Il mistero della bellezza tra seduzione e giochi di potere in “Creation (Pictures for Dorian)” di Gob Squad (Leone d’Argento 2024): una performance coinvolgente e “interattiva” ispirata al celebre romanzo di Oscar Wilde, in cartellone sabato 15 e domenica 16 giugno in prima nazionale al Teatro Piccolo Arsenale per La Biennale di teatro a Venezia. Una pièce multimediale con la cifra ironica e spiazzante del collettivo anglo-tedesco, dove si analizza il significato dell’opera d’arte tra estetica e empatia. Sotto i riflettori Berit Stumpf, Johanna Freiburg, Bastian Trost e Sean Patten, ideatori del progetto con Sharon Smith, Sarah Thom e Simon Will, accanto ai sei performers veneziani Alessandro Bressanello, Guido Laurjni, Manuel Nakhil, Margherita Piantini, Pierandrea Rosato e Yoko Yamada, per una drammaturgia “aperta” che cambia e si arricchisce con le storie degli “ospiti”.
“Creation” propone una riflessione sulla condizione umana e sulla vita d’artista, tra il fascino della giovinezza, unita all’inesperienza e la saggezza della vecchiaia, quando il corpo sfiorito (non) trova compensazione nella lucidità della mente: in mezzo la maturità, in bilico tra passato e futuro. Una pièce metateatrale, dove i protagonisti si mettono a nudo tra il desiderio narcisistico di mostrarsi, sentire su di sé lo sguardo, conquistare con il proprio carisma pubblico e critica e la necessità di comunicare, sposando urgenza e libertà d’espressione.
Uno spazio (quasi) vuoto, sul fondo una donna compone un ikebana, un’altra in proscenio disegna: l’inizio si svolge in silenzio con la sacralità di un rito finché si rompe la quarta parete e, consegnato il ritratto all’inconsapevole modello/a, l’attrice spiega la sua idea di triangolo, che supera la contrapposizione del sistema binario – bianco o nero, uomo o donna, Israele o Palestina – per originare dinamiche più interessanti e articolate. “Creation” parte da una discussione sull’arte: il primo triangolo – A, B e C – riguarda autore, opera e pubblico, e dalla cornice che definisce i confini del “quadro” si passa al “materiale umano”, i sei performers, inseriti in tableaux vivants dai titoli emblematici, da “Il mondo è mio per una stagione” a “Darei la mia anima per averlo”, “Il piacere è una filosofia di vita” e “Il futuro è inevitabile”.
Le immagini si compongono e scompongono (quasi) senza soluzione di continuità, in una sorta di dissolvenza incrociata, Bastian, Berit e Johanna (gli interpreti usano i loro nomi) costruiscono i vari quadri mettendo l’accento sulla bellezza e la giovinezza con Pierandrea, danzatore e coreografo dal fisico scultoreo, Manuel, attor giovine dal viso intenso e Yoko, stand-up comedian, ovvero sulla varietà di gesti e maschere con Margherita, attrice e mediatrice e con Alessandro e Guido, entrambi attori, sui successi e i rimpianti di una carriera fra teatro e cinema.
“Creation” è una pièce originale e avvincente fra teatro, cinema e arti visive, con telecamere che riprendono l’azione e si soffermano sui dettagli e musiche rock, pop, hip hop, folk, minimaliste e post modern, tra battute scherzose e intime confessioni, per raccontare, partendo dalla perfezione del kadō, la “via dei fiori” orientale, la caducità umana e il tempo fugace della gioventù, insieme alla passione per il teatro, in un affresco della società contemporanea nello stile di Gob Squad (presente a Venezia anche con l’installazione “Elephants in Rooms”, fino al 30 giugno a Porto Marghera), che indaga la realtà, tra civiltà dell’apparire e ricerca della verità.