“La scogliera dei desideri (Boom!)” è un film del 1968 girato in Sardegna da Joseph Losey con protagonisti Elizabeth Taylor e Richard Burton.
“Contavi di toccare il mio cuore perché sapevi che stavo morendo. Ma hai calcolato male: il treno del latte non si ferma più qui”.
“Boom” (il titolo originale del film) è il rumore dei fluttui delle onde durante una tempesta di maestrale che di continuo si infrangono sugli scogli, ma anche un’onomatopea che simboleggia l’esplosione, la fine della vita, lo scoppio della morte.
La pellicola è basata su una delle commedie meno facili e esoteriche di Tennessee Williams chiamata “The Milk Train doesn’t stop here anymore” e fu anche il responsabile della sceneggiatura del film che ne fu tratto nel 1968 diretto da Joseph Losey (autore di pellicole importanti e di successo come “The servant” e “Modesty Blaise” con la nostra Monica Vitti) con la divina coppia formata da Elizabeth Taylor e Richard Burton.
Girato quasi completamente tra Alghero, Capo Caccia, Porto Conte e l’Argentiera, fu uno dei film più costosi mai girati sulla nostra isola e un enorme flop all’epoca della sua uscita: la critica e il pubblico lo fecero a pezzi, aspettandosi un film hollywoodiano con i soliti ruoli della coppia, ma si trovarono davanti un film d’arte inafferrabile e non lineare (tra i più grandi estimatori della pellicola troviamo però John Waters, regista indipendente totalmente sopra le righe noto per le sue opere trash dissacranti nei confronti dei bigotti valori americani.)
La trama di “Boom!” si concentra sugli ultimi due giorni della vita di Flora “Sissy” Goforth (Elizabeth Taylor). Sissy è una donna miliardaria, eccentrica, viziata e irascibile ma soprattutto è una donna malata in punto di morte, dopo aver già seppellito sei mariti. Sta trascorrendo la sua ultima estate in una villa (costruita apposta per il film sulla terrazza di Cala della Barca nel parco di Porto Conte), dettando, anzi, urlando, le sue memorie ai suoi collaboratori che vengono trattati quasi più da schiavi che da dipendenti. Beve, delira, sbraita continuamente dall’interfono e a modo suo ci fa ridere. Elizabeth Taylor, che aveva rischiato pochi anni prima di morire e continuò ad avere problemi polmonari come l’eccentrica protagonista del film, ci regala una delle sue migliori interpretazioni, sopra le righe come la sua vita reale, fatta di delicatezza e di eccessi, di molti matrimoni, cocktail, vestiti bizzarri e gioielli costosi.
Nella sua villa isolata circondata da cartelli “Keep Off” e controllata da un branco di cani feroci educati da un aggressivo personaggio affetto da nanismo, Sissy è convinta che non sarà disturbata. Ma i suoi ultimi giorni di esilio verranno disturbati bruscamente da un affascinante poeta (Richard Burton) arrivato inaspettatamente in barca. Si scoprirà poi che l’uomo, famoso per essere chiamato “Angelo della morte”, spesso si presenta a casa di donne ricche in fin di vita per aiutarle a morire liberandole dei loro preziosi beni che le hanno tenute per sempre incatenate a un’esistenza vuota e priva di senso: un’ultima possibilità di redenzione per riflettere sulla vacuità di un’esistenza basata sull’accumulo massivo di ricchezze alla fine poi totalmente inutili.
I due attori, che avevano precedente divorziato, si ritrovarono e si innamorarono nuovamente sul set di un film che parlava di fine: della vita, ma anche della ricca borghesia trincerata in se stessa e stretta dal nuovo nascente movimento sessantottino. Ancora oggi, si dice che a cercare bene tra rocce e cespugli si possano ancora trovare frammenti delle fondamenta della villa che venne costruita apposta per il film e poi distrutta: una dimora effimera come la vita di cui si parla nel film, come l’amore travolgente e tempestoso dei due protagonisti, anche nella vita reale.