Per troppo tempo l’umanità ha guardato alla natura e agli animali come a un grande “magazzino di merci” da usare e sfruttare per il proprio interesse: abbiamo consumato acqua e terra, inquinato l’atmosfera, utilizzato risorse che credevamo inesauribili. Oggi è impossibile ignorare il grido di allarme del nostro pianeta che tra eventi disastrosi, temperature che si innalzano e ghiacciai che perdono volume ci sta davvero comunicando che la catastrofe è vicina.
Siamo ancora in tempo per fermarla: ne è convinto Andrea Staid, docente di antropologia culturale e visuale presso la Nuova accademia di Belle arti di Milano e di letterature comparate dall’Università dell’Insubria, che da tempo indaga il rapporto tra l’uomo e la terra che abita.
L’ultimo libro “Essere natura. Uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente” appena arrivato in libreria con Utet è un’indagine sul nostro posto nel mondo, sulla strada sbagliata che ci hanno abituato a percorrere negli ultimi decenni e sulle nuove possibilità con cui (forse) potremo arginare la crisi climatica, sociale ed economica del pianeta.
Abbiamo incontrato Staid a Cagliari in occasione del festival Marina Café Noir organizzato a Cagliari, tra il cinteatro Nanni Loy e su Tzirculu tra 15 e 17 dicembre, dall’associazione culturale Chourmo che quest’anno festeggia la ventesima edizione del festival e lo abbiamo invitato a raccontarci “Essere natura”.