La crisi ambientale che stiamo attraversando conosce precedenti solo così lontani nel tempo da farceli apparire cose di poco conto: glaciazioni, terremoti, tsunami, uragani, innalzamento delle acque e surriscaldamento, sono invece tasselli di un puzzle che piano piano sta prendendo una forma inquietante.
Nonostante gli appelli degli scienziati e nonostante i buoni propositi derivati dalle analisi dell’aria effettuate durante e subito dopo il fermo attività dovuto alla pandemia, l’uomo ha ripreso a pieno ritmo la sua corsa verso un’economia di devastazione.
Il movimento del Friday for Future ha riempito piazze, pagine di giornali e talk show, riportando l’attenzione sull’urgenza del problema clima, ma ora anche quelle voci sembrano attutite dal chiasso delle macchine, dal rumore delle fabbriche, dalla frenesia di una produzione inarrestabile. Cosa si può fare allora per lasciare un segno, per rimarcare un’esigenza che non è il capriccio di pochi idealisti ma una necessità globale? Mettersi in gioco, ancora e ancora, con azioni in grado di catturare l’attenzione affinché la priorità della sopravvivenza del pianeta non finisca in secondo piano, scalzata da impellenze più o meno reali o più o meno costruite per distrarci. Fin troppo reali sono le temperature innaturali che stiamo vivendo in questo luglio assurdo.
Contro l’incuria, il consumo insensato di petrolio e l’economia che ci ruota intorno, si sono schierati tre attivisti del collettivo Ultima Generazione, che qualche giorno fa hanno inscenato una protesta agli Uffizi di Firenze che ha fatto il giro del mondo. Due di loro si sono cosparsi le mani di colla e le hanno applicate al vetro protettivo installato in difesa della ‘Primavera’ di Sandro Botticelli. Una volta compiuto questo gesto hanno fatto un discorso molto lucido e pacato che partiva proprio da ciò che è rappresentato nell’importante quadro del museo fiorentino. Un terzo attivista ha ripreso e diffuso il video della performance. “Nella Primavera di Botticelli – come ha dichiarato Ultima Generazione in un post – sono rappresentate con una finezza di particolari che rasenta l’enciclopedico più di 500 specie botaniche che fioriscono proprio nei mesi della primavera. Non c’è solo immaginazione, non ci sono solo la Primavera e gli spiriti del testo ovidiano, ma c’è anche la realtà che Botticelli aveva studiato, visto, sentito. C’è una realtà che noi stiamo rischiando di perdere“.
I giovani sono stati accusati di interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata, tentato danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, ma questo non fermerà le proteste. Prima di Firenze simili “attacchi” sono stati condotti a Londra, a Glasgow, a Manchester con la firma del collettivo Just Stop Oil. Fanno riflettere i molti commenti indignati contro i tre che abbiamo letto sui social network: in tanti si sono schierati in difesa del nostro patrimonio culturale “minacciato” da azioni come questa, probabilmente gli stessi che nel resto dell’anno ignorano il valore della cultura e della bellezza, strettamente connessi all’ambiente e alla natura.
Negli anni abbiamo infatti accettato tagli su tagli alla cultura, considerata superflua e appannaggio di chi se la può permettere, quando invece si tratta di un bene collettivo e fortemente identitario. Allora forse bisognerebbe guardare a manifestazioni dimostrative pacifiche come quella di Firenze con la dovuta attenzione, interrogandoci su come possiamo aiutare il mondo a sopravvivere, e a mettere in pratica le nostre idee, con tutto ciò che occorre pur di essere ascoltati.