Quante storie e luoghi straordinari custodisce la Sardegna? Con il suo patrimonio millenario, l’isola punta a riscoprire la propria identità e a condividere con il mondo la ricchezza della sua cultura. Sono trascorsi quasi trent’anni dal riconoscimento di Su Nuraxi di Barumini come primo sito UNESCO della Sardegna, portando alla ribalta una civiltà unica; eppure, gran parte del suo patrimonio, dalle domus de janas al resto delle imponenti torri nuragiche, attende ancora di essere pienamente compreso e valorizzato. Questo desiderio di appartenenza, riscoperta e condivisione, mette oggi la Sardegna al centro di un percorso di riscatto culturale e riconoscimento internazionale; noi di Nemesis Magazine abbiamo ripercorso tutte le tappe di questo intenso viaggio, tra candidature, Tentative List e un 2025 che si prospetta ricco di momenti importanti, compresa una buona dose di suspance.
Domus de janas, candidatura italiana ufficiale UNESCO per il 2025
Le domus de Janas, “case delle fate” in sardo, sono tombe preistoriche scavate nella roccia tra il Neolitico Medio e l’Età del Rame e rappresentano, a oggi, l’unica candidatura ufficiale dell’Italia per il Patrimonio Mondiale UNESCO del 2025. Disseminate in tutta la Sardegna, queste strutture funerarie, spesso decorate con simboli di credenze e pratiche rituali, rappresentano una testimonianza unica della civiltà prenuragica propria solo della Sardegna, emblema di una cultura profondamente caratterizzata dalla relazione tra natura e sacralità.
Il percorso verso la candidatura, cominciato nel 2018 e promosso dal CESIM (Centro Studi Identità e Memoria), vede coinvolta una rete di trentasette comuni, con Alghero capofila e ventisei complessi monumentali, scelti per il loro eccezionale valore universale. Tra i siti più significativi troviamo il complesso di Anghelu Ruju a Alghero, il più esteso dell’isola; la necropoli di Montessu a Villaperuccio, altro esempio straordinario, con oltre 40 tombe disposte in un anfiteatro naturale di roccia vulcanica e il complesso di Monte d’Accoddi a Sassari, a meno di 500 metri di distanza dal più noto altare-tempio che porta lo stesso nome, struttura monumentale che richiama le ziggurat mesopotamiche.
La proposta, con il sostegno della Regione Sardegna e di un grande numero di organizzazioni culturali locali, è stata formalmente accettata nella Tentative List UNESCO nel 2021 (un elenco di siti che gli stati membri propongono come candidati potenziali per il patrimonio UNESCO), fino alla presentazione ufficiale del dossier per la candidatura al Centro del Patrimonio Mondiale nel gennaio 2024. La decisione finale del Comitato per il patrimonio dell’umanità, che si riunirà a Sofia, è attesa per luglio 2025; se approvata, questa candidatura, che punta a valorizzare il legame tra archeologia e ambiente circostante, rappresenterebbe un passo storico per la valorizzazione del patrimonio preistorico sardo e un volano per lo sviluppo del turismo culturale di alta qualità. Le domus de janas diverrebbero il secondo sito UNESCO della preistoria neolitica in dote all’Italia, dopo l’arte rupestre della Valle Camonica, e il primo del genere dotato di monumenti visitabili.



Su Nuraxi di Barumini, primo sito UNESCO della Sardegna
Il complesso nuragico Su Nuraxi di Barumini è diventato, nel 1997, il primo, e finora unico, sito UNESCO della Sardegna, riconosciuto per il suo eccezionale valore universale. Questo straordinario esempio di architettura nuragica, risalente nella sua parte più antica all’Età del Bronzo, con la sua struttura centrale, composta da una torre megalitica circondata da quattro torri angolari, un bastione e un villaggio, dimostrano un’incredibile maestria costruttiva, in special modo nell’uso della pietra locale e nella progettazione difensiva, rappresentando il culmine dell’ingegneria e dell’organizzazione sociale di una civiltà che ha abitato l’isola per oltre mille anni.
Il riconoscimento UNESCO ha avuto un impatto profondo non solo sul sito archeologico ma anche sul territorio circostante, rafforzando l’identità culturale degli abitanti. La maggiore visibilità internazionale di Barumini ha trasformato il sito in una meta privilegiata per il turismo culturale, con effetti positivi sull’economia locale: l’afflusso turistico ha favorito la nascita di nuove attività legate all’accoglienza, alla ristorazione e all’artigianato, creando opportunità lavorative e stimolando la formazione di guide turistiche e operatori della cultura. Il sito è diventato un modello per la gestione di beni culturali e un centro nevralgico per eventi di rilievo, come l’Expo del Turismo Culturale in Sardegna, che ha evidenziato il ruolo dei valori UNESCO come volano per lo sviluppo territoriale; grazie all’esperienza acquisita, la Fondazione Barumini Sistema Cultura ha potuto condividere competenze e buone pratiche con altre realtà sarde, contribuendo alla valorizzazione del patrimonio dell’isola.


