjan Stevens per il loro contributi, grazie Mary Shelley per aver dato una primaria ispirazione, grazie anche un po’ ai guai di Matt Berninger, che sono anche i nostri guai, come uno specchio in cui non dobbiamo aver paura di rifletterci perché forse, e lo scrivo ammettendo l’onestà con cui amo anche contraddirmi, per questa volta va bene così, forse, dopo quanto sta accadendo, nei nostri cosmi personali e più amplificati, un piccolo rifugio comodo è quello di cui abbiamo bisogno e ‘First Two Pages Of Frankenstein’ è.
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