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Le donne? Un’opera d’arte. Salutiamo Thierry Mugler, il visionario della moda

Di Giacomo Pisano
29/01/2022
in Moda
Tempo di lettura: 10 minuti
Le donne? Un’opera d’arte. Salutiamo Thierry Mugler, il visionario della moda

Se guardiamo alla moda semplicemente come un’industria di prodotti da indossare perdiamo di vista la componente più bella, quella artistica, che guida il designer alla realizzazione di un abito e quel fitto intreccio di culture e melting pot che sono poi in grado di definire e dare un’identità a un brand. Thierry Mugler, scomparso lo scorso 23 gennaio a 73 anni, è senza dubbio un fulgido esempio dell’indissolubile connubio tra arte e moda.

Tra i nomi altissimi dell’haut couture Thierry Mugler è tra quelli che si sono distinti per aver lasciato una traccia indelebile, portando avanti una visione del fashion, e soprattutto della donna, che lo hanno reso unico. Quando dalla sua città natale, Strasburgo, approdò negli anni ’70 a Parigi, dopo una formazione stilistica avvenuta a Londra, la sua idea di moda prese subito forma e dopo soli cinque anni creò il proprio marchio, che apparve subito fresco e inedito.

Gli ingredienti sono tanti e ben mescolati tra loro, come in un cocktail ben riuscito stanno in perfetto equilibrio: le ombre del cinema noir, il mondo bdsm, gli insetti, lo spazio e i robot. Come poter conciliare elementi così diversi tra loro è il talento di Mugler a raccontarlo, attraverso creazioni sorprendenti, provocatorie e ironiche, alla perenne ricerca di un’eleganza anticonvenzionale in grado di celebrare la donna nella sua natura più ricca e multiforme.

Guerriere urbane, amazzoni, astronaute, cyborg, dominatrici sadomaso, divinità senza tempo, dive inarrivabili, insetti meccanici: queste le donne che Mugler, con una straordinaria fantasia evocativa, ha saputo mostrare con fierezza e raffinatezza, senza mai scadere in cliché e volgarità.

A Little Black Dress by Thierry Mugler, 1981

L’amore per la commistione e la ricerca lo portano a lavorare con il teatro. Nel 1985 aveva infatti realizzato gli abiti per il Macbeth su incarico della Comédie-Française. Strinse collaborazioni anche con musicisti e performer: fu il primo stilista a far sfilare una cantante. Nel 1991 calcava la passerella Diana Ross, un’icona del mondo dello spettacolo intergenerazionale. Lavorò al video di George Michael “Too Funky” e cominciò anche collaborare con Clarins per creare con loro cosmetici e profumi, suo è “Angel”, uno dei più venduti al mondo. Tante star del fashion system e del cinema iniziarono a riconoscere nei suoi abiti un messaggio energico e quella visione sofisticata di eleganza che era da sempre stato l’obbiettivo di Mugler: Tyra banks, Rossy de Palma, Sharon Stone, Kim Kardashan. Senza trascurare le supermodelle che negli anni ’90 dominavano le passerelle di tutto il mondo: Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Claudia Schiffer.

Tra i suoi talenti anche la fotografia, che ammiriamo nei suoi due libri “Thierry Mugler” del 1988 e “Fashion Fetish Fantasy” di dieci anni successivo. Alcune di queste immagini sono considerate capolavori iconici della moda. Nonostante il ritiro ufficiale dalle scene nel 2002, Mugler aveva continuato a disegnare e a vestire le celebrità senza essere mai dimenticato, tanto che il Musée des Arts Décoratifs di Parigi gli ha dedicato una grande retrospettiva nell’ottobre scorso. Conduceva una vita ritirata e si dice che faticosamente sia stato convinto ad approvare questa mostra a lui dedicata.

A parlare per lui la sua eredità, quella più preziosa: le suggestioni immortali di una visione straordinaria della bellezza.

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