La sfida del patrimonio nuragico verso il riconoscimento UNESCO
L’esperienza di Barumini ha ispirato l’ambizioso progetto di candidatura UNESCO per l’intero patrimonio nuragico della Sardegna, una civiltà dal valore universale che ha lasciato migliaia di torri, villaggi e monumenti sparsi in tutta l’isola. Promossa dall’associazione La Sardegna verso l’UNESCO, la proposta include 32 siti rappresentativi della civiltà nuragica, tra cui Mont’e Prama a Cabras, celebre per i giganti di pietra, il Dolmen di Sa Coveccada a Mores, tra i più grandi d’Europa e Monte Baranta a Olmedo, raro esempio di villaggio fortificato.
Dal 2021, i nuraghi sono inclusi nella Tentative List ma il processo verso il riconoscimento definitivo è ancora in corso. Nel marzo 2024 un protocollo d’intesa tra il comune di Barumini, la Fondazione Barumini Sistema Cultura e l’associazione promotrice ha rafforzato la collaborazione per la candidatura, presentando anche una nuova nuova denominazione per il sito, che diventerebbe, con una scelta dal profondo significato simbolico, “Su Nuraxi di Barumini e i monumenti della civiltà nuragica della Sardegna”.



Il 2025 sarà un anno cruciale nel processo di candidatura ufficiale: tra le azioni chiave, la preparazione del dossier, presentato al Ministero della Cultura nel giugno del 2024 come bozza preliminare, e la prosecuzione del più ampio piano di valorizzazione e promozione del patrimonio nuragico mai attuato nell’isola, grazie ai 35 milioni di euro stanziati dalla Regione Sardegna per migliorare infrastrutture, accessibilità e conservazione dei siti e sostenere la comunicazione internazionale con eventi, conferenze e collaborazioni scientifiche. Fondamentale, parallelamente, sarà rafforzare il supporto istituzionale e locale, consolidando la rete di istituzioni, associazioni e comunità coinvolte e promuovendo la partecipazione attiva della cittadinanza per creare consenso e sostegno diffusi. Il coordinamento con la Commissione nazionale italiana per l’UNESCO sarà decisivo per garantire che il dossier soddisfi i requisiti richiesti e pianificare le prossime tappe verso la presentazione ufficiale, presumibilmente tra il 2026 e il 2027. Nel frattempo sarà essenziale monitorare la permanenza dei nuraghi nella Tentative List, assicurandosi che, in attesa del riconoscimento, rimangano una priorità italiana e, sempre più, un simbolo di identità e promozione per la Sardegna.
Il Parco Geominerario, una storia complessa
Nel 1998, il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna fu il primo al mondo a essere dichiarato Parco Geominerario dall’UNESCO, grazie al valore eccezionale del patrimonio minerario e geologico dell’isola, testimone unico della cultura industriale e dei paesaggi legati all’attività estrattiva. Successivamente, il parco entrò nella Rete mondiale dei Geoparchi UNESCO per venire poi rimosso nel 2019 a causa di problemi gestionali, criticità infrastrutturali e un insufficiente coinvolgimento delle comunità locali. Nonostante la battuta d’arresto, siti iconici come Porto Flavia, le miniere di Montevecchio e di Ingurtosu continuano a essere attrazioni di grande rilievo culturale e turistico; oggi, le amministrazioni locali lavorano per rilanciare il parco, migliorandone la gestione e la valorizzazione, con l’obiettivo di recuperare il prestigio internazionale perduto e, in futuro, presentare nuovamente la candidatura a programmi UNESCO.



Oltre il prestigio, una straordinaria opportunità
Il riconoscimento UNESCO non è soltanto un marchio di prestigio ma rappresenta un’opportunità straordinaria. Per la Sardegna, far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO significa tutelare luoghi unici, accedere a risorse per la loro protezione, incrementare un turismo attento alla storia e alla natura e alimentare la consapevolezza della popolazione locale. Con il verdetto sulle domus de janas, atteso per luglio 2025, la Sardegna vive un momento di grande speranza; fare il tifo per queste millenarie “case delle fate” significa credere nella forza della cultura, della comunità e nella capacità di un popolo di riscoprire e valorizzare le proprie radici. Il sogno è a portata di mano e quest’anno potrebbe essere quello giusto per l’isola.
In copertina uno scorcio panoramico sulla suggestiva necropoli di Montessu.
